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Shanghai vs. Hong Kong? La SFTZ tra innovazioni e difficoltà

Mercoledì, 26 novembre, 2014
Asia

La Shanghai Free Trade Zone (SFTZ) continua ad essere un tema caldo. Dopo le deludenti valutazioni degli analisti ad un anno dalla sua apertura e il sospetto che dietro al lento sviluppo dell’area possano esserci ragioni di contrasto politico all’interno del partito, oggi si parla della possibile estensione di alcuni benefici dell’area ad altre zone. Già alla sua nascita la Shanghai FTZ era stata concepita come una sperimentazione per testare politiche da estendere successivamente al livello nazionale, ed attualmente parrebbe che alcune delle innovazioni siano già state applicate in altre zone del paese. Secondo alcune analisi sarebbero ben 22 le disposizioni della SFTZ applicate anche in altre province, tra cui di recente vi è la concessione per le grandi aziende di una maggiore libertà di movimentazione internazionale di capitali  fra le sedi principali e le diramazioni locali in Cina.  Per la sola SFTZ, invece, sono state operate negli ultimi mesi delle revisioni della cosiddetta negative list, ovvero l’elenco dei settori in cui non si può investire, un sistema alternativo a quello del catalogo, la lista dei settori aperti agli investimenti, adottato al di fuori della SFTZ.

Si parla soprattutto di questioni finanziarie, legate in particolare al tema della piena convertibilità del RMB e agli investimenti verso l’estero. Le questioni finanziarie, inoltre, hanno un legame diretto con il confronto che si è aperto fra Shanghai e Hong Kong dall’apertura della SFTZ. Hong Kong, infatti, ha temuto di poter perdere il proprio ruolo di polo finanziario cinese. Questo timore era fondato sulla dichiarata aspirazione di Shanghai di rendere inutile per le imprese straniere l’apertura di sedi sia nella Cina continentale sia nella ex-colonia britannica, offrendo gli stessi benefici con una base a Shanghai. Paradossalmente, il ritardo nell’applicazione delle riforme attese nella SFTZ hanno però determinato l’attuale sostanziale inutilità - secondo il parere di alcuni investitori - di aprire sedi nell’area di libero scambio shangaiese, confermando Hong Kong come principale centro finanziario della Cina.

In aggiunta, nel 2014 è stato portato avanti un progetto di sinergia fra le borse di Hong Kong e Shanghai che, sebbene inizialmente fosse stato interpretato come una possibile minaccia al primato finanziario di Hong Kong, oggi è visto come una possibilità di rafforzare l’economia dell’ex-colonia. Le vicende della SFTZ, dunque, potrebbero rappresentare un termometro del ruolo politico ed economico di Shanghai sul piano interno, con aspirazioni finanziarie internazionali frustrate e dirigenti locali rimossi. Se questo sia il segno di un ridimensionamento del peso politico dell’ormai troppo anziano Jiang Zemin - segretario del Pcc dal 1989 al 2002 e leader ombra nel decennio successivo - e del suo gruppo di potere shanghaiese è probabilmente presto per dirlo, ma il rapporto fra il nuovo Presidente Xi Jinping, con connessioni nel Guangdong, con la città più internazionale della Cina continentale deve essere ancora approfondito attentamente.

 

Filippo Fasulo, ISPI Research Assistant

Tag: 
Shanghai
Hong Kong
Shanghai FTZ
Categoria: 
Cina costiera

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