Hollande e Sarkò spaventano i mercati, lo dice la Cour des comptes
Nelle elezioni francesi è mancato un arbitro, un giudice, un attore che riuscisse a indicare se il tracciato pensato per la Francia dallo sfidante François Hollande o dall’uscente Nicolas Sarkozy fosse praticabile e utile al paese. In economia questa istituzione esiste: è la Court de Compts, la Corte dei conti. E se potesse votare, annullerebbe la scheda.
Durante la campagna elettorale, il dibattito si è concentrato sulla possibilità che una vittoria del candidato socialista Hollande potesse spaventare i mercati, un altro attore-arbitro che interviene successivamente a giudicare il risultato delle urne, per via di un programma concentrato sulla critica alla finanza, a Wall Street, alle banche troppo grandi per essere salvate, e soprattutto sulla decisione di applicare un prelievo del 75% sui redditi eccedenti il milione di euro. D’altro canto anche Sarkozy vorrebbe agire sul fronte della tassazione aumentando l’Iva. Che le due pratiche siano di differente impostazione ideologica, se così si può definire, è chiaro, così com’è chiaro che aumentare le tasse non serve. Al momento – ed è quello che segnala la Corte dei conti – sarebbe utile ridurre la spesa. Non ci sarà altra scelta che raddoppiare gli sforzi per diminuire il deficit e concentrarsi sulla riduzione delle spese, anziché aumentare le tasse, ha scritto in sintesi la CdC.
Durante cinque anni di mandato di Sarkò il deficit fiscale è aumentato passando dal 3,7% del Pil nel 2007 al 5% nel 2010, ben al di sopra dei vincoli europei del 3%, salvo arretrare di mezzo punto durante l’anno scorso. Didier Migaud, presidente della CdC, ha dichiarato che fallire nel tentativo di ridurre ulteriormente il deficit nel corso dei prossimi due anni espone la Francia al «rischio di maggiori interessi per rifinanziare il proprio debito, fattore che toglierebbe allo Stato consistenti margini di manovra, già seriamente compromessi». Le conseguenze sull’economia europea sono facilmente immaginabili, dal momento che Parigi è la seconda economia della regione. Motivo per cui è facile capire che non è solo il candidato socialista Hollande, e la possibilità che una volta eletto vada a sfidare l’impianto di austerità voluto dalla Germania del cancelliere Angela Merkel, a spaventare i mercati, ma che anche la difficoltà di manovra dimostrata da Sarkozy durante il precedente mandato dovrebbe mettere pressione agli investitori.
È nella regione più indebitata di Francia che si sono già incrociati i destini di Hollande e Sarkozy. Correze, la seconda regione più “anziana” del paese, è stata governata da Hollande dal 2007 e ha un debito pro-capite doppio rispetto a quello degli altri dipartimenti (debito da 360 milioni di euro, secondo le stime per il 2012). Per Sarkozy è «la Grecia di Francia», un attacco allo sfidante che però nasconde le responsabilità dell’Ump, che ha governato la regione negli anni precedenti lasciando in eredità 300 milioni di debito. Se Correze è l’esempio, come asserisce lo stesso Sarkozy, è l’esempio di come potrebbero andare le cose in Francia. Una pesante eredità lasciata dalla destra dell’Ump che raccolta dal Partito Socialista riesce difficilmente a trovare la ricetta per sistemare i conti pubblici.
In queste elezioni nemmeno il settimanale «The Economist» è riuscito a scegliere per un candidato, dopo avere appoggiato Sarkozy nel precedente mandato, non ha trovato una valida alternativa in Hollande. Dal punto di vista economico entrambi sono stati bocciati, e non solo dalla Corte dei Conti.