Dove lavorano le Ong italiane? Quante persone impiega la cooperazione? Come vengono spesi i soldi? Per rispondere a queste domande è nato Open Cooperazione, un’iniziativa lanciata dal blog info-cooperazione.it, uno tra i principali punti di riferimento nel settore.
Tutte le organizzazioni che si occupano di cooperazione internazionale e aiuto umanitario possono inserire i propri dati in un database pubblico per promuovere e facilitare la trasparenza e l’accountability delle Ong e associazioni italiane.
Di seguito alcune osservazioni sui dati pubblicati, che al momento si riferiscono al 2014, (qui la lista completa).
Paesi e settori
Le Ong italiane sono presenti in quasi tutti i paesi del mondo, non solo quelli in via di sviluppo ma anche in Europa e Nord America. Il Brasile vince la palma d’oro come primo paese straniero (17 Ong presenti), seguito da Senegal (15) e Mozambico (12). In Europa, Bosnia Erzegovina e Romania sono gli stati dove operano più Ong italiane (6 ciascuno).
Degli oltre 1.400 progetti realizzati dalle nostre Ong nel 2014, la stragrande maggioranza riguardava i settori dell’istruzione e formazione, della sanità e dello sviluppo rurale. Ultimi, in termini percentuali, quelli dedicati a ambiente e microfinanza.
Risorse umane
Chi lavora in questo settore è in prevalenza donna (52%), è impiegato all’estero (80%) ed è precario (complessivamente solo l’8% ha un contratto a tempo indeterminato).
La retribuzione annua per chi lavora full-time varia da un minimo di 10.000€ lordi a un massimo di 66.000€.
Risorse economiche
I fondi istituzionali rappresentano ancora la maggior parte delle entrate delle Ong italiane ma circa un terzo arriva ormai da privati. Ministero degli Esteri, Ue e regioni sono i principali finanziatori pubblici. Il 5 per mille rappresenta circa l’8% delle entrate complessive delle nostre Ong superando le quote donate dalle aziende.
Il 65% delle Ong italiane alloca oltre l’80% delle proprie risorse ai progetti mentre poco è destinato alla raccolta fondi (6 Ong su 10 dedicano a quest’attività meno del 5% del loro budget).
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