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Cina: Rivoluzione in Famiglia

Martedì, 1 giugno, 2021 - 14:30
Il mondo in tasca

Passeggini vuoti

Una svolta storica: Pechino permetterà alle coppie di avere fino a tre figli, abbandonando progressivamente le politiche di controllo demografico che avevano accompagnato il paese fino a pochi anni fa. Il politburo del Partito comunista cinese, dopo aver sostituito la “politica del figlio unico” in vigore dal 1980 al 2015 con il limite di due figli, cambia ancora.

La decisione arriva dopo che nuovi dati hanno confermato il rapido invecchiamento della popolazione cinese. Ma la scelta è comunque ancora “conservatrice” rispetto al parere di molti esperti, che avevano suggerito di abolire del tutto i controlli sulle nascite.

La sottile linea rossa

Aborti forzati, sterilizzazioni, licenziamenti: per decenni sono state le mosse di Pechino, nel timore che una crescita incontrollata condannasse il paese a un futuro di sovrappopolazione e povertà. Così già a metà anni Novanta il tasso di fertilità era crollato, da 6,5 a 1,3 figli per donna. Fin troppo. Il Partito comunista ha impiegato decenni per cambiare linea, e ora si trova a gestire tassi di fertilità “italiani” con un reddito medio che però è circa un terzo rispetto a quello della popolazione italiana.

Non sarà semplice. Anche perché la frenata demografica è una questione mondiale, non solo cinese. Il mondo è ormai sempre più vicino al “livello di sostituzione”, la soglia di 2,1 figli per donna che permette al più di mantenere la popolazione costante.

Il vecchio e il bambino

Chi pagherà le nostre pensioni? La domanda, tipica del mondo occidentale, ora riguarda sempre più i paesi emergenti. E in Cina la politica del figlio unico (combinata al rapido aumento dell’aspettativa di vita) ha provocato squilibri enormi: ogni figlio si ritrova a dover mantenere due genitori e quattro nonni. Non a caso assieme allo “sblocco” delle nascite sarà aumentata l’età pensionabile.

Il rallentamento demografico rafforza la teoria della “stagnazione secolare”: un futuro con meno crescita economica per tutti. E se l’ambiente forse ringrazia (meno persone, meno emissioni?), chi oggi è “aggrappato” alla crescita cinese potrebbe dover guardare altrove nel giro di pochi decenni.

 


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