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Le province del Califfato

Inviato da ISPI il Mar, 10/02/2015 - 22:40
Geografia politica di un gruppo che vuole diventare stato
10 febbraio 2015

La territorialità del sedicente  Stato Islamico in Siria e Iraq è cosa ormai nota ai più, eppure alcune immagini che ultimamente circolano sulla rete ci aiutano a fare chiarezza su quella che è in pratica la divisione amministrativa del Califfato. Le proponiamo di seguito.

 

 

 

Partiamo dal territorio di insistenza primaria di IS, ossia le zone a cavallo fra Iraq e Siria strappate ai relativi regimi. Le unità sub-statali in cui esso è suddiviso sono chiamate wilayat (qui traducibile “province”). In Iraq, queste sono le province di Baghdâd, al-Anbār, Diyālā, Kirkûk, Salâh al-Din, al-Furât, al-Fallūja, Nînawâ, e al-Janûb. In Siria, invece, lo Stato Islamico ha istituito le province di Aleppo, Homs, Damasco, al-Khayr, al-Raqqa (la capitale) e al-Baraka. Non va dimenticato, tuttavia, che siamo davanti a un mero disegno politico: mentre alcuni territori sono effettivamente amministrati dal gruppo, diverse aree dichiarate annesse allo Stato Islamico conoscono in realtà una sua presenza molto parziale, dal momento che IS non è riuscito a imporvisi. Il valore della wilaya, finora, è prima di tutto propagandistico: IS vuole mostrare la progressiva istituzionalizzazione del suo territorio e l’espansione del suo progetto. Tali entità amministrative, specialmente quelle periferiche che stiamo per vedere, vanno intese come propedeutiche all’effettiva unione in un ente califfale.                                

All’interno dello Stato Islamico, ogni wilaya possiede degli uffici e delle agenzie che dovrebbero erogare servizi alla popolazione: ad esempio, diversi reportage mostrano l’esistenza di un apparato burocratico atto alla raccolta e distribuzione della zakat, una tassa versata in assistenza ai bisognosi.

Inoltre, ogni wilaya è dotata di un centro mediatico proprio: le varie province possono così creare e distribuire i loro contenuti propagandistici, facendo mostra delle attività che vengono svolte al loro interno. Le diverse agenzie mediatiche sono subordinate a un ministero centrale, che riversa i contenuti in quattro outlet: al-Furqan, al-I’tisam, al-Hayat (solo in lingua inglese) e Ajnad Foundation (specializzato nella creazione di anashid, ossia “canti”).

 

 

 

Lo Stato Islamico, come abbiamo già visto, si è espanso anche oltre i confini di Siria e Iraq. L’immagine sopra mostra la suddivisione territoriale del Califfato in Libia. Seppure sia chiaro che non siamo di fronte a un territorio realmente controllato nella sua interezza, ma anzi a una serie di alleanze stipulate con gruppi che gestiscono parzialmente alcune zone e città (come nel caso di Derna), è comunque possibile constatare la tripartizione della Libia nelle wilaya di Barqa (Cirenaica), Fezzan e Tarabulus (Tripoli).  Tuttavia, a eccezione del caso di Derna, dove il gruppo Majlis Shura Shabab al-Islam è di fatto un prolungamento di IS, risulta difficile stabilire quali siano i network a cui è affidato il brand del Califfato in territorio libico.

Molto meno complessi sono invece i casi egiziani e algerini, dove rispettivamente i gruppi Ansar Bayt al-Maqdis e Jund al-Khilafa hanno stabilito altre due wilaya: Sînâ’ (nel nord della penisola sinaitica) e al-Jazâ’ir (nell’altopiano di Djurdjura).

 

Anche la penisola arabica conosce la presenza di due province: quella di al-Haramayn all’interno dell’ Arabia Saudita e di Yaman nello Yemen. Si tratta, in questo caso, di province silenti: nessun video, report o testimonianza di attività o operazioni è sinora giunta da esse.

Da ultimo, è il caso di segnalare anche la nascita nelle ultime settimane della wilaya Khorasan, a cavallo fra Pakistan e Afghanistan. Composta da ex-membri dei Taliban pakistani e afghani, questa provincia è stata riconosciuta dopo mesi e mesi di contatti fra IS e Sheikh Maqbool, ora a capo del relativo gruppo. Tale wilaya non solo ha un’importanza particolare a causa della stretta vicinanza territoriale con al-Qaeda centrale, ma è anche il segno dell’avvenuta internazionalizzazione dello Stato Islamico: si tratta infatti del primo gruppo non-arabo che ha guadagnato la status ufficiale di affiliato. Solo due mesi fa, per l’appunto, il giornale Dabiq chiedeva ai gruppi non-arabi che avevano sollecitato l’adesione al Califfato di attendere le decisioni di al-Baghdadi: la sua scelta, a quanto pare, è stata quella di non porre limiti all’espansione.

 

 

Di seguito i loghi ufficiali delle province appena viste: 

 

 

 

 

 

 

Marco Arnaboldi

 

 

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Tags: 
IS
Siria
Iraq
Mappa
Libia

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