
Parigi è riuscita finalmente a piazzare le due navi classe Mistral che le erano rimaste sul groppone dopo l’imposizione delle sanzioni alla Russia. Diventata impossibile la consegna a Mosca, i francesi avevano cominciato a bussare discretamente tutte le porte in cerca di nuovi acquirenti per due articoli tutt’altro che economici come due navi d’assalto anfibio portaelicotteri. Alla fine qualcuno ha aperto loro la porta: l’Egitto del presidente Al-Sisi.
Si tratta certamente di una buona notizia per la Francia, la cui industria militare rischiava un grave danno economico dalla mancata vendita delle due navi. Con chiusura del contratto inoltre essa consolida i rapporti militari con l’Egitto, il quale aveva già firmato per l’acquisto di 24 caccia multiuso Raphael.
Ma gli aspetti più interessanti della notizia riguardano il Cairo che, con l’acquisto delle due navi militari, conferma due trend importanti:
Il primo è la differenziazione delle sue importazioni militari, finora dipendenti quasi esclusivamente dagli Stati Uniti. In questi due anni di dominio della scena politica egiziana al-Sisi ha infatti stretto rapporti militari più stretti con numerosi altri soggetti, soprattutto Russia e Francia. Secondo le indiscrezioni ad aiutare l’addestramento e la preparazione dei futuri equipaggi verranno chiamati anche istruttori russi. È evidente come in questo modo il regime egiziano cerchi di mettere al riparo l’efficienza del suo esercito da possibili future sanzioni e conflitti politici con Washington.
Il secondo riguarda l’upgrade militare egiziano, che si sta attrezzando per essere in grado di portare a termine operazioni anche lontano dai propri confini. L’acquisto delle due Mistral è segno tangibile di questa linea di sviluppo e rivoluzionerà la marina militare egiziana che in precedenza non aveva mai usato unità di questa grandezza e capacità operative. Secondo le indiscrezioni parte del prezzo pagato per l’acquisto delle due navi arriva dall’alleato saudita. È evidente da tempo l’interessamento dell’Arabia Saudita, principale sponsor dell’ascesa al potere del generale al-Sisi, nel rafforzamento dell’esercito egiziano. Nei piani di Riyadh esso dovrebbe diventare infatti il fulcro di un futuro “esercito arabo” (leggi “sunnita”) da usare in vari scenari regionali, in primis in chiave anti-iraniana. Il primo esperimento della nuova politica militare proattiva saudita è lo Yemen dove le forze della coalizione araba messa insieme da re Salman si preparano a riconquistare la capitale Sana in mano agli Houthi e riconsegnarla al presidente Hadi. Un domani potrebbero essere altri gli scenari di intervento possibile, a cominciare dalla Libia, ma anche Libano e perfino Siria. Tutti posti dove due navi d’assalto anfibie fanno parecchio comodo.
Eugenio Dacrema (@Ibn_Trovarelli)