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Digital euro: in campo anche la BCE

Venerdì, 23 ottobre, 2020 - 10:45
VALUTE

Le banche centrali forniscono moneta all’economia tipicamente in due modalità: tramite l’emissione fisica di banconote e mediante l’accreditamento elettronico di depositi sui conti correnti che le istituzioni finanziarie (ad esempio le banche commerciali) detengono presso la banca centrale dell’area in cui operano.

Da alcuni anni accademici e banchieri centrali discutono la possibilità di introdurre una nuova forma di valuta: una moneta di banca centrale digitale (central bank digital currency, CBDC) da rendere disponibile a cittadini e imprese per le loro operazioni di pagamento quotidiane; in altre parole, un equivalente digitale delle banconote cartacee.

Recentemente tutte le principali banche centrali hanno annunciato l’avvio di progetti per l’emissione di  una propria CBDC. La People’s Bank of China è già passata dalla fase di studio a quella di sperimentazione distribuendo 10 milioni di yuan digitali tra la popolazione.

Nell’ultimo mese anche la Banca centrale europea (BCE) è entrata prepotentemente nel dibattito lanciando formalmente il progetto di un euro digitale (digital euro). Secondo il presidente della BCE Christine Lagarde “I cittadini europei stanno ricorrendo sempre di più alla tecnologia digitale nei loro comportamenti di spesa, risparmio e investimento. Il nostro ruolo è mantenere la fiducia nella moneta, assicurando anche che l’euro sia pronto ad affrontare l’era digitale. Dovremmo essere preparati all’emissione di un euro digitale qualora ce ne fosse bisogno”. Il 2 ottobre 2020 la BCE ha pubblicato un dettagliato report sulla fattibilità di un euro digitale, seguito il 12 ottobre dall’avvio di una consultazione pubblica sul tema aperta a tutti i cittadini dell’Unione europea.

 

Perché proprio ora?

Nell’area dell’euro il contante rappresenta ancora oggi di gran lunga la maggiore modalità di pagamento per gli acquisti al dettaglio (oltre il 70% dei pagamenti retail avvengono con contante), ma grazie alle possibilità offerte dalla tecnologia la preferenza dei consumatori verso i pagamenti elettronici è in crescendo, soprattutto tra i giovani. La pandemia ha dato ulteriore impulso alla dinamica in atto premiando soluzioni di pagamento contactless. Il mercato europeo dei pagamenti va via via affollandosi di soluzioni digitali private proposte principalmente da attori non-europei. Il mercato delle carte di credito è dominato da società statunitensi (Visa e Mastercard); le app che per i pagamenti via smartphone sono prodotte dai giganti americani e asiatici della telefonia (Apple, Google e Samsung); ed è a guida americana anche la principale iniziativa privata nel campo delle stablecoin, Libra (la moneta digitale ideata da Facebook), che si pone esplicitamente l’obiettivo di sfidare la sovranità delle banche centrali nella emissione di moneta. Il progetto del digital euro mira quindi prioritariamente a tutelare le prerogative della BCE in campo monetario, fornendo una moneta pubblica adatta alle nuove esigenze e preferenze degli europei, ma punta anche a colmare necessità strategiche di politica industriale promuovendo l’innovazione e l’autonomia dell’UE nei sistemi di pagamento.

 

Che aspetto avrà l’euro digitale?

Per poter rappresentare un mezzo di pagamento interessante per il grande pubblico l’euro digitale dovrà conservare alcune caratteristiche fondamentali del contante: dovrà quindi essere facile e poco costoso da utilizzare, esente da rischi (di mercato, di default o di frode), efficiente (ossia permettere pagamenti in modo istantaneo), accessibile anche in modalità offline, e offrire un elevato livello di privacy.

Nelle intenzioni della BCE l’euro digitale dovrebbe affiancarsi alle modalità di pagamento attuali senza sostituirle. Un consumatore pertanto avrebbe disponibile una nuova via di pagamento digitale oltre ai tradizionali contati e carte di credito. Gli euro digitali sarebbero conservati su conti digitali presso la banca centrale, accessibili agli utenti tramite applicazioni su smartphone o smart card. La Banca centrale europea garantirebbe il valore monetario e legale dell’euro digitale al pari delle banconote (in un rapporto di conversione tra le due di 1:1). La garanzia dell’autorità monetaria europea distinguerebbe l’euro digitale dalle altre valute virtuali presenti sul mercato (bitcoin, stablecoin e altre criptovalute private in genere), le quali, prive di una istituzione pubblica affidabile alle spalle, non possono godere tra gli operatori di una fiducia paragonabile a quella per il contante.

 

Uno strumento di politica monetaria?

L’introduzione di una CBDC può ampliare la gamma di strumenti a disposizione della banca centrale rafforzando il meccanismo di trasmissione della politica monetaria. La BCE, infatti, non solo controllerebbe l’ammontare di euro digitali in circolazione, ma anche la loro remunerazione, determinando nel corso del tempo i tassi di interessi sui depositi digitali allo scopo di influire direttamente sulle scelte di consumo e investimento di famiglie e imprese. Tale possibilità è tanto maggiore quanto maggiore è il grado di digitalizzazione della moneta in circolazione. Nel caso estremo di un mondo completamente digitale, ossia nel quale la CBDC si sostituisse totalmente alla moneta fisica, la banca centrale avrebbe infatti la concreta capacità di adottare una politica di tassi di interessi negativi sulla moneta in circolazione superando i limiti oggi imposti dallo “zero-lower-bound” (ZLB) e rendendo la propria politica monetaria più efficace di fronte a episodi di crisi finanziaria, recessione e/o deflazione.

La diffusione tra il pubblico di conti correnti in valuta digitale faciliterebbe inoltre l’adozione di misure non convenzionali come l’“helicopter money”: per la BCE, infatti, sarebbe possibile sostenere direttamente la domanda aggregata accreditando sui conti dei cittadini euro digitali di nuova creazione.

L’introduzione di un moneta digitale avrebbe anche effetti apprezzabili sul ruolo internazionale dell’euro, poiché l’accessibilità agli euro digitali da parte di famiglie e imprese non residenti in Europa contribuirebbe a sostenere la domanda di valuta europea tra gli operatori stranieri. Alcuni commentatori si spingono fino a considerare la digitalizzazione dell’euro un’opportunità per sfidare l’egemonia del dollaro a livello globale. La BCE nel proprio studio mostra maggiore prudenza ponendo attenzione ai rischi per la volatilità del tasso di cambio e la trasmissione della politica monetaria che deriverebbero da un accesso incondizionato all’euro digitale da parte degli investitori stranieri. Da questo punto di vista la BCE sembra considerare l’euro digitale più come uno strumento difensivo in un contesto globale dove altre banche centrali stanno valutando l’emissione di monete digitali.

 

Quale ruolo per le banche commerciali?

Oggi le banche commerciali hanno un ruolo fondamentale tanto nella allocazione della moneta di banca centrale (come controparti delle operazioni di mercato aperto dell’Eurosistema), quanto nel sistema dei pagamenti (che poggia sui conti correnti bancari e sull’attività di regolamento e compensazione fra istituti finanziari). La diffusione tra il pubblico di una moneta di banca centrale digitale può potenzialmente determinare una disintermediazione del sistema dei pagamenti, ossia favorire un rapporto più diretto tra la banca centrale e gli operatori economici con una conseguente espansione del ruolo della BCE a discapito di quello delle banche private. Da un lato, questo potrebbe essere visto positivamente, come fattore di riduzione della concentrazione della liquidità e dei rischi sistemici connessi alle grandi banche commerciali, dall’altro lato, però, potrebbe avere serie ripercussioni sul funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria e sulla stabilità finanziaria.

Una domanda sostenuta di digital euro da parte dei risparmiatori creerebbe, infatti, problemi di approvvigionamento per le banche, aumentandone i costi della raccolta, con conseguente incremento dei tassi di interesse sui prestiti bancari, e da ultimo una riduzione del volume del credito fornito dalle banche commerciali all’economia con effetti negativi su consumi e investimenti. Inoltre, in situazioni di crisi finanziarie, durante le quali generalmente è minore la fiducia del pubblico nei confronti della solidità del settore bancario, i risparmiatori potrebbero vedere negli euro digitali un’alternativa priva di rischio ai depositi bancari. Essi avrebbero la possibilità trasferire rapidamente i propri risparmi dai conti correnti bancari (passività delle banche commerciali) ai depositi digitali (passività della banca centrale), determinando problemi di liquidità per le banche (bank run) e aggravando così la crisi finanziaria.

Nel suo report la BCE pone particolare attenzione a questi rischi e chiarisce che l’euro digitale dovrebbe rappresentare “un mezzo di pagamento interessante”, ma allo stesso tempo “essere concepito in modo tale da evitare il suo utilizzo come forma di investimento e il rischio di ingenti trasferimenti dai depositi bancari all’euro digitale”. Per riuscirci la BCE pensa in particolare a due strumenti: l’imposizione di un limite alla quantità di digital euro che un singolo utente potrebbe detenere, o l’applicazione di tassi di interesse differenziati (tiered interest rates) su conti digitali tali da determinare disincentivi a conservare digital euro oltre certe quantità.

Infine, per evitare una disintermediazione del sistema dei pagamenti, la BCE ritiene che le istituzioni finanziarie private dovrebbero cooperare nella gestione dell’euro digitale. La BCE sarebbe la sola responsabile di stabilire la quantità e la remunerazione degli euro digitali in circolazione, mentre la fornitura di servizi ausiliari, legati all’operatività dell’utente, sarebbe lasciata agli intermediari finanziari sotto la supervisione dell’Eurosistema.

 

Un progetto sfidante

Con l’avvio del progetto di euro digitale la BCE risponde alla minaccia alla propria autonomia rappresentata dal diffondersi di valute virtuali private, proponendosi di offrire ai cittadini europei un metodo di pagamento pubblico adatto alla nuova era digitale. Opportunità nascono per l’intera industria europea dei pagamenti: un progetto complesso come la digitalizzazione della moneta di banca centrale ha la potenzialità per agire da propulsore per la crescita del settore che risente oggi della mancanza di un “campione” continentale.

Implicazioni interessanti si individuano anche nel campo della politica monetaria che potrebbe essere resa più efficace dall’instaurarsi di un rapporto diretto tra banca centrale e grande pubblico favorito dalla digitalizzazione della moneta. La disintermediazione del sistema dei pagamenti costituisce tuttavia una minaccia per le banche commerciali, e quindi per la stabilità finanziaria, e richiede pertanto ulteriori approfondimenti affinché lo sviluppo della moneta digitale possa muoversi in armonia con il settore bancario. Infine, particolare importanza rivestono le questioni tecniche relative ad accessibilità, sicurezza e privacy: da queste dipenderà il successo dell’euro digitale tra i cittadini europei e in ultimo la credibilità della stessa banca centrale.

 

I contenuti sovracitati rappresentano unicamente la visione dell'autore.

Autore: 

Alberto Monteverdi

Alberto Monteverdi
Ubi Banca

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