Le differenze di genere scompariranno, ma non completamente prima del 2095, cioè tra 81 anni. Questa la stima del nono rapporto globale del World Economic Forum sulla gender equality. Per il sesto anno consecutivo, nella classifica 2014, l’Islanda si è posizionata prima per quanto riguarda l’uguaglianza di genere. L’indice di genere, che misura le differenze tra uomini e donne in termini di emancipazione politica e opportunità economiche e d’istruzione, si attesta in questo paese allo 0,86, su una gamma dove l’uno indica perfetta uguaglianza. Sono in generale i paesi del Nord Europa a guidare la classifica, occupando le prime cinque posizioni su 142 paesi totali considerati nel ranking.
Anche alcuni paesi emergenti si sono classificati bene, come il Nicaragua che ha guadagnato la sesta posizione e il Rwanda, per la prima volta quest’anno nel ranking, che si è attestato settimo e primo tra i paesi dell’Africa Sub-sahariana. L’Italia invece si è posizionata 69esima, seguita, tra i paesi dell’Unione Europea, solo dalla Grecia, dall’Ungheria, dalla Repubblica Ceca e da Malta. Il Regno Unito, rispetto al 2013, ha perso otto posizioni, passando dal 18esimo al 26esimo posto e registrando il punteggio più basso dal 2008, mentre gli Stati Uniti ne hanno guadagnate tre, attestandosi al 20esimo posto.
Il tema dell’uguaglianza di genere e le sue implicazioni sui progetti di cooperazione allo sviluppo saranno al centro del corso dell’ISPI School ‘Gender and Development’ del 20 e 21 marzo, parte del diploma dedicato alle tematiche di Expo 2015. Il corso avrà il fine di fornire gli strumenti e le strategie adatte per includere la prospettiva dell’uguaglianza di genere nei progetti sul cambiamento climatico e sulla sicurezza alimentare.