La crisi europea: cosa ci aspetta?

L’Europa si trova al centro di una tempesta economica e geopolitica. Dallo scorso settembre, sono infatti progressivamente aumentati i prezzi del gas naturale, raggiungendo un valore record di 180 euro per Megawatt/ora (Mwh) il 21 dicembre. Le cifre di dicembre, se confrontate con i 20 euro per Mwh di metà giugno, costituiscono una crescita del 900%. Nella seconda metà di dicembre, tuttavia, diverse dozzine di cargo GNL americane sono state reindirizzate dall’Asia all’Europa, spinte dalla crescita dei prezzi. Subito dopo l’annuncio, i prezzi del gas sono calati a 70 euro per Mwh fatti registrare lo scorso 31 dicembre. Dato l’aumento considerevole dei prezzi, l’Europa sta infatti attirando nuove forniture, considerando anche il fatto che i principali acquirenti asiatici hanno deciso, per quest’inverno, di utilizzare le riserve anziché aumentare le scorte.
Tuttavia, la riduzione dei prezzi si è rivelata essere soltanto passeggera: il 4 gennaio, infatti, il prezzo del gas ha quasi raggiunto i 100 euro per Mwh, dopo che il gasdotto Yamal-Europa – che normalmente trasporta gas dalla Siberia all’Europa – ha trasportato gas dalla Germania alla Polonia per il quindicesimo giorno consecutivo, con l’obiettivo di far fronte alla domanda di gas di quest’ultima. Inoltre, seppure i flussi di GNL trasportati via mare sono aumentati in Europa alla fine dello scorso anno, questi potrebbero nuovamente diminuire quando i prezzi per il GNL in Asia torneranno al di sopra di quelli spot europei.
Fig. 1 - Prezzi del gas naturale olandese (TTF), in euro per Mwh
Fonte: ICE
I mercati di gas ed elettricità sono fortemente correlati, e prezzi crescenti per il gas sono risultati, a loro volta, in bollette di luce e gas più care per le famiglie, con pressioni inflazionistiche preoccupanti per il medio e lungo periodo.
Quali le cause? E le conseguenze?
Con l’avvicinarsi dell’inverno, l’Europa si è resa conto di avere il livello più basso di riserve di gas dal 2013. Il tasso di riempimento a settembre 2021 era appena del 77%, contro il 95% del 2020.
Fig. 2 – Livelli di scorte di gas in Europa
Altri fattori determinanti hanno incluso la crescita a livello globale – soprattutto in Asia – della domanda di energia, dovuta alla ripresa economica; a una primavera molto fredda in Europa settentrionale; alla ridotta produzione da idroelettrico in Brasile; e alla minore estrazione dai giacimenti di gas naturale in Norvegia e Russia. Il completamento del gasdotto Power of Siberia ha poi ulteriormente complicato la situazione per l’Europa. Questo gasdotto, infatti, ha collegato l’offerta di gas naturale russo a uno dei mercati energetici a crescita più rapida: la Cina. Inaugurato da Gazprom nel 2019, Power of Siberia ha aiutato Pechino nella diversificazione delle forniture, riducendo i costi delle importazioni di gas.
Power of Siberia apre nuove prospettive per il gas russo, e rende meno dipendente l’economia di Mosca dai proventi della vendita del gas all’Europa. Va però tenuto presente come la domanda cinese di gas russo non competa direttamente con quella europea. I giacimenti di gas che riforniscono i mercati europei sono infatti diversi – e indipendenti – da quelli per il mercato cinese. O almeno così sarà fino alla completa integrazione dell’infrastruttura energetica russa e alla realizzazione del progetto Power of Siberia 2, che andrà a collegare i giacimenti di gas Yamal (gli stessi che riforniscono l’Europa) direttamente al mercato cinese.
Tuttavia, questo potrebbe avere conseguenze considerevoli per l’Europa nel prossimo futuro. Nel frattempo, per mesi il colosso russo Gazprom ha consegnato soltanto i volumi per i quali vi era un obbligo contrattuale, senza fornire nulla dei volumi opzionali. Un comportamento piuttosto insolito se confrontato con il passato. Nel quarto trimestre del 2021, le forniture di gas russo all’Europa sono diminuite del 25% rispetto al quarto trimestre del 2020. Come affermato dalla stessa IEA, l’aumento dei prezzi del gas avvenuto in Europa è in larga parte spiegabile dalla riduzione dei flussi di gas russo. E le motivazioni, sempre secondo la IEA, sembrano appartenere alla dimensione geopolitica: il governo di Mosca starebbe usando la leva del gas come strumento di pressione politica nei confronti dell’UE con riferimento alla situazione ucraina.
Tutti questi squilibri a livello regionale si sono tradotti in una crisi energetica senza precedenti soprattutto a causa di un elemento strutturale: l’insufficiente offerta di gas naturale. Fin dal 2014, infatti, gli investimenti nella ricerca e sviluppo di giacimenti di idrocarburi sono crollati. Nel momento in cui gli investimenti avevano iniziato a riprendersi dopo la crisi finanziaria globale del 2008-2009, un evento epocale ha rivoluzionato i mercati energetici: gli Accordi di Parigi, che hanno segnato la fine dell’era dei fossili. Da un lato, le aziende petrolifere hanno ridotto drasticamente gli investimenti e l’orizzonte temporale degli stessi, concentrando le poche risorse disponibili nelle operazioni che potessero garantire i maggiori profitti nell’arco di pochi anni. La stessa Banca Europea degli Investimenti (BEI) ha sposato completamente la transizione energetica e sta progressivamente escludendo dal suo portafoglio gli investimenti legati a fonti fossili, divenendo così di fatto la Banca Europea per il Clima.
In contemporanea, tuttavia, gli investimenti in energie rinnovabili non sono stati sufficienti a soddisfare la crescente domanda a livello globale, soprattutto in Europa. Inoltre, i prezzi dell’energia in Europa si basano sul meccanismo del prezzo marginale: il costo orario dell’energia è deciso dalla fonte che, alla data ora, risulta indispensabile per la rete. Più semplicemente, le fonti rinnovabili stabiliscono il prezzo dell’energia solo quando sono così abbondanti da saturare il mercato. E ciò, tipicamente, avviene solo in momenti di bassa domanda di energia, portando così a prezzi altrettanto bassi. Di conseguenza, il ruolo principe nei meccanismi di prezzo è ancora svolto dalle fonti fossili, e in particolare dal gas naturale.
Vi sono poi altri dati indispensabili per comprendere il peculiare contesto europeo. L’UE produce il 39% del proprio fabbisogno energetico, importandone il restante 61%. Il mix energetico è composto da petrolio (36%), gas naturale (22%), energie rinnovabili (15%) e nucleare (13%). L'Europa importa l'83,5% della domanda di gas naturale, mentre ne produce internamente solo lo 16,5%. Nello specifico, l’Unione è fortemente dipendente dalla Russia per quanto riguarda il gas naturale, con Mosca che rappresenta il 50% delle importazioni di gas.
Fig. 3 – Le forniture di gas in Europa
Lo scontro geopolitico per il gas europeo
Il 13 dicembre scorso, i prezzi del gas naturale sono cresciuti dell’11% quando il nuovo ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, ha sottolineato come l’attivazione del gasdotto Nord Stream 2 non possa essere permessa allo stato attuale, poiché non rispetta le normative comunitarie. Più precisamente, a metà novembre scorso, il Bundesnetzagentur ne ha sospeso il processo di certificazione, sulla base di problemi di mancato rispetto appunto della direttiva UE sul gas. Il regolatore tedesco potrà infatti approvare il gasdotto solo quando l’operatore sarà organizzato come azienda di diritto tedesco. Avversato dall’UE, il nuovo progetto non risulta coerente con la strategia europea di diversificazione delle fonti energetiche, che punta a ridurre i costi e la dipendenza da un singolo fornitore: Nord Stream possiede una capacità annua di 55 miliardi di metri cubi di gas, e l’aggiunta di Nord Stream 2 la raddoppierebbe, portando la capacità totale a 110 miliardi di metri cubi. Inoltre, gli USA si oppongono fortemente al progetto, sebbene nel luglio 2021 l’amministrazione Biden abbia deciso di rimuovere le sanzioni per le imprese coinvolte nella sua costruzione e gestione. Ciononostante, un progetto di legge è attualmente all’esame del Senato americano per la reintroduzione delle stesse, soprattutto nel caso di un intervento armato russo in Ucraina. Infine, Nord Stream 2 rischia di divenire un ulteriore elemento di complicazione delle relazioni tra Unione europea e Ucraina: esso, infatti, indebolisce la posizione negoziale ucraina, dato che il nuovo progetto renderebbe non più essenziale il transito del gas da Kiev, riducendo così i diritti di transito, il cui apporto risulta essere cruciale per l’economia del Paese (oltre 3 miliardi di dollari nel 2020). Non da ultimo, bisogna ricordare come i prezzi del gas naturale siano cresciuti anche a causa delle tensioni tra Mosca, da una parte, e UE e USA dall’altra, per i timori legati a una possibile offensiva russa contro l’Ucraina.
La sicurezza delle forniture europee
In seguito alla seconda crisi energetica fra Russia e Ucraina nel 2009, l’UE avviò una serie di riforme volte a ridurre la propria dipendenza energetica da un singolo fornitore. Nel 2010, il nuovo Regolamento UE sulle forniture di gas introdusse nuovi standard, un meccanismo di solidarietà da attivare in caso di emergenze, e il requisito – per ogni Stato membro – di basarsi su tre differenti fornitori di gas naturale. Nel 2014, l’adozione della European Energy Security Strategy accelerò la creazione di connessioni internazionali tra gli Stati membri, in modo da creare un vero mercato energetico integrato. Il passaggio a un mercato unico, la diversificazione delle forniture e l’aumento delle riserve strategiche nei Paesi europei hanno contribuito negli anni a ridurre i rischi derivanti da shock esterni.
Gasdotti e corridoi
Per ridurre i prezzi del gas naturale, aumentare l’autonomia strategica e diversificare le forniture, l’UE ha sostenuto e finanziato anche la realizzazione di gasdotti che collegassero le economie dell’Europa meridionale con il Nord Africa. Attualmente, l’UE risulta connessa con la sponda Sud del Mediterraneo da tre gasdotti principali che raggiungono l’Italia (Green Stream, Trans-Med e il Gasdotto Trans Adriatico TAP) e due che raggiungono la Spagna (Medgaz e il gasdotto Maghreb-Europa). Inoltre, l’UE ha optato per finanziare altri corridoi principali che, una volta completati, aumenteranno in modo significativo la possibilità di diversificare per molti Paesi UE.
Questi corridoi sono:
· NSI West Gas: nuovi gasdotti per incrementare lo scambio di gas sulla direttrice Nord-Sud nell’Europa occidentale, diversificando ulteriormente le forniture e aumentando la capacità di erogare gas nel breve termine.
· NSI East Gas: nuovi gasdotti tra e attraverso il Mar Baltico, il Mare Adriatico, il Mar Egeo, il Mediterraneo Orientale e il Mar Nero, con lo scopo di rafforzare la sicurezza energetica.
· Il Corridoio Sud del Gas (SGC): per trasportare gas dal bacino del Mar Caspio, dall’Asia Centrale, dal Medio Oriente e dal Mediterraneo Orientale verso l’UE.
· BEMIP Gas: un’infrastruttura concepita per collegare le tre Repubbliche Baltiche e la Finlandia alla rete UE del gas, mettendo così fine alla loro dipendenza da un fornitore unico.
L’entrata in funzione del gasdotto Trans Adriatico (TAP), che fornisce all’Italia e all’Europa gas dai giacimenti azeri, collegando TANAP in Turchia, porta in Europa alti 7,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, riducendo i costi dal gas in Italia del 10% - compensando tuttavia solo parzialmente i rincari.
Il nuovo Regolamento TEN-E
Il 15 dicembre scorso, un nuovo accordo provvisorio è stato raggiunto tra il Consiglio UE e il Parlamento Europeo sulle Reti TEN-E (Trans European Network – Energy), che ha stabilito nuove regole per i progetti energetici transfrontalieri, sostenendo al tempo stesso gli obiettivi climatici dell’UE e il Green Deal. La revisione del regolamento TEN-E costituisce uno sviluppo cruciale poiché introduce due nuovi punti fondamentali:
· L’UE terminerà il supporto a progetti energetici di gas e petrolio e introdurrà criteri obbligatori di sostenibilità per tutti i futuri progetti.
· Il periodo di transizione durerà fino al 31 dicembre 2029, per infrastrutture tradizionalmente dedicate al trasporto del gas ma convertite al trasporto di miscele gas-idrogeno. La possibilità di sostegno finanziario UE per questi progetti terminerà il 31 dicembre 2027.
La Commissione ha indicato alcuni progetti e corridoi chiave per promuovere le interconnessioni e l’interoperabilità tra i diversi stati membri, fondamentali per garantire un mercato dell’energia integrato, competitivo e resiliente. I seguenti corridoi elettrici sono stati ritenuti prioritari:
· Le interconnessioni elettriche Nord-Sud in Europa Occidentale (NSI West Electricity), con l’obiettivo primario di mettere fine all’isolamento dell’Irlanda e per assicurare i necessari prolungamenti delle reti offshore di energia rinnovabile.
· Le interconnessioni Nord-Sud in Europa centro-orientale e sud-orientale (NSI East Electricity), con lo scopo di superare l’isolamento di Cipro.
· Il Piano di Interconnessione per il Mercato Energetico Baltico (BEMIP Electricity): interconnessioni tra i Paesi Baltici per migliorare l’integrazione regionale e permettere l’afflusso di quote crescenti di rinnovabili nel mix energetico della regione.
Altri corridoi offshore saranno cruciali per il trasporto di elettricità e idrogeno dai campi di produzione offshore (solari o eolici) fino alle coste. I principali corridoi individuati sono la rete offshore del Mare del Nord (NSOG), BEMIP nel Mar Baltico, i campi offshore meridionali e occidentali, le reti offshore Est e Sud e le reti offshore atlantiche.
Inoltre, la Commissione ha dato il proprio sostegno a corridoi prioritari per l’idrogeno che saranno creati tramite la riconversione delle esistenti infrastrutture esistenti per il gas (come i corridoi già menzionati), permettendo così l’emergere di una rete integrata per l’idrogeno che colleghi i Paesi UE, e assicurando le loro necessità infrastrutturali per quanto riguarda l’idrogeno. L’obiettivo ultimo resta quello di sviluppare una rete per l’idrogeno che copra tutta l’Unione, in modo da contribuire alla sostenibilità dei sistemi energetici europei. In questo caso, i principali corridoi individuati sono HI West, HI East e il Piano di Interconnessione per il Mercato Energetico Baltico a idrogeno (BEMIP Hydrogen).
La nuova proposta di regolamento cerca di trovare un equilibrio tra l’imperativo di accelerare la transizione energetica e aumentare gli investimenti green e la necessità di garantire la sicurezza energetica dell’Unione. In quest’ottica, il gas naturale inevitabilmente dovrà svolgere il ruolo di fonte energetica ponte, meno inquinante del petrolio, ma fondamentale per mantenere competitivi i prezzi dell’energia per famiglie e imprese. Per ridurre il gap di 260 miliardi di euro all’anno in investimenti sostenibili e raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica nel 2050, risulta così fondamentale l’apporto di nuovi finanziamenti, con un forte ruolo di sostegno da parte del settore privato. Nel breve termine, tuttavia, la componente di energia rinnovabile non può affrontare da sola la sfida dei prezzi e della crescente domanda, e il gas naturale è la meno dannosa tra le fonti energetiche fossili.
Questo orientamento sembra confermato anche dalla possibile inclusione del gas naturale nella Tassonomia UE, che indica quali tipi di investimenti infrastrutturali ed energetici saranno permessi nei prossimi decenni: il gas naturale e l’energia nucleare saranno probabilmente inclusi nella lista. La decisione sta introducendo elementi di discussione e attrito tra i maggiori Paesi europei. Se da un lato Stati come la Francia spingono per un ruolo di peso del nucleare nel futuro mix energetico europeo, il nuovo governo tedesco ha annunciato un piano ambizioso di investimenti in solare, eolico e idrogeno per garantire una riduzione delle emissioni del 65% entro il 2030.
Le azioni UE per contenere il rialzo dei prezzi
Fin dallo scorso ottobre, i ministri UE dell’Energia erano concordi sulla necessità urgente di affrontare la crescita dei pezzi e sull’opportunità di una risposta coordinata, in modo da ridurre l’impatto finanziario per famiglie e imprese già messe in difficoltà dalla pandemia. Il 13 ottobre, la Commissione ha reso nota una serie di misure che l’Unione e gli Stati membri possono utilizzare per contrastare gli effetti immediati dell’aumento dei prezzi. Questo pacchetto include strumenti di integrazione al reddito per le famiglie, aiuti di stato per le aziende e sgravi fiscali. Infine, lo scorso 15 dicembre, la Commissione ha presentato nuove proposte per decarbonizzare i mercati del gas, promuovere l’idrogeno, e ridurre le emissioni di metano. Queste proposte prevedono iniziative per migliorare la resilienza delle reti di gas e rafforzare l’attuale sicurezza delle forniture (incluse riserve di gas condivise e sistemi di acquisto comuni), come richiesto da molti Stati membri.
La strategia EU Global Gateway, annunciata a dicembre 2021, giocherà un ruolo cruciale nel permettere una maggiore diversificazione delle forniture energetiche dell’Unione. I 300 miliardi di euro dedicati all’iniziativa sosterranno anche la trasformazione verde, per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) e gli impegni degli Accordi di Parigi. Il finanziamento di nuove interconnessioni, soprattutto con la costa sud del Mediterraneo, è cruciale per assicurare la diversificazione delle forniture energetiche e migliorare la disponibilità di energia rinnovabile in Europa. Nell’arco dei prossimi anni, i Paesi membri dell’UE avranno bisogno di una crescente capacità di fonti rinnovabili per far fronte all’aumento della domanda, dato che maggiore elettricità sarà necessaria per realizzare anche la Strategia UE per l’Idrogeno e per assicurare la decarbonizzazione dell’economia europea entro il 2050.
L’attuale crisi energetica europea conferma come la storica dipendenza da pochi fornitori esteri di energia non sia più sostenibile per gli Stati europei. Il percorso verso la decarbonizzazione e la transizione verso energie pulite sono fondamentali per assicurare e supportare una ripresa economica europea di lungo periodo dopo la pandemia. Coordinamento è quindi la parola d’ordine affinché gli Stati membri possano superare in modo rapido e fluido l’attuale crisi energetica e ridurre le forti pressioni inflazionistiche. Investimenti comuni, nuove interconnessioni e una rapida accelerazione della transizione verde non sono più procrastinabili. Una transizione che, se portata avanti nel modo corretto, può trasformare in meglio il panorama energetico del Vecchio continente e l’economia europea nel suo complesso.