G7 e Conferenza di Monaco, doppio banco di prova per USA e UE

G7 virtuale e Conferenza di Monaco sulla sicurezza: l’America di Biden e due appuntamenti cruciali per il futuro delle relazioni transatlantiche.
Da una parte la Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Dall’altra il G7. Il primo, fra l’altro, per ben tre capi di stato sui sette che compongono il gruppo delle economie più industrializzate al mondo: oltre al presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, era infatti la prima volta anche per il presidente americano Joe Biden e il premier giapponese Yoshihide Suga. Su questi due palcoscenici ‘virtuali’ oggi si è focalizzata l’attenzione della comunità diplomatica e internazionale. Alla Conferenza di Monaco, Joe Biden ha rivolto il suo primo discorso all’Europa da presidente degli Stati Uniti. Al G7 informale, organizzato dalla presidenza di turno britannica in previsione del summit di giugno in Cornovaglia, era invece di scena la lotta alla pandemia e la necessità di elaborare un piano globale dei vaccini. Un’urgenza sottolineata nell'appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, per cui la distribuzione dei vaccini nel mondo è stata “selvaggiamente ingiusta e disomogenea”: solo 10 paesi si sono accaparrati il 75% di tutti i vaccini Covid-19 messi a disposizione dalle case farmaceutiche, mentre più di 130 paesi non hanno ricevuto una singola dose. Tra le principali novità annunciate dai leader, un contributo di 4 miliardi di dollari da parte degli Usa e un miliardo di euro da parte europea al Covid-19 Vaccines Global Access, il Covax, il programma guidato dall'Organizzazione mondiale della sanità per distribuire i vaccini in maniera più equa. È già un inizio per quello che Guterres ha definito “il più grande test morale da superare per la comunità globale”.
L’America è tornata?
Oltre al G7 Joe Biden ha partecipato oggi anche alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, soprannominata “la Davos della Difesa”, che riunisce una volta l’anno il gotha della diplomazia internazionale. Il titolo, significativo, dell’edizione di quest’anno era ‘Beyond Westlessness’ (oltre l’assenza dell’Occidente), un’occasione per riflettere sull’ascesa del mondo non occidentale e su un numero crescente di sfide e crisi globali che richiederebbero, invece, una risposta occidentale concertata. “L’America è tornata”, ha detto Biden, sottolineando di voler cancellare “ogni dubbio persistente” sul fatto che gli Stati Uniti lavoreranno a fianco dei loro partner europei. “Gli Stati Uniti sono pienamente impegnati nell'alleanza con l’Europa e con la Nato – ha insistito il presidente – ma voglio essere molto chiaro: in troppi luoghi, compresi gli Stati Uniti e l'Europa, i progressi della democrazia sono sotto attacco. E noi dobbiamo difenderli”. Per il presidente americano, di fronte a sfide globali come la pandemia, le autocrazie non sono la risposta come sostengono in molti: “La democrazia deve prevalere e dobbiamo dimostrare che le democrazie possono ancora adempiere alla loro funzione nel soddisfare i bisogni dei nostri popoli”.
E l’Europa dove va?
Proprio alla vigilia del doppio appuntamento di oggi, la Commissione europea ha presentato le sue proposte per una nuova strategia commerciale internazionale più assertiva. “Le sfide che dobbiamo affrontare richiedono una nuova strategia per la politica commerciale dell'Ue”, ha detto il commissario per il commercio, Valdis Dombrovskis. “Dovrebbe anche darci gli strumenti per difenderci quando affrontiamo pratiche commerciali sleali. Stiamo perseguendo una rotta aperta, strategica e assertiva”, ha aggiunto il commissario, sottolineando “la capacità dell'Ue di fare le proprie scelte e plasmare il mondo che la circonda”. Una posizione condivisa dal presidente francese Emmanuel Macron che in una lunga intervista al Financial Times ha anticipato il contenuto del suo discorso al G7, dicendosi a favore di un “multilateralismo che funzioni e che produca risultati” e rilanciato l’idea che Stati Uniti ed Europa devolvano il 5% delle dosi di vaccini anti-Covid a loro disposizione ai paesi in via di sviluppo. Il presidente francese ha quindi delineato un’agenda internazionale ambiziosa, ma che non scioglie i dubbi sulla postura che l’Europa dovrebbe tenere di fronte ad un altro atteggiamento assertivo: quello di Cina e Russia. “Sono un difensore della sovranità europea, dell’autonomia strategica, non perché sono contro la Nato o perché dubito dei nostri amici americani, ma perché sono lucido sullo stato del mondo”, ha detto Macron, auspicando “nuova zona di cooperazione con la Cina” e una rinnovata Organizzazione mondiale del Commercio (Wto) “per pacificare le relazioni” con Pechino. Sulla Russia poi il presidente francese ha spiegato che occorre dialogare e smettere “di combattere contro un'ideologia o un’organizzazione, il Patto di Varsavia, che non esiste più” e “con una logica geopolitica che non esiste più e che continua a dividere l'Europa”.
Usa – Ue: it’s complicated?
G7 e Conferenza di Monaco sono state per il presidente americano soprattutto l'occasione per marcare una discontinuità con l’amministrazione Trump e cercare di ritrovare un’unità di intenti con gli alleati occidentali contro Cina e Russia. Un obiettivo tutt’altro che semplice – fa notare il New York Times – sottolineando che “gli Europei vogliono una relazione transatlantica più bilanciata, con meno diktat e più dialogo”. Poco prima dell’insediamento della nuova amministrazione, inoltre, l’Ue ha stretto un grande accordo commerciale con la Cina, accolto con freddezza oltreatlantico mentre, nelle relazioni con la Russia, la recente visita di Josep Borrell a Mosca ha messo in luce tutte le divisioni del blocco nei confronti di Vladimir Putin, contro cui Biden vorrebbe invece ricreare un fronte occidentale unito. E anche da parte europea molti restano gli interrogativi aperti: dai dazi sull’importazione di prodotti europei alla tassazione dei colossi digitali a quel “Buy American” sostenuto dalla nuova Casa Bianca, che non dà l’impressione di un vero e proprio cambio di paradigma rispetto all’America first di Donald Trump. E mentre il blocco dei 27 resta ancorato a interessi economici e progetti strategici (spesso in contrasto tra loro), incerto nello scegliere da che parte stare, le due sponde dell’Atlantico sembrano parlare ancora due lingue diverse.
Il commento
Di Giampiero Massolo, Presidente ISPI
“Il vertice virtuale dei Capi di Stato e di Governo del G7 segna l’esordio sulla scena internazionale di Mario Draghi e Joe Biden nei nuovi ruoli di primo ministro italiano e presidente Usa. Per il Premier italiano è stata una preziosa opportunità per confrontarsi con i principali partner sui temi di un’agenda che in parte si sovrapporrà a quella della Presidenza italiana del G20.
La riunione, che si è tenuta a poche ore di distanza dalla Conferenza di Monaco, consentirà inoltre di misurare l’effettiva tenuta del campo delle grandi democrazie liberali di fronte alle grandi sfide globali. Non solo pandemia e vaccini, ma anche clima, commercio internazionale, Russia e Cina.
Nel complesso, si tratta di un significativo banco di prova per constatare la capacità di leadership del G7 in una fase in cui il bisogno di rilanciare strumenti di governance appare più sentito che mai”.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)