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Consiglio Ue: i temi sul tavolo

Giovedì, 21 ottobre, 2021 - 12:15
Europa

I leader Ue si riuniscono a Bruxelles per parlare di prezzi dell’energia, covid, migrazioni, ma anche di stato di diritto. Al via l'ultimo vertice dell'era Merkel.

 

Dall’aumento dei prezzi dell’energia alle politiche migratorie e ancora la transizione digitale e lo stato di diritto: sono alcuni dei temi nell’agenda del Consiglio europeo che si tiene oggi e domani a Bruxelles. Tra gli argomenti sul tavolo dei capi di stato e di governo europei, si è imposta la questione delle relazioni con Varsavia, dopo la sentenza dell’alta corte polacca che subordina il diritto europeo su quello nazionale. Non ci saranno conclusioni formali, ha sottolineato il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, ma l’urgenza del tema non ammette rinvii: il rischio è una crisi istituzionale dopo che, ieri, il Parlamento europeo ha avviato un ricorso in Corte di Giustizia contro la Commissione. La discussione toccherà poi anche altri dossier importanti come il coordinamento nella lotta al Covid, l’immigrazione, le relazioni esterne dell’Unione e il commercio estero: su questo punto il convitato di pietra è la Cina. C’è da definire la posizione comune nella nuova ‘guerra fredda’ tra Washington e Pechino e che fare con l’accordo sugli investimenti del dicembre 2020 attualmente congelato. Infine si preparerà il terreno per il prossimo vertice Cop26 in agenda a fine mese a Glasgow. “Abbiamo bisogno di una risposta globale ambiziosa al cambiamento climatico – osserva il presidente del Consiglio Ue Charles Michel nella lettera di invito ufficiale ai leader europei. Tutte le principali economie dovrebbero fissare obiettivi ambiziosi e rispettare i propri impegni sui finanziamenti per il clima”.

 

Scontro istituzionale?

Al vertice, la questione polacca sullo stato di diritto si è imposta con urgenza anche perché si rischia la crisi istituzionale. Proprio ieri il Parlamento europeo ha deciso di fare ricorso alla Corte europea di Giustizia, accusando la Commissione di mancata applicazione del diritto comunitario. In particolare, secondo l’Assemblea di Strasburgo l’esecutivo europeo avrebbe dovuto applicare il regolamento, adottato lo scorso dicembre, che le permette di sospendere “i pagamenti provenienti dal bilancio comunitario negli stati membri in cui lo stato di diritto risulta minacciato”. Per ora, Bruxelles si è limitata invece ad aprire procedure di infrazione e a bloccare il benestare al piano di rilancio (Pnrr) presentato da Varsavia, ma la decisione del Parlamento appare come un tentativo di accelerare i tempi e forzare la mano. A ben guardare, l’esecutivo di Ursula von der Leyen sta applicando alla lettera il passaggio con cui a dicembre scorso si è sbloccato il regolamento ‘Next Generation EU’: nessuna procedura di infrazione fino alla sentenza relativa ai ricorsi di Polonia e Ungheria contro il regolamento. Ma alcuni paesi europei ritengono che Polonia e Ungheria abbiano ormai superato tutte le linee rosse e che il blocco debba reagire. Nell'annunciare il ricorso, Strasburgo si dice pronta a sospendere la procedura legale “se l’esecutivo comunitario adotterà le misure necessarie”.

 

Molti temi spinosi?

Al di là del dibattito – che riguarda non solo la Polonia, ma anche l’Ungheria e l’effettività delle regole UE – anche il dossier energetico e quello sulle migrazioni costituiscono terreni ‘scivolosi’ per i leader Ue. Sull’aumento dei prezzi dell’energia che sta sfidando la ripresa post-pandemica, infatti, i paesi europei partono da posizioni diverse. Se la maggioranza dei 27 sostiene la tesi della Commissione, secondo cui il rialzo dei prezzi dipende da un forte aumento della domanda a cui non corrisponde un adeguato aumento delle forniture da parte dei paesi produttori, e non è causata dal Green Deal, altri ritengono che sul boom dei prezzi abbiano influito movimenti speculatori nel mercato degli Ets, legato alle emissioni di CO2. Mentre la Francia, con l’appoggio di altri paesi membri, è a favore di un rilancio degli investimenti nel nucleare, la Germania lo osteggia. 

 

 

Distanze ancor più siderali attraversano, com’è noto, i paesi membri sul tema migranti. Per questo alla riunione il nodo dei ricollocamenti non è neppure all'ordine del giorno e ci si concentrerà sulla ‘dimensione esterna’, unico terreno dove è possibile trovare una qualche convergenza. Paesi Bassi, Francia e Belgio potrebbero mettere sul tavolo le loro preoccupazioni sui movimenti secondari, cosa che porterebbe l'Italia a rilanciare il tema della responsabilità e solidarietà sui movimenti primari. Lo stallo è, come sempre, dietro l’angolo. Ma all'orizzonte si profila una proposta ad hoc di Parigi per la revisione del Patto di Migrazione e Asilo: da lanciare nel semestre di presidenza francese, poco prima delle presidenziali di primavera.

 

Tempo di bilanci e un difficile addio?

Il Consiglio europeo che si apre oggi a Bruxelles segnerà la fine di un’era: quella, durata 16 anni, della cancelliera tedesca Angela Merkel, al suo ultimo appuntamento con i leader europei. L’occasione si presta dunque anche ad un bilancio del recente percorso comune. Sono molte le politiche portate avanti dall'Europa anche grazie al sostegno della ‘sua’ Germania: dai negoziati sul Trattato di Lisbona a quelli sul primo grande pacchetto climatico dell'Unione, dalle famigerate politiche di austerity durante la crisi del 2008 alla svolta del 2020, con decisioni coraggiose sul “Next Generation EU” e sul Green Deal. Ma molti dei temi sul tavolo di oggi sono anch’essi parte dell’eredità di Angela Merkel e di decisioni che non hanno portato ai risultati sperati. Come nel caso delle relazioni esterne, soprattutto con Russia e Cina, che si riverberano nelle complesse questioni energetiche, commerciali e tecnologiche, oggi all’ordine del giorno. E di una gestione poco coraggiosa sul tema delle migrazioni. Nessuno dubita però che Merkel sia stata decisiva nelle crisi esistenziali che avrebbero potuto portare a un crollo della costruzione europea. Il Consiglio che oggi la saluta sa che perde una leader che lascerà un grande vuoto.

 

 

Il commento

Di Antonio Villafranca, Direttore della ricerca ISPI

"L’Ue pre-pandemia veniva da anni di immobilismo che ne avevano minato la credibilità all’interno e all’esterno. Con la pandemia Bruxelles si è svegliata dal torpore e con un colpo di reni quasi insperato ha messo a punto una serie di iniziative senza precedenti per contrastare la crisi, a partire dal Next Generation EU. Ma adesso tornano a ripresentarsi gli stessi temi su cui ci si divideva prima: stato di diritto, migrazioni, politica energetica e commerciale, politica estera e di difesa. E all’orizzonte si profila anche lo scontro per il ripristino del Patto di stabilità e crescita. Fare dell’attivismo europeo dell’ultimo anno e mezzo una parentesi è un errore che l’Ue non può permettersi". 

 

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications)


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