“Focus Cina” intervisterà ogni mese un imprenditore italiano che ha avviato un’attività nelle province cinesi. In questo numero abbiamo contattato Elena Salda del Gruppo CMS, che dal 2012 è presente nel Jiangsu. CMS Spa è un gruppo che opera nel settore delle costruzioni meccaniche dal 1975 proponendosi come partner di aziende primarie, nel loro settore, per la progettazione di macchine e componenti meccaniche, sviluppo, realizzazione, collaudo e fornitura di macchine e componenti di elevata complessità e precisione. I settori principali in cui opera sono: packaging alimentare e non, con macchine per il confezionamento di prodotti liquidi e solidi; ferroviario; automobilistico e motoristico; biomedicale; farmaceutico.
Nati nel 1975, nel 2012 avete scelto di aprire uno stabilimento in Cina. Come è nata questa decisione?
La scelta di andare all’estero è nata nel 2009 come conseguenza della crisi economica globale. Allora abbiamo scelto di internazionalizzare la nostra azienda e abbiamo studiato quale soluzione potesse essere la più adeguata alle nostre esigenze. Dopo aver valutato anche Brasile e Nord Africa abbiamo ritenuto che la Cina fosse la soluzione migliore per il nostro tipo di tecnologia. Il primo approccio lo abbiamo avuto tramite la missione di sistema organizzata da Confindustria nel 2009. Lì abbiamo preso i contatti e nel biennio 2010-2011 abbiamo cominciato a visitare la Cina alla ricerca dell’opportunità migliore. In questa nostra ricerca ci siamo recati anche a Pechino, Chongqing e nel sud della Cina
Per quale ragione avete scelto proprio il Jiangsu?
La principale ragione della scelta del Jiangsu come sede della nostra azienda è dovuta alla vicinanza con Shanghai. Qui vi sono molte aziende internazionali, livelli di accoglienza molto buoni e ampia disponibilità nei confronti dell’Europa e dell’Italia. Contrariamente alle nostre attese, il governo locale è molto attento alle tematiche ambientali. Sono venuti a visitare la nostra azienda e hanno voluto sapere cosa ne sarebbe stato dei residui di lavorazione. Il sostegno da parte del governo locale si è manifestato anche nel momento della scelta del capannone industriale più adatto. Siccome non esistevano capannoni che facessero al caso nostro, noi abbiamo individuato un terreno e il governo locale ha realizzato la struttura - che ora paghiamo in affitto - secondo le nostre indicazioni.
Quali sono gli ostacoli principali che avete incontrato quando avete deciso di aprire uno stabilimento nel Jiangsu?
Al momento di avviare la produzione in Cina non abbiamo riscontrato particolari problemi. Tutta la fase di start up è stata senza intoppi. Una volta cominciato a produrre, invece, abbiamo dovuto fronteggiare gli ostacoli classici di chi fa impresa in Cina: poca conoscenza della cultura cinese e della modalità locale di trattare gli affari; gestione del personale cinese; la lingua; problemi di coordinamento.
Nel 2013 avete inaugurato la sede a Wujiang con il preciso intento di rivolgervi al mercato domestico. Quali opportunità vedete nel mercato interno cinese?
Le previsioni sono che in un prossimo futuro il mercato cinese sarà quello che tirerà di più. Noi lavoriamo molto con le multinazionali, ma in Cina ci sono molti players locali che hanno una certa rilevanza nell’area asiatica. Ci siamo rivolti a una società di consulenza per capire con quali partner fosse meglio lavorare. Tuttora abbiamo riscontrato qualche difficoltà nel lavorare con le aziende cinesi, che spesso preferiscono lavorare con altre aziende cinesi, ma noi abbiamo ancora un vantaggio in termini di tecnologia che ci permette di essere competitivi.
Consigliereste ad altre aziende italiane lo stesso percorso?
La scelta del Jiangsu è sicuramente da consigliare. Le istituzioni locali ci hanno dato molto sostegno e le famiglie italiane dei nostri dipendenti si sono trovate davvero molto bene. La vicinanza a una città internazionale e ben connessa come Shanghai ha sicuramente aiutato da questo punto di vista. Quello che posso dire sul business, invece, è che in quanto azienda medio-piccola a volte ci siamo sentiti come un granello di sabbia nel deserto. Non è sempre facile lavorare in Cina senza un adeguato sistema paese alle spalle. Spesso gli imprenditori italiani in Cina si sentono soli ed per questo che abbiamo aderito alla Fondazione Italia Cina.
Filippo Fasulo, ISPI Research Assistant