Riportiamo il racconto di Alessandro Neto, vincitore del concorso diplomatico 2008 ed ex studente del Master in Diplomacy dell’ISPI, sulla sua esperienza di giovane diplomatico al Ministero degli Esteri.
Mi chiamo Alessandro e dal maggio 2009 frequento “la Casa”, il Ministero degli Esteri, dove mi occupo delle relazioni bilaterali tra l’Italia ed i Paesi dei Balcani presso la Direzione Generale Unione Europea.
L’esperienza quotidiana nel “tempio” della diplomazia italiana è senz’altro avvincente: nessun giorno è mai uguale al precedente e la varietà dei dossier trattati è tale che la routine è l’ultima delle preoccupazioni.
Dimenticate però lo stereotipo dell’irreprensibile diplomatico con tartina in mano e calice di prosecco nell’altra, pronto a intrattenere discrete conversazioni in esclusivi ricevimenti mondani. Il lavoro alla Farnesina è davvero intenso e spesso si tende a tirare dritto fino a tarda sera, comprimendo il tempo da dedicare a tutto il resto.
Non mancano certamente gli aspetti più gratificanti di questo mestiere come il lavoro sui documenti da predisporre in occasione degli incontri e visite internazionali delle alte cariche istituzionali del nostro Paese o il negoziato sui testi degli accordi con la controparte straniera.
In giovane età si ha già la possibilità di essere catapultati nel bel mezzo di grandi appuntamenti di politica estera come nella gestione organizzativa dei Vertici di Trieste e L’Aquila sotto la Presidenza italiana del G8 e pochi giorni dopo trascorrere due mesi di apprendistato in un’Ambasciata dall’altra parte del mondo come ho fatto io a Bangkok.
Appena entrati in carriera si impara presto ad assumersi la responsabilità anche di coordinare il lavoro di altre persone all’interno del proprio ufficio o di partecipare alle riunioni dei Gruppi di lavoro in seno al Consiglio dell’Unione Europea a Bruxelles per rappresentare la posizione italiana.
Ma dopo questo primo assaggio di mestiere – per quanto affascinante – si impara anche a mettere in conto alcuni limiti. La Farnesina è una complessa macchina della pubblica amministrazione: si è sempre contraddistinta tra le eccellenze italiane, ma vive di attività intense, decisioni tempestive, tante ore di lavoro e linguaggi da padroneggiare che talvolta disorientano anche il più volenteroso dei funzionari. Vivere con serenità questo mestiere, talvolta totalizzante, presuppone equilibri e compromessi, anche nella vita privata, che bisogna essere bravi a mantenere. Varcare tutti i giorni la soglia del proprio luogo di lavoro osservando il tricolore sventolante, nella consapevolezza di rappresentare un piccolo pezzo di quella bandiera nell’attività quotidiana, è in fin dei conti la realizzazione di un sogno a lungo inseguito. Ma al di là del sogno siate anche consapevoli dell’esistenza di una realtà fatta d’impegno e di sacrificio. È la passione verso questo mestiere che nel mio caso alimenta quotidianamente il sogno, pur nel contesto di una realtà non sempre facile. Personalmente, a quasi due anni dall’inizio di quest’avventura e a quattro dal master ISPI, rimango convinto della mia scelta. Se pensate pertanto di essere animati da questa stessa passione, siate pur certi che non vi fermerà nessuno nella vostra corsa verso il traguardo.