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Guerra in Ucraina: Draghi da Biden per rinsaldare l'alleanza

Lunedì, 9 maggio, 2022 - 12:30
L'incontro

Il colloquio che il 10 maggio il Presidente del Consiglio Mario Draghi avrà a Washington con il Presidente statunitense Joe Biden si svolgerà mentre è in corso la tragica guerra di aggressione russa all’Ucraina, destinata a modificare in profondità l’ordine euro-Atlantico post-guerra fredda e i cui riflessi si estenderanno sul piano globale.

Draghi troverà un interlocutore che, con un occhio alle elezioni di midterm e alle presidenziali del ‘24, è impegnato a far valere la propria capacità di leadership e a riaffermare la guida americana del mondo libero. Anche, ma non solo, in seno alla NATO, foro storico del legame strategico e valoriale tra USA ed Europei. Aiutare l’Ucraina a far fronte all’invasione russa, infliggere un pesante costo al Cremlino per un’aggressione tanto brutale quanto incomprensibile, rinsaldare la NATO, rendere manifesto che nella nostra epoca le regole della legalità internazionale non possono essere impunemente violate: tutte queste sfide rappresentano un banco di prova decisivo per il Presidente. Obiettivi che, è importante sottolineare, sono anche coerenti con l’interesse nazionale italiano.

In un momento così drammatico, la Casa Bianca si attende il sostengo convinto e propositivo degli Alleati. Quindi, a Draghi si dischiude l’opportunità di approfondite consultazioni con il principale alleato e garante ultimo della nostra sicurezza, e lo potrà fare godendo oltre Atlantico di notevole prestigio personale. Per gli americani è rassicurante saperlo a Palazzo Chigi in un frangente storico di tale delicatezza. Il nostro Governo, con i fatti e non solo a parole, ha riaffermato la inequivocabile collocazione dell’Italia nei suoi storici schieramenti internazionali, la NATO e l’Unione Europea. Coerentemente con queste appartenenze, partecipiamo significativamente al rafforzamento delle capacità militari ucraine per far fronte all’aggressione russa.

A cosa può servire questo capitale, che può essere speso con Biden anche a nome dell’Unione Europea? Dopo molte settimane di combattimenti, è più che mai necessario che USA ed alleati continuino ad approfondire le prospettive di una crisi i cui sbocchi dipendono dall’andamento tuttora fluido delle operazioni sul terreno e dall’impatto delle sanzioni imposte alla Russia, ma che impone anche di guardare alle condizioni che potrebbero portare al cessate il fuoco ed a una qualche intesa tra Kiev e Mosca.

Anche per il funzionamento del potere al Cremlino, fortemente segnato dalla strategia e volontà del solo Putin, è una sfida complessa calcolare gli obiettivi politici e di guerra russi. Parafrasando il celebre detto di Churchill, è difficile penetrare le intenzioni di Mosca. Queste, sono andate riducendosi man mano che la straordinaria resistenza ucraina, unita alla capacità di controffensiva, si rendeva evidente. È per tanto prevedibile che Biden e Draghi confronteranno informazioni e impressioni su questo tema cruciale.

Da Washington, dal Segretario Generale della NATO, così come da Londra e da altre capitali, la comunicazione pubblica evoca il sostegno all’Ucraina sino alla “vittoria”. Cosa viene inteso con questo termine, aldilà del valore morale? E, allorché il Segretario alla Difesa, Austin, ha evocato l’indebolimento permanente della Russia, esprimeva un sentimento o una posizione maturata in seno all’Amministrazione? Ribadito che spetta al governo di Kiev determinare le condizioni per un problematico accordo con il Cremlino, è chiaro che le nostre opinioni pubbliche si attendono di essere messe in condizioni di comprendere con ragionevole trasparenza le strategie cui mirano il sostegno militare all’Ucraina e le sanzioni alla Russia, con relativi costi su chi le impone. I colloqui Biden-Draghi saranno molto importanti a questi fini.

Accennavamo più sopra alla dimensione sistemica della invasione russa. Col tempo, i rapporti tra l’Occidente e Mosca troveranno un equilibrio che al momento è impossibile prevedere. Possiamo essere certi che non sarà, evidentemente, né quello della guerra fredda, né quello, denso di fraintendimenti reciproci, dei decenni successivi alla dissoluzione della Unione Sovietica. Basti pensare al decoupling progressivo nel settore energetico. Comunque, la Russia continuerà a pesare sulla strutturazione della sicurezza euro-atlantica, come anche su quella di un ambito geografico più vasto. La Cina è il convitato di pietra nell’attuale crisi. È prematuro parlarne seriamente ma è verosimile che Draghi e Biden comincino a evocare possibili scenari futuri che, in ogni caso, si vanno nei fatti delineando. Le scelte tattiche di politica estera e di sicurezza migliorano se fatte nell’ambito di concetti e inquadramenti di più ampio respiro.

Accanto a questi temi, figureranno all’agenda dei due leaders le questioni immediate degli aiuti militari a Kiev e delle sanzioni ulteriori a Mosca. E naturalmente i rapporti bilaterali Italo americani. Sulle probabili richieste USA di materiali militari, sono già cominciate a circolare indiscrezioni. L’Italia continuerà a fare la sua parte. Il Presidente Draghi è garanzia che tutto quello che l’Italia potrà fare, lo farà. Aldilà dei rispettabilissimi dilemmi morali, è bene che a Roma, nel mondo politico, ci si ricordi che quanto più sarà rilevante il nostro contributo, tanto più conteremo nelle deliberazioni in ambito Atlantico ed Europeo, come anche nelle interlocuzioni con Kiev e, sotto certi profili, altresì con Mosca. Sulle sanzioni alla Russia, il nodo è la possibile inclusione del gas. È una questione delicatissima perché gli Stati Uniti e i singoli alleati europei sono diversamente vulnerabili al venir meno delle forniture da Mosca. Biden ne è consapevole e non ha alcun interesse a premere per un percorso che, senza le necessarie cautele, penalizzerebbe le economie dei maggiori partners ed indirettamente anche gli USA. In queste materie, Washington agisce con grande pragmatismo, tant’è che si è sinora astenuta dal sanzionare l’uranio russo di cui è rilevante importatrice. Sono questi elementi che rendono evidente come il vertice del 10 maggio avrà una importanza significativamente maggiore dei tradizionali incontri tra i Capi di Governo italiani e gli inquilini della Casa Bianca.

Autore: 

Giancarlo Aragona

Giancarlo Aragona
ISPI Senior Advisor

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