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Gli Europei 2012 dividono l’Unione

Giovedì, 7 giugno, 2012 - 00:00

Quando Polonia e Ucraina congiuntamente si aggiudicarono nell’aprile del 2007 l’organizzazione degli europei di calcio per il 2012, gli stati membri della Ue credettero ancora di più nelle potenzialità della Politica europea di vicinato (Pev) che mira a rafforzare la cooperazione fra l’Europa allargata e l’Europa posta a est dei nuovi confini. La Polonia sembrava realizzare l’aspirazione, palesata fin dall’inizio del suo percorso europeo, di costituire un “ponte” fra Ovest ed Est e diventare un modello di riferimento per la transizione dei vicini orientali. In occasione dell’esercizio della presidenza di turno della Ue, la diplomazia polacca si è alacremente adoperata per migliorare il clima politico in Bielorussia e Ucraina. Per Varsavia e Kiev Euro2012 rappresentava anche un’allettante opportunità economica e un’occasione di modernizzazione. L’élite politica dell’Ucraina, paese oscillante fra l’attrazione europea e gli incentivi russi, riteneva che la compartecipazione a Euro2012 potesse contribuire a fortificare le relazioni con Bruxelles e a veicolare un’immagine nuova e glamour del paese.

Tuttavia la preparazione degli europei è stata costellata da diverse difficoltà sia di natura organizzativa che politica. Dapprima sono stati i ritardi accumulati dall’Ucraina nella realizzazione delle infrastrutture, da quelle dei trasporti a quelle ricettive, a destare preoccupazione, poi gli scandali sugli appalti per i lavori che avrebbero favorito una ristretta cerchia di aziende e interessato personaggi vicini al presidente Yanukovych, che da quando è alla guida del paese ha intessuto una fitta trama di relazioni politiche ed economiche per consolidare il potere della sua famiglia e del suo entourage e smarcarsi dagli oligarchi che ne avevano sostenuto la campagna elettorale.  

Infine, la sentenza di condanna a sette anni di reclusione per l’ex primo ministro Yulia Timoshenko, che nel 2004 fu alla guida della Rivoluzione arancione, per abuso d’ufficio nella sottoscrizione di un accordo per la fornitura di gas russo. In conseguenza di tale sentenza, giudicata da Bruxelles “politicamente motivata”, la Ue ha deciso a dicembre 2011 di posporre (almeno fino alle elezioni legislative del 2012) la firma dell’Accordo di associazione con l’Ucraina che comprende anche una Deep and comprehensive free trade area (sono inclusi oltre a beni e servizi, convergenza legislativa, proprietà intellettuale, energia, appalti, concorrenza).

La circolazione di foto in cui la Tymoshenko mostra segni di percosse che le sarebbero state inflitte dalle guardie carcerarie, oltre alle sue precarie condizioni di salute aggravate dalla decisione di intraprendere lo sciopero della fame, hanno indotto il cancelliere tedesco Angela Merkel e altri leader europei a declinare l’invito ad assistere alle partite che si svolgeranno in Ucraina durante Euro2012. Anche il presidente della Commissione europea Barroso, dopo che il commissario Ue per la giustizia, Viviane Reding, aveva annunciato che non prenderà parte alla cerimonia di apertura dell’8 giugno, ha minacciato il boicottaggio, a meno che non vi sia un rapido miglioramento della situazione dei diritti umani. Intanto almeno dieci leader europei, tra cui il presidente tedesco Gauck, hanno deciso di disertare il summit europeo dei paesi dell’Europa centrale e orientale organizzato dall’Ucraina a Yalta in maggio. 

La reazione del governo ucraino alle minacce di boicottaggio è stata dura: la Germania è stata accusata di far rivivere i metodi della guerra fredda ricorrendo alla politicizzazione dello sport. Il caso ucraino rischia ora di creare anche tensioni fra la Polonia, la co-organizzatrice di Euro2012, e la Ue. Il presidente polacco Komorowski ha insinuato, infatti, che siano altri i motivi (alcuni stati membri potrebbero usare la questione dei diritti umani per ostacolare l’avvicinamento dell’Ucraina alla Ue) che spingono a disertare le partite in Ucraina. Il presidente ha inoltre fatto notare che la situazione ucraina non è comparabile con altri precedenti boicottaggi come quello delle Olimpiadi di Mosca del 1980, mentre importanti leader europei (tra cui Francia, Bulgaria, Olanda, Finlandia) non esitarono a recarsi a Pechino per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi del 2008 e nonostante le dure proteste del momento il Gran premio di Formula 1 del Bahrain, in aprile, si è svolto regolarmente. Komorowski ha anche messo in rilievo che il boicottaggio dei campionati europei potrebbe essere controproducente facendo slittare sempre più l’Ucraina verso Mosca; gli stessi timori furono del resto manifestati da più parti di fronte alla decisione di Bruxelles di non perfezionare l’Accordo di associazione.

L’imbarazzante caso di Euro2012 riporta dunque al centro del dibattito questioni sostanziali: da una parte riscontriamo ancora una volta l’incapacità delle diplomazie europee di coordinare e concordare le loro posizioni e di condividerle con le istituzioni europee a cui si aggiunge la difficoltà di “condizionare” la politica domestica di quei paesi per cui non sia disponibile l’opzione della membership. E poi il classico dei dilemmi: una misura sanzionatoria nei confronti di coloro che detengono il potere non finisce con il penalizzare la società civile e generare frustrazione e risentimento? I campionati europei si sono prestati a una semplificazione della preoccupante situazione ucraina, mentre i leader europei sarebbero chiamati a una più attenta valutazione dell’evoluzione interna del paese anche in relazione alle imminenti elezioni legislative.

 

Autore: 

Serena Giusti

Serena Giusti
Associate Research Fellow

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