1 luglio 2014
Tra le questioni più delicate in materia di politica estera europea, i rapporti con la Russia occupano sicuramente un ruolo centrale. La perdurante crisi ucraina si è imposta come uno dei temi sui quali l’Ue non è riuscita a far valere una posizione forte e unitaria a differenza di quanto fatto da Mosca. Durante il semestre italiano di presidenza europea spetterà all’Italia il compito di dettare e modificare l’agenza Ue anche in tema di relazioni con la Russia. Per questo abbiamo rivolto qualche domanda al professor Aldo Ferrari, docente all’Università Ca’ Foscari e ISPI Senior Research Fellow, per capire come i rapporti Ue-Russia possano evolvere nei prossimi mesi e che ruolo possa giocare il nostro paese in questo ambito.
Cosa ci dice la crisi ucraina sullo stato delle relazioni bilaterali Italia-Russia?
La premessa è una notazione di politica interna: in questi sei mesi di crisi ucraina l'Italia ha potuto svolgere un ruolo minore rispetto a quello che avrebbe potuto svolgere se la crisi fosse esplosa qualche anno fa, in era berlusconiana. Gli ultimi governi italiani, che si sono succeduti per giunta molto rapidamente l'uno dopo l'altro, non hanno assunto una posizione particolarmente incisiva in politica estera e hanno invece, tendenzialmente, preferito allinearsi alle posizioni di Francia e Germania, sia come diplomazie nazionali sia all'interno dell'Unione Europea. Durante i governi Berlusconi – al di là dei giudizi di merito – l’Italia era più paritariamente parte del trio filorusso in sede UE con Parigi e Berlino, che le avrebbe permesso oggi di svolgere coerentemente un maggiore – per quanto non risolutivo – ruolo in sede UE di negoziazione con Mosca, in difesa degli interessi nazionali.
Allo stesso tempo, considerando la politica interna, ma soprattutto la gravità della crisi ucraina e il peso della diplomazia Usa, non si può dire che l’Italia abbia sbagliato qualcosa nella sua politica estera verso la Russia, o che da novembre ad oggi avrebbe potuto fare di più durante la crisi ucraina in qualità di membro dell’Unione. Tra i molti fattori che hanno contribuito ad aggravare la crisi non c’è di certo una diretta responsabilità italiana, ma una responsabilità europea. È l’Unione ad aver portato avanti un atteggiamento sbagliato nei confronti della Russia fin dall'inizio della crisi, trascurando in particolare prima il peso della volontà della comunità russofona in Crimea, poi - e ne siamo purtroppo ancora testimoni - le diverse sensibilità nell'est del paese. Per l'Italia sarebbe stato possibile fare qualcosa di diverso? Probabilmente no, ma nel contesto di quello che a mio parere è un errore complessivo resta l’impressione che anche l’Italia abbia contribuito a peggiorare la situazione; e questo non tanto per una politica marcatamente anti russa, che l’Italia non ha mai avuto, quanto per una politica poco equilibrata nei confronti dell'Ucraina .
Quale ruolo può svolgere l’Italia durante il suo semestre di presidenza europea in tema di relazioni con la Russia?
Considerando il contesto e la situazione attuale l’Italia non potrà svolgere un ruolo autonomamente energico per varie ragioni. La prima è evidente: l’Italia ha il peso non di una grande, ma di una media potenza, ed è quindi improbabile che in un lasso di tempo breve come un semestre potrà agire se non come parte attiva di decisioni collegiali europee, le quali dipenderanno di volta in volta dall’evoluzione non prevedibile della crisi ancora in corso, e dalle reazioni russa e occidentale a loro volta non predeterminabili. La seconda ragione è che nell’attuale contesto l’Italia è frenata nel suo margine d’iniziativa da obiettive, fortissime, limitazioni diplomatiche, che impediscono quasi del tutto la promozione di piattaforme di dialogo Ue-Russia e Italia-Russia, a partire dal forum annuale bilaterale italo-russo, al momento impossibile anche solo da ipotizzare, alla sospensione del consiglio annuale Ue-Russia.
Nonostante le limitazioni diplomatiche, d’altra parte, la presidenza italiana europea non pregiudicherà le relazioni economiche tra Italia e Russia, che rimangono forti, soprattutto in tema di sicurezza energetica. La priorità del tema energetico è reale e concreta, ed è assolutamente necessario che l’Unione Europea non rischi di trovarsi in crisi di approvvigionamento il prossimo inverno e nel medio termine.
In particolare, è il progetto del gasodotto South Stream ad essere prioritario: al momento è stato bloccato, con il governo bulgaro esitante sotto le pressioni di Stati Uniti, Polonia e Ucraina. Si tratta invece di una possibilità fondamentale di diversificazione energetica e quindi di minore dipendenza da un unico canale . È quindi chiara la necessità di un ripensamento, che l’Italia nei prossimi mesi dovrà sottolineare; un ripensamento senza il quale l’Unione Europea commetterebbe un vero e proprio suicidio economico.
Come potrebbe muoversi l’Ue nei prossimi mesi per favorire migliori rapporti con Mosca?
Le relazioni Ue-Russia nei prossimi mesi dipenderanno dall’evoluzione della crisi ancora prima che da qualunque iniziativa, per quanto importante, dei singoli stati membri e dell’Italia come presidente di turno. In questo senso, la situazione rimane confusa e gli errori compiuti nei mesi scorsi pesano. In particolare, il sostegno occidentale troppo unilaterale e una risposta scomposta della Russia che è andata a svantaggio in primis della Russia stessa che con la Crimea non ha certo guadagnato granché.
Nei fatti quello che serve è che l'Unione Europea, Italia inclusa, si autonomizzi dagli Stati Uniti: gli Usa hanno i loro interessi strategici che al momento, sia in materia di difesa che di energia, non corrispondono a quelli europei. L’Unione Europea sembra aver intrapreso al momento una via sbagliata: le sue relazioni con la Russia dovrebbe essere determinate dalla volontà di scongiurare la possibilità, già in parte realizzata, che Mosca si rivolga alla Cina, cosa che sarebbe disastrosa per l'Unione tanto a livello economico quanto strategico.