Distensione nel Golfo: il Qatar esce dall’isolamento

In uno storico vertice in Arabia Saudita, i paesi del Golfo annunciano la fine dell’embargo sul Qatar dopo il boicottaggio imposto nel 2017 dall'Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi e Bahrein.
Alla fine ha vinto il pragmatismo. Dopo tre anni e mezzo, i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) hanno firmato un “Accordo di stabilità e solidarietà” che mette la parola fine all’embargo sul Qatar imposto da Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi e Bahrein. Ad annunciarlo è stato il principe ereditario della casa saudita Mohammed Bin Salman (MBS), ringraziando il Kuwait che insieme agli Stati Uniti ha svolto un delicato ruolo di mediazione per risolvere la crisi. Che qualcosa si stesse muovendo era nell’aria da tempo e ieri Riad aveva annunciato la riapertura dei propri confini via terra, aria e mare con il Qatar. L’immagine plastica del disgelo, invece, è arrivata nel pomeriggio, con un video di pochi secondi – divenuto virale sui social – che ritrae l’abbraccio tra MBS e lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani. Quest’ultimo era appena atterrato in Arabia Saudita per il vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) che si tiene oggi ad Al Ula. Il primo a cui l’emiro del Qatar partecipa di persona da tre anni e mezzo a questa parte.
Una svolta di grande importanza, dunque, alla cui riuscita avrebbe contribuito l’azione diplomatica di Jared Kushner, genero di Donald Trump, nell’ambito degli accordi mediati da Washington in Medio Oriente. Ma che arriva nel giorno di un voto cruciale in Georgia e a pochi giorni dall’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca: tutto lascia presagire un ennesimo riequilibrio degli assetti in Medio Oriente.
Com’era cominciata?
Il 4 giugno 2017 Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Egitto (il cosiddetto “Quartetto arabo”) rompevano le relazioni con il Qatar, dopo un ultimatum in tredici richieste alle quali Doha avrebbe dovuto allinearsi per mettere fine al blocco diplomatico, ma anche aereo e marittimo, nei suoi confronti. Tra le istanze presentate dal quartetto, quella di recidere ogni legame con “organizzazioni terroristiche”; chiudere Al Jazeera e le rappresentanze diplomatiche in Iran. Richieste difficilmente accettabili e che, come spiega Annalisa Perteghella miravano ad annientare l’autonomia della politica estera di Doha, minare la stabilità delle sue relazioni con Teheran e il suo sostegno ai gruppi della Fratellanza Musulmana, riallineando il paese al blocco dei vicini sauditi ed emiratini. Accuse sempre respinte dal Qatar, che definiva l'embargo un attacco alla sua sovranità.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva inizialmente sostenuto la mossa saudita, ha poi invertito la rotta, proponendosi come mediatore e invocando il dialogo. Il Qatar ospita circa 10.000 truppe statunitensi ad al-Udeid, una base aerea di importanza strategica nella regione.
Un nuovo capitolo?
Se i dettagli dell’accordo non sono ancora stati divulgati, fonti giornalistiche e diplomatiche riferiscono di un’intesa in tre punti: Arabia Saudita, Emirati e Bahrein si impegnano a revocare l’embargo; il Qatar rinuncia a chiedere un risarcimento per l’isolamento; tutte le parti si impegnano a fermare la reciproca campagna stampa denigratoria. Tutto finito dunque? Forse. Ma se Egitto ed Emirati Arabi Uniti plaudono pubblicamente alla riconciliazione, sarebbero ancora riluttanti a scendere a compromessi. Abu Dhabi, in particolare, continua a nutrire sospetti e diffidenza nei confronti del sostegno che Doha fornisce ai gruppi islamisti a Gaza, in Libia e altrove, senza considerare il fatto che l'embargo, in questi anni, ha avvicinato il Qatar a nemici ‘ideologici’ delle monarchie del Golfo come Turchia e Iran. D'altra parte, il Bahrein si è ripetutamente scontrato con il Qatar per l'applicazione dei confini marittimi, con diversi incidenti negli ultimi mesi che hanno visto la guardia costiera del Qatar intercettare le navi di Manama.
Vittoria per Doha?
È difficile non vedere nella firma dell’accordo annunciato oggi una vittoria del Qatar. L’emirato infatti non ha dovuto onorare nessuna delle 13 richieste contenute nell’ultimatum del 2017, accettando solo di ritirare le cause legali di risarcimento. Ma è bene tener conto del fatto che la fine dell’embargo su Doha giunge in un contesto molto diverso rispetto a quello di tre anni fa.
L’accelerazione impressa al processo di distensione nel Golfo, concordano gli osservatori, risponde al desiderio di Riad di presentarsi come un partner credibile e dialogante nei confronti della nuova amministrazione Usa e di ricompattare il fronte arabo, in vista della ripresa dei negoziati internazionali sul nucleare iraniano. Dal punto di vista finanziario, tra l’altro, l’accordo danneggerà immediatamente Teheran, poiché quest’ultima aveva addebitato al Qatar circa 100 milioni di dollari all'anno per utilizzare il suo spazio aereo. È scoppiata la pace? È presto per dirlo. Alcune delle dispute sono state risolte, ma “le cause all’origine della crisi, come osservano diversi esperti intervistati da Al Jazeera, profonde divisioni politiche e regionali, il futuro delle relazioni con Iran e Turchia e l’incognita costituita dall’Islam politico e dai Fratelli musulmani, sono ancora tutte sul tavolo”.
Il Commento
Di Annalisa Perteghella, ISPI Research Fellow Osservatorio MENA
La riconciliazione all’interno del GCC rappresenta senza dubbio uno sviluppo positivo: questi quasi quattro anni di rivalità hanno acuito le polarizzazioni in Medio Oriente e Nord Africa, dividendo la regione in sfere di influenza e terreno di scontro tra l’asse saudita-Emiratino e quello turco-qatarino. Al tempo stesso però appare difficile che uno scontro così profondo possa essere sanato del tutto: soprattutto tra Qatar ed Emirati, la differenza di vedute circa il ruolo della Fratellanza Musulmana rimarrà e con essa anche il supporto ad attori schierati su fronti opposti nella regione.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)