Lavorare nella cooperazione internazionale può essere un impegno contagioso, che reca spesso sorprese e soddisfazioni inattese. Ne parliamo oggi con Eleonora Puddu, ex studentessa del Master ISPI in International Cooperation, attualmente in Nicaragua, a Managua, dove sta collaborando come staigiare presso l’ufficio locale di IOM, l’agenzia per le migrazioni delle Nazioni Unite.
La storia della nostra protagonista di oggi è davvero particolare, sebbene non unica nel suo genere. Dopo la laurea in Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Cagliari, e alcune esperienze di studio all’estero tra Russia e Spagna, Eleonora ha deciso di frequentare il Master ISPI in International Cooperation (Development), al termine del quale ha ottenuto uno stage con IOM Nicaragua, a Managua. Nella sua avventura, che sta diventando una vera e propria scelta di vita professionale, Eleonora ha però coinvolto anche il suo ragazzo, Alberto, un architetto di Como. Partito dapprima per aiutarla e darle sostegno durante i primi giorni trascorsi in Centro America, anche Alberto ha deciso di intraprendere il cammino del cooperante, restando a Managua insieme ad Eleonora. Ma lasciamo a lei la parola.
Da quanto tempo sei in Nicaragua, qual è stato l’impatto con una realtà così diversa dalla nostra?
Sono qui da quasi due mesi e mi sembra ieri che sono arrivata, spaesata e spaventata da un paese sconosciuto e da un’esperienza che non sapevo cosa potesse riservarmi. Come per tutte le cose, serve un tempo tecnico per potersi ambientare e anche per fare i conti con una realtà completamente diversa dalla nostra, che ogni giorno ti si presenta davanti senza sconti e ti impone di vederla, di cercare di capirla e di adattarcisi.
Qui, a Managua, ho incontrato delle persone splendide che col sorriso hanno cercato di darmi il migliore dei benvenuti, mi hanno raccontato il loro paese e soprattutto mi hanno aiutato nelle piccole difficoltà quotidiane a cui si deve far fronte per trovare una casa, per avere un telefono… Un’altra grande fortuna è che Alberto ha deciso di accompagnarmi in quest’avventura.
Già, è una storia curiosa la vostra: Alberto doveva partire per aiutarti e invece è rimasto a lavorare a Managua con te.
Sì, all’inizio pensava di fermarsi solo qualche settimana, per assicurarsi che mi sistemassi, mentre dopo ha deciso di delegare il suo lavoro di architetto a Como ad un suo amico per lavorare ad OIM Managua con me. In effetti, ha ricevuto una sorta di proposta “last minute”, grazie a due fattori fondamentali: il primo è che qui avevano assoluto bisogno di un tecnico; il secondo è che lui ha una formazione perfettamente attinente in questo senso (e diciamo che si è impegnato a cercare di colmare i suoi vuoti sulla cooperazione grazie ai miei materiali del master…). Di sicuro, un’esperienza del genere vissuta in due è di gran lunga diversa: tutto sembra, anzi, è decisamente più facile perché si dividono le preoccupazioni, le paure, le soddisfazioni, le gioie e… le spese!
Ma veniamo alla tua esperienza più concreta: di cosa ti stai occupando per IOM? Come ti trovi nell’ambiente lavorativo?
Devo dire che fin dal principio hanno cercato di sfruttare le mie capacità e di mettermi alla prova, anche dandomi delle responsabilità. Per ora, sto seguendo l’implementazione di un progetto di Migrazione e Sviluppo che riguarda principalmente il ruolo delle rimesse e un programma di educazione finanziaria, in collaborazione con una banca locale. E mi occupo del tema “Migrazione e Salute”, che è tuttavia ancora in fase di definizione. Queste sono le aree che mi hanno assegnato, ma in realtà qui bisogna fare ciò di cui c’è bisogno: alla fine, tutti partecipano a tutto, grazie allo scambio di punti di vista. Per questo, ho anche contribuito all’elaborazione di una concept note da sottoporre al GTIP, un fondo statunitense che finanzia progetti riguardanti il traffico di persone, che qui sfortunatamente è un reato diffuso, e all’elaborazione di una concept note per il programma Migrazione e Asilo dell’UE.
Sappiamo che hai scritto anche un progetto vero e proprio…
E’ la mia grande soddisfazione! Ho presentato una proposta per ECHO dopo che qui è scattata l’emergenza in seguito al passaggio di una depressione tropicale. Ancora non so dirvi se verrà accettata o meno, però sono felice che il capo abbia affidato a me questa responsabilità.
Prospettive per il futuro?
Alberto ora sta curando la ristrutturazione del centro di accoglienza per immigrati del governo e l’installazione di videocamere di vigilanza alla frontiera sud con il Costa Rica. In tutto ciò, il nostro stage scade il 16 Dicembre, e al 90% torneremo qui a Gennaio con un contratto vero e proprio fino ai primi di Aprile.