Pubblicato su ISPI (https://www.ispionline.it)

Home > Il voto premierà la coraggiosa Jacinda?

Il voto premierà la coraggiosa Jacinda?

Venerdì, 9 ottobre, 2020 - 10:45
Nuova Zelanda

La domanda è se, dopo il 17 ottobre, sarà da sola o accompagnata. In realtà lei è già felicemente sposata e ha gestito una gravidanza nel mezzo del suo primo mandato da Primo Ministro della Nuova Zelanda. La domanda, infatti, è se il suo partito, il Labour, riuscirà ad ottenere seggi sufficienti al Parlamento di Wellington per governare finalmente svincolato da coalizioni. 

La popolarità di Jacinda Ardern, quarantenne dal sorriso smagliante, ha superato i confini del piccolo Paese che ha governato nell’ultimo, non facile, triennio. Era il 15 marzo 2019 quando un nazionalista uccise 51 persone, e ne ferì 40, in due moschee a Christchurch; Jacinda indossò un velo e dichiarò che un attacco ai musulmani era un attacco a tutti i neozelandesi. E poco prima del Covid-19, il 9 dicembre 2019, fu il momento della drammatica esplosione del vulcano Whakaari costata 21 morti e 26 feriti.

 

Tolleranza zero per il Covid-19

La strategia della Nuova Zelanda contro il virus è stata radicale. Il Paese si è praticamente sigillato e paralizzato a marzo, subito dopo la prima cinquantina di casi ma ancora senza decessi. Dopo tre mesi, a giugno, le restrizioni sul distanziamento fisico sono state eliminate. Tuttavia, subito dopo i primi 100 giorni senza casi interni (i nuovi casi erano di cittadini rientrati ma tenuti sotto rigida quarantena in hotel controllati militarmente), un nuovo focolaio è riapparso ad Auckland nella prima metà di agosto. Questo ha determinato nuove restrizioni che sono state definitivamente eliminate a partire dal 7 ottobre, nella settimana precedente al voto.

Nella cinica matematica del Covid-19, la Nuova Zelanda ha registrato soltanto 25 decessi. Se si considera una popolazione di circa 5 milioni, si tratta di poco più di cinque morti per milione di abitanti, contro i quasi 36 in Australia e i quasi 600 in Italia.

Il Governo, che per ben due volte ha azzerato le infezioni, si ritrova adesso a gestire una situazione economica non facile. Il successo interno, infatti, è stato facilitato dalla chiusura dei confini, varcabili soltanto da cittadini e residenti con pochissime eccezioni (e comunque sempre dopo rigida quarantena in hotel). Tra le eccezioni, le squadre che parteciperanno alle regate dell’America’s Cup tra le quali l’italiana Luna Rossa Prada Pirelli Team.

La piccola economia neozelandese dipende fortemente dai rapporti con l’estero. Si pensi all’export nel settore primario e a quello nei servizi quali il turismo e la formazione offerta agli studenti internazionali, prevalentemente asiatici. L’interesse al commercio internazionale è inoltre testimoniato dall’attivismo del Paese nel sostenere il multilateralismo del WTO e, ove inefficace, a promuovere accordi plurilaterali (MPIA), regionali (AANZFTA) e bilaterali come quello con l’UE ancora in via di negoziazione.

Come la maggior parte dei Paesi, la Nuova Zelanda è entrata ufficialmente in recessione a metà 2020 dopo due trimestri di caduta del Pil: -1,4% nel primo (rispetto al trimestre precedente) e – 12,2% nel secondo; poco meglio rispetto all’Italia che ha registrato un -5,5% e un -12,8%. Tuttavia l’attuale Governo è intervenuto in maniera decisa a sostegno dell’economia domestica anche grazie all’ampio margine fiscale disponibile. Il debito pubblico lordo nel 2019 era appena il 30% del Pil (135% in Italia nello stesso anno).
 

Rimane il problema strutturale della produttività

L'OCSE, il club dei paesi per lo più ricchi (come definito da The Economist), calcola l’indice Better Life e la Nuova Zelanda si colloca al di sopra della media per qualità della vita in termini di salute, reddito, qualità ambientale, sicurezza personale, impegno civico,  istruzione e competenze, relazioni sociali. Un solo punto debole: l'equilibrio tra lavoro e vita privata è inferiore alla media OCSE e questo perché i neozelandesi lavorano troppe ore senza che questo impegno si rifletta nel reddito procapite. Nel Paese, infatti, c’è un noto problema di bassa produttività del lavoro e aumentarlo è più facile a dirsi che a farsi.  Il Paese ha dedicato l'ultimo decennio a studiare a fondo la sua produttività con la breve esperienza della Taskforce 2025 e la successiva Commissione per la produttività istituita ad hoc nel 2010. La Nuova Zelanda è già il Paese più favorevole al “doing business” secondo la Banca Mondiale e, come già detto, è attivamente impegnata nella promozione di accordi commerciali internazionali per favorire la concorrenza e le opportunità all'estero per aziende efficienti. Ma alcuni servizi rimangono locali e a bassa efficienza anche per una peculiare geografia economica del Paese: tre quarti della popolazione è nell’isola settentrionale e un terzo concentrato soltanto ad Auckland.

 

Dopo il 17 ottobre

Secondo gli ultimi sondaggi, anche se il secondo partito, il National Party, è indietro di oltre una decina di punti rispetto al Labour Party la maggioranza assoluta assoluta di Jacinda Ardern non è garantita. Ma anche qualora fosse necessaria una coalizione, il probabile partito alleato, i Verdi, sarà più ‘amichevole’ del precedente, il nazionalista New Zealand First, che ha impedito nel primo mandato della premier in scadenza di adottare misure più restrittive sull’hate-speech e la tassazione del capital-gain.

La Nuova Zelanda si trova nella fortunata situazione di aver eliminato la trasmissione interna del Covid e di permettere ai suoi residenti di godere di una maggiore libertà rispetto agli abitanti di altri Paesi. Ma un Paese abituato (per volontà e per necessità) a essere aperto, se continua a essere sigillato, difficilmente può garantire a lungo un’invidiata qualità di vita. 

Nell’attesa di segnali positivi dal resto del mondo, la Ardern dovrà gestire il phasing-out del sostegno all’economia nazionale e pensare a come risolvere il problema della produttività con un ciclo politico di tre anni, tra i più brevi al mondo. 

I lockdown dovuti al Covid-19 hanno svelato il potenziale del lavoro a distanza che, se è capace di superare consolidate routine urbane è anche capace di accorciare distanze transoceaniche appiattendo realmente, questa volta esclusivamente sul fronte dei servizi, il mondo raccontato da Thomas Friedman nel lontano 2005.

Autore: 

Stefano Riela

Stefano Riela
ISPI e Università Bocconi

URL Sorgente (modified on 12/10/2020 - 18:10): https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/il-voto-premiera-la-coraggiosa-jacinda-27762