BCE: alzare o non alzare i tassi?

Fermi tutti
“I prezzi freneranno”. Con queste parole ieri Christine Lagarde, presidente della BCE, è sembrata mettere un punto (temporaneo?) alla discussione sul possibile rialzo dei tassi d’interesse dell’Eurozona.
Lagarde è chiamata a difendere i piani della BCE perché, di fronte a un’inflazione galoppante, la Banca d'Inghilterra si è già mossa (sorprendendo i mercati con un primo aumento dei tassi a dicembre) e anche la Fed ha già annunciato che potrebbe alzarli prima del previsto. E ora anche gli investitori scommettono su un aumento dei tassi BCE entro l’anno: sarebbe la prima volta dal 2011.
Crescita (già) interrotta
Le conseguenze dei rialzi su mercati e tenuta dei conti pubblici mondiali potrebbero farsi vedere rapidamente: solo la notizia dell’ipotetico rialzo Fed a inizio mese ha fatto scendere l’indice S&P 500 dell'1,9% in un giorno (e oggi il calo cumulato è del 6%). Indice di una possibile fuga di capitali da Wall Street per tornare a investire in titoli di stato, che potrebbe preludere a una seconda fuga: quella dalle economie in via di sviluppo con direzione Usa e Europa.
Un rischio che molti paesi emergenti non possono permettersi, dati i bilanci già in crisi per rispondere alla pandemia. Tanto più che, secondo il FMI, proprio a causa della pandemia, il PIL mondiale perderà 12.500 miliardi di dollari entro il 2024. E, secondo un report Onu, la spinta della ripresa economica si sarebbe già esaurita.
Stagflazione in arrivo?
La risposta monetaria alla pandemia ha in larga misura ricalcato le misure prese durante la crisi finanziaria del 2008-2009. Quando COVID-19 ha colpito, sono state adottate politiche monetarie espansive per sostenere la crescita: da marzo 2020 le banche centrali “occidentali” (più il Giappone) hanno aggiunto circa 10.200 miliardi di dollari ai loro bilanci.
Oggi però la rapida crescita dell’inflazione (assieme a una ripresa economica che nel 2021 è stata comunque sostenuta) costringe a rivedere queste politiche, che virano in direzione del riassorbimento degli stimoli (il cosiddetto “tapering”).
Comunque vada, le banche centrali sono fra due fuochi: sostenere la crescita rischiando ulteriore inflazione (Bce) o contrastare l’inflazione rischiando un rallentamento economico (Fed)? Scelta difficile. La speranza è riuscire a centrare uno dei due obiettivi per non ritrovarsi senza crescita e con elevata inflazione: la “stagflazione” degli anni Settanta.