
Tamarrud contro Tagarrud. “Disobbedienza” contro il “Buon agire islamico”. Sono le due insegne sotto cui si battono da alcune settimane le due grandi fazioni della politica egiziana a due anni dal movimento unitario di Piazza Tahrir.
Il secondo, a dire il vero, è nato poche settimane fa su reazione al secondo. Ma entrambi fanno fondamentalmente la stessa cosa: raccolgono firme. Tagarrud, dietro al quale c’è l’organizzazione della Fratellanza musulmana egiziana e altri gruppi islamici più radicali come Gamaa’ Islamiya, le raccoglie tra i sostenitori del presidente. Dicono di averne raccolte già diversi milioni e annunciano una grande manifestazione celebrativa per il 30 giugno, anniversario dell’elezione di Mursi.
Tamarrud, invece, le raccoglie dall’inizio dell’anno per chiedere le dimissioni del presidente Mursi ed elezioni presidenziali anticipate. Si organizzano sulle rete e nei quartieri. Non hanno una gerarchia precisa ma solo un comitato direttivo, di cui Mahmoud Badr è il portavoce. Anche loro per il 30 giugno vogliono organizzare qualcosa; una protesta. Grande e pacifica che raccolta tutti quei movimenti molto diversi fra loro che non si riconoscono nella presidenza di Mursi. Vogliono mostrare all’Egitto e al mondo che Mursi ha fallito nel suo compito più fondamentale: essere il presidente di tutti. Dicono di aver raccolto dalle 15 alle 18 milioni di firme. Non male in un paese di circa 85 milioni di abitanti.
Ma cos’è Tamorod? Come è nato un movimento non organizzato e pacifico che in pochi mesi ha raggiunto milioni e milioni di egiziani? In questo documentario lo racconta Mahmoud Badr, uno dei fondatori e portavoce ufficiale.
(video di Dina Hussein)