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Cina: i costi della guerra (a Omicron)

Venerdì, 29 aprile, 2022 - 16:00
Il mondo in tasca

Legge dei piccoli numeri 

Lockdown totali o parziali per 180 milioni di abitanti di 27 città cinesi. Tra queste Pechino, dove i casi di Omicron sono in crescita, e ammontano ora a 150: tanto basta secondo le autorità per chiudere interi quartieri della città e obbligare i suoi 21 milioni di residenti a sottoporsi a tamponi quasi giornalieri.

Il tutto nella speranza di evitare di ripetere gli errori fatti a Shanghai, dove il ritardo nei test di massa ha costretto le autorità locali a imporre un lockdown in vigore da ormai un mese. Con annesse misure draconiane che hanno causato episodi di protesta pubblica (merce rara in Cina) edanni economici sempre più ingenti. Non il biglietto da visita migliore per Xi Jinping per ottenere un terzo mandato questo autunno al 20° Congresso del PCC. 


(Very) Long Covid

Secondo le stime di Société Générale, sono ora sottoposte a misure restrittive le province cinesi responsabili dell’80% del prodotto interno lordo nazionale. Numerose imprese fanno i conti con una sospensione obbligata della produzione e continui ritardi logistici: il tempo di attesa per le navi al porto di Shanghai è aumentato del 162% nell’ultimo mese. Insomma, sembra di essere tornati a marzo 2020.

Inevitabile che gli indici economici non siano dei più rosei. La disoccupazione ha toccato il suo massimo e il renminbi il suo minimo degli ultimi 2 anni. Per la prima volta dal 2010, i rendimenti sul debito americano superano quelli sul debito cinese. Così i capitali fuggono da Pechino (18 miliardi di dollari in uscita solo ad aprile) e la crescita rallenta.


Strategia 0 ripensamenti

UBS ha ulteriormente tagliato le sue previsioni sul PIL cinese per il 2022, dal 5% al 4,2%. Ben al di sotto dell’obiettivo cinese del 5,5% (il più basso degli ultimi 30 anni) annunciato a marzo. Xi Jinping è così corso ai ripari annunciando un piano di maxi-stimolo alle infrastrutture. 

Potrebbe esserci un’ulteriore opzione: riconoscere che la politica cinese di "zero Covid" non è così efficace quando si tratta di Omicron. Ma Xi ha fatto sua questa strategia, e abbandonarla significherebbe ammettere di aver sbagliato, screditando la retorica ufficiale secondo cui la Cina ha gestito la pandemia meglio dei paesi occidentali.

Un costo in termini di credibilità ancora più alto di quello economico.

 


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