Sono Pietro Pulcher e dopo aver conseguito il Master in Cooperazione Internazionale ho svolto uno stage a Samoa, una esperienza davvero interessante e variegata. Dopo avermi cambiato 4 volte le mansioni, si sono decisi a mettermi a seguire i progetti di salvaguardia del territorio e della foresta locale concentrati su attività di capacity building a Samoa, Niue e Tokelau (sì, esattamente i meravigliosi atolli circondati dalla barriera corallina in mezzo all’immenso nulla dell’oceano pacifico).
Era la mia prima esperienza per un periodo così lungo lontano da casa (più lontano di così non si può), senza dubbio estremamente formativa sia dal punto di vista umano che lavorativo. Il master mi ha fornito gli strumenti e l’approccio per capire e portare a termine tutto quello che mi era richiesto e anche quello che non lo era e veniva dato per scontato. Quindi a parte l’impaccio e la cautela iniziali, non solo per mie difficoltà con la lingua, i restanti mesi li ho trascorsi a lavorare e iniziare a capire il funzionamento di un organismo internazionale enorme come UNDP. Con tutti i suoi pregi e difetti! Pregi come le molte responsabilità assegnate a uno stagista qualsiasi (io) e con le relative numerose possibilità di sbagliare e/o imparare allo stesso tempo. Difetti quali la mancanza di una persona affidabile a cui fare riferimento in caso di intoppi o dubbi su procedure. Per non parlare della burocrazia …
Bisogna ammettere che alcuni di questi difetti possono far passar la voglia di fare questo lavoro già di per sé complesso ma credo che con un po’ di determinazione, cinismo e diplomazia si possano affrontare le sfide che si incontrano sul cammino.
Un’altro aspetto positivo del master è che durante il corso ci erano stati preannunciati tutti o quasi i problemi che avremmo incontrato nel mondo lavorativo. I risultati si sono visti con la continua presa di coscienza dell’ottima preparazione ricevuta. Preparazione a volte superiore a quella della persona di riferimento durante il tirocinio o dei project manager con cui ogni giorno era necessario lavorare e interfacciarsi, e con il lavoro desiderato spesso ottenuto in tempi brevi o immediatamente dopo il periodo di apprendistato. In più si aggiunge il solito contesto internazionale con mille persone e culture differenti, cercare di andare incontro al prossimo, conoscere mondi e abitudini diverse, stringere nuove amicizie in giro per il mondo, aprirsi la mente, nuovi punti di vista, avere visioni più ampie e via così. Le stesse esperienze che si fanno viaggiando ma questa volta l’ho fatto per lavoro.
Credo sia inutile aggiungere che quattro e più mesi in Polinesia siano comunque un’esperienza unica anche solo per il clima, le spiagge bianchissime, le palme e le barriere coralline.