
Per i grandi talenti delle teorie cospirative che negli ultimi anni hanno circondato la leadership dell'Akp, un evento come questo sarebbe un boccone fin troppo ghiotto se il loro capo indiscusso Recep Tayyip Erdogan tenesse ancora saldamente in pugno una parte della stampa nazionale. Giornali come Sabah - autore dell'internazionalmente nota teoria del grande complotto della "lobby dei tassi di interesse" - non avrebbero infatti nessun problema ad attribuire a Ahmet Sever e al suo libro "Dodici anni con Abdullah Gül" gli stessi tratti da sordido complotto "pluto-sionista-occidentale". Ma sono ormai settimane, dalla cocente delusione delle elezioni del 7 giugno, che Erdogan e il mito della sua invicibilità perdono appeal ogni giorno che passa, di pari passo con la sua presa su giornali e giornalisti, i quali sembrano ora affannarsi per pubblicare ogni mattina ciò che probabilmente si sono trattenuti dal dire per anni. Ed è così che il libro di Sever, autobiografia dei suoi 12 anni come portavoce dell'ex presidente della repubblica Abdullah Gül, può esplodere nell'arena pubblica turca per quello che è: una vera e propria bomba capace di scuotere le fondamenta degli equilibri dell'Akp e della stessa scena politica.
A essere pesantemente messa in dubbio è la coesione interna del partito e la capacità dimostrata da Erdogan di tenere le redini dell'organizzazione e di unire tutte le figure più importanti sotto la sua leadership. Gül, co-fondatore dell'Akp, ex primo ministro (posizione che lascia nel 2003 dopo pochi mesi per far posto a Erdogan) ed ex presidente della repubblica, nel libro viene descritto come sempre più aspramente critico rispetto alle politiche del suo stesso partito. Sono spietate le opinioni citate da Sever soprattutto in merito alla "trilogia maledetta", le tre questioni che apparentemente avrebbero danneggiato più di tutto la performance elettorale dell'Akp: Gezi Park, Egitto e, soprattutto, la gestione della questione siriana, che dall'assalto su Kobane in poi ha contribuito a erodere il consenso del partito fra l'elettorato curdo. Secondo il Gül descritto nel libro, su tali questioni il governo Erdogan avrebbe sbagliato su tutta la linea, danneggiando la posizione dell'Akp e dell'intero paese. Non solo. Non mancano gli accenni alla questione dell'Unione Europea e alla necessità di riprendere il processo di integrazione mandato in stallo dall'attuale presidente.
Alcuni parlamentari fedelissimi di Erdogan si sono affrettati a rifiutare categoricamente la verdicità del volume. Ma sono affermazioni deboli e poco convinte: il libro sarebbe stato visionato dallo stesso Gül prima della pubblicazione e, ancora più importante, né lui né nessuno del suo staff ha finora ritenuto necessario pubblicare una smentita.
Un altro colpo, nel giro di poche settimane, al carisma e al futuro politico di quello che è ancora in ogni caso l'uomo più potente di Turchia. Il quale, dopo aver passato settimane a difendersi dai molti avversari del suo partito, potrebbe vedere nascere l'alternativa al suo dominio proprio all'interno di quello stesso partito, dall'uomo che insieme a lui l'ha fondato nel lontano 2001.
Non sono in pochi, infatti, coloro che hanno notato una frase in particolare contenuta nel volume di Sever e che Gül avrebbe pronunciato poco prima della fine del suo mandato presidenziale: "in poco tempo io potrei riportare la Turchia all'era in cui la sua stella scintillava".
Eugenio Dacrema (@Ibn_Trovarelli)