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Israele verso un governo di unità

Lunedì, 16 marzo, 2020 - 15:15
Daily Focus

L’emergenza coronavirus irrompe nello stallo nella politica israeliana. L’incarico è stato affidato a Benny Gantz ma si punta a un governo di unità nazionale. Rinviato il processo al premier uscente Netanyahu che decide il ricorso a tecnologie anti-terrorismo e annuncia: "Siamo in guerra con un nemico invisibile". 

 

Alla fine Benny Gantz ce l’ha fatta. Dopo settimane di stallo, il leader centrista del movimento Blu e Bianco ha ottenuto dal presidente Reuven Rivlin l’incarico per formare un governo. Gantz può contare al suo attivo una risicata maggioranza, grazie all’appoggio dei partiti arabi e di Israel Beiteinu. Ma non è a un così fragile governicchio che punta il presidente dello Stato ebraico. Rivlin ha chiarito che, allo stato attuale, e con l’emergenza coronavirus che incombe anche su Israele – 213 i casi accertati finora – è tempo di dotarsi di un esecutivo forte. Punta cioè a realizzare un governo di unità nazionale con Gantz premier e con l’appoggio del premier uscente, Benjamin Netanyahu. Un’intesa difficile da raggiungere, considerato il fatto che Gantz intende far approvare contro Netanyahu una legge che impedisce ad un deputato incriminato di diventare premier. Ed è proprio sulle vicende giudiziarie del premier – imputato per corruzione e frode – che si alzano i toni dello scontro politico: il rinvio a fine maggio, a causa dell’emergenza sanitaria, del processo a carico di Netanyahu, inizialmente previsto per martedì 17 marzo è stato duramente criticato dall'opposizione, insorta contro quello che Blu e Bianco definisce “un utilizzo cinico del coronavirus a fini politici personali”. 

 

 

Che situazione in parlamento? 

Lo scorso 2 marzo gli elettori israeliani si sono recati alle urne per la terza volta in un anno. Tutti e tre gli appuntamenti elettorali hanno condotto a una Knesset (il parlamento israeliano) divisa e all’impasse politica. Nell’ultima tornata solo otto partiti hanno superato la soglia di sbarramento del 3,25% e Benny Gantz ha portato a casa 33 seggi contro i 36 del Likud, ma allo stato attuale può contare su una maggioranza di 61 parlamentari, grazie ai voti dei partiti arabi e del partito di Avigdor Lieberman. Su un parlamento di 120 deputati, è la maggioranza minima richiesta per formare l'esecutivo.  

 

 

 

Nuove alleanze in tempo di crisi? 

La svolta nelle consultazioni con il presidente Rivlin è arrivata domenica: i rappresentanti della Lista Unita, partito di centrosinistra che rappresenta gli arabo-israeliani, hanno comunicato che avrebbero appoggiato un governo guidato da Gantz. La Lista Unita ha specificato che Gantz avrebbe avuto l’appoggio di tutti i parlamentari del partito, inclusi quelli provenienti da Balad, radicali ultranazionalisti, guardati con sospetto da molti israeliani. È la prima volta dai tempi di Yitzhak Rabin che i partiti arabi appoggiano un governo, anche solo dall’esterno. Una svolta di non poco conto considerato che Gantz, ex generale dell’esercito, ha attivamente partecipato a numerose delle campagne contro la Striscia di Gaza. A sorprendere è anche la cooperazione, seppure a distanza, tra arabi-israeliani e il leader ultranazionalista, Avidgor Lieberman. Il capofila di Israel Beiteinu - che in passato li ha accusati di essere una quinta colonna all’interno di Israele e di non essere fedeli allo Stato d’Israele – ha infatti annunciato il proprio sostegno a Gantz. Dopo aver ricevuto ieri l’incarico esplorativo dal presidente, il leader di Blu e Bianco ha 14 giorni, più un’eventuale estensione, per presentarsi da Rivlin con la lista dei ministri. 

 

 

Cerimonia blindata? 

La cerimonia di insediamento della nuova  Knesset prevista oggi avverrà con modalità del tutto inconsuete: per precauzione contro il diffondersi del  coronavirus è stato deciso che i parlamentari si presentino a giurare in piccoli gruppi, mentre il presidente Rivlin pronuncerà il suo discorso davanti a un’aula semivuota, alla presenza dei soli leader degli schieramenti. È la politica ai tempi dell’epidemia da Covid-19, che in Israele ha già portato alla chiusura di ristoranti, bar e musei fino a data da destinarsi. In precedenza era già stata annunciata la chiusura delle scuole fino almeno alla metà di aprile, e l’obbligo per tutti quelli che entrano nel paese – sia cittadini che stranieri – di fare un periodo di due settimane di quarantena. 

 

 

Misure drastiche? 

Fa discutere nell’opinione pubblica l’annuncio di Netanyahu di voler ricorrere nella lotta contro il virus ai sistemi di geolocalizzazione in dotazione allo Shin Bet, i servizi segreti interni. Il procuratore generale dello Stato ha dato l’approvazione alle misure speciali, mentre le autorità garantiscono che non verrà violata la privacy e le informazioni non saranno sfruttate per imporre la quarantena ma dovrebbero servire a ricostruire la mappa degli spostamenti degli infettati. “Voglio tranquillizzare tutti - ha scritto il ministro dei trasporti Bezalel Smotrich su Twitter - In Israele non c'è e non ci sarà un Grande Fratello. È una misura estrema giustificata da una situazione estrema, per salvare la vita  decine di migliaia di cittadini”. 

Il sistema di mappatura, in grado di monitorare i contatti e gli spostamenti degli apparecchi cellulari, invia messaggi sms di avvertimento a chi fosse entrato a sua insaputa in contatto con persone contagiate. Una volta approvato dalla Knesset, il sistema resterà in funzione solo 30 giorni. Poi le informazioni raccolte saranno distrutte. Ma le critiche non accennano a placarsi. Come osserva Edo Konrad sul magazine +972, aggregatore di notizie e commenti progressista e di sinistra, “Non c'è motivo di credere che il lungo braccio della sicurezza di Israele si fermi alla Linea Verde. Ora che è stato fatto uscire, sarà incredibilmente difficile cercare di rimettere il genio nella bottiglia”. 

 

 

Il Commento 

Di Ugo Tramballi, Senior advisor ISPI 

 

“Bibi Netanyahu non è ancora fuori dalla scena politica israeliana, ma diventa sempre più difficile per lui restarci. Il paese, schiacciato tra lo stallo istituzionale e l’emergenza coronavirus, ha urgente bisogno di un governo. Per Israele è il momento del realismo e di un passo politico e civile che era ormai tempo di fare. In passato, nessun governo israeliano era mai stato formato con la partecipazione dei partiti arabi ma, in questo scenario, l’endorsement della lista araba unita a Benny Gantz è la prova di una maturita politica ormai raggiunta. Da una parte e dall’altra. Il coronavirus ha come rimescolato le carte, riconoscendo finalmente agli arabi – che rappresentano l 20% della popolazione – un peso specifico nell’equazione della democrazia israeliana”.   

 

 

 

A cura della redazione di ISPI Online Publications  (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 


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