Migrazioni: la fame alle porte

Più di 70 migranti dispersi al largo della Tunisia. È l’onda lunga della guerra: Putin usa il grano come arma per destabilizzare l'Europa.
Più di 70 migranti partiti dalle coste della Libia risultano dispersi al largo della Tunisia. L’imbarcazione, partita da Zuwara e con a bordo circa un centinaio di persone, si è rovesciata ed è affondata al largo di Sfax. Unità della Guardia costiera italiana e della Marina sono riuscite a salvarne 24 e a recuperare un corpo senza vita, ma gli altri risultano dispersi. La Guardia costiera ha confermato che il naufragio è avvenuto in acque territoriali tunisine. Sempre al largo della Tunisia, ma in un incidente separato, è solo grazie all’intervento della Ong Open Arms se non si è registrato un bilancio di vittime ancora più alto: 110 persone sono state salvate dalla nave Astra che svolge compiti di assistenza dopo che la loro imbarcazione si era rovesciata. “È difficile comprendere l'inerzia deliberata di Tunisia, Malta e Italia in un caso così chiaro; pur avvertite, hanno lasciato alla deriva la barca per diverse ore: questa è omissione di soccorso”, dice l'equipaggio di Open Arms, che ha chiesto, senza finora ottenerla, l’autorizzazione a sbarcare i migranti in un “porto sicuro” sottolineando che “il tempo è in peggioramento e a bordo la situazione si fa difficile”.
Una rotta mortale?
Quest'anno, secondo il ministero dell'Interno, sono 17.900 i migranti arrivati in Italia via mare, in aumento rispetto ai 13.700 dello stesso periodo dell'anno scorso. Complessivamente però i numeri sono estremamente più bassi rispetto a quelli del 2016 quando sulle coste del nostro paese sbarcarono oltre 180.000 persone. Ma se l'Europa non affronta una crisi migratoria paragonabile a quella degli anni passati in termini numerici, “è chiaro che c'è un'emergenza umanitaria perché le persone continuano a morire”, osserva Flavio di Giacomo, portavoce dell’Oim. Più di 650 sono le vittime del 2022. Eppure se il relativo aumento di quest'anno non giustifica gli allarmi su un “preoccupante aumento degli arrivi via mare – insiste Di Giacomo – resta inascoltato l'appello a rafforzare il pattugliamento”. In parallelo, il numero degli arrivi è stato molto più alto per i profughi ucraini: oltre 120.000 persone entrate in Italia dall'inizio della guerra, secondo il ministero dell'Interno. “Una cifra neanche lontanamente paragonabile ai 18.000 arrivati via mare in cinque mesi”, osserva Di Giacomo, ma che dovrebbe aiutarci a mettere il fenomeno “nella giusta prospettiva”. Considerato anche che nel 2021 – secondo il progetto Missing Migrants – la rotta del Mediterraneo si è confermata la più mortale al mondo con 2.048 morti, seguita con distacco dalle rotte di Africa (1.488); America (1.248), Asia orientale (779), Europa (133) e Asia occidentale (99).
Una guerra nella guerra?
Quest’anno però non è come gli altri e il flusso dei migranti in arrivo sulle coste italiane non è solo legato alla ‘stagionalità’. Nel 2020 i paesi dell’Africa hanno importato da Russia e Ucraina derrate per il valore di circa 7 miliardi di dollari. Ora l’onda lunga del conflitto ha interrotto le catene di approvvigionamento tanto verso l'Europa quanto verso l'Africa e il Medio Oriente. Ma mentre l'Europa ha avuto la possibilità di accedere ad altri mercati per il settore agroalimentare, ad Africa e Sud Est Asiatico questa alternativa è stata preclusa a causa degli alti prezzi. E mentre grano e cereali – il cui costo è salito vertiginosamente – sono tuttora bloccati nei porti del Mar Nero, il rischio di un netto aumento dei flussi migratori verso l’Europa è molto più che probabile. Già prima dell’invasione dell’Ucraina, infatti, molti paesi africani si trovavano a fronteggiare prezzi in forte aumento a causa dei cambiamenti climatici e della pandemia, Ora, secondo la Fao, l’indice dei prezzi alimentari è aumentato del 12,6% da febbraio a marzo 2022: il valore più alto mai registrato. E secondo il World Food Programme, una guerra prolungata potrebbe far crescere la fame acuta del 17% a livello globale trascinando nell’insicurezza alimentare 174 milioni di persone.
Il cibo come arma
In questo contesto i governi africani si danno da fare per cercare di contenere la fiammata dei prezzi. Ma molti di loro non dispongono di riserve importanti per sostenere il potere d’acquisto dei propri cittadini e sovvenzionare tanti, troppi prodotti. Il rischio è che col prolungarsi del conflitto, in molti si ritrovino alla bancarotta mentre le prime “rivolte per il pane” si sono già verificate in Tunisia e Sudan. Per alcuni però i venti di rivolta e l’aumento dell’immigrazione potrebbero rispondere ad una precisa strategia di Mosca finalizzata a destabilizzare l'Europa. “L’idea di Putin è che, dopo il collasso delle forniture di grano, la gente affamata scapperà da quelle regioni e tenterà di arrivare in Europa, come i milioni di siriani che fuggivano dagli orrori della guerra”, sostiene l’ex ambasciatore tedesco a Mosca Ruediger von Fritsch, definendo quella in atto la nuova “guerra ibrida” del presidente russo Vladimir Putin. Un ricatto portato avanti bloccando le esportazioni dai porti del Mar Nero, e che si risolverebbe – secondo il Cremlino – “con la sola revoca delle sanzioni”. E che rivela, in tutte le sue storture, l’assoluta fragilità del sistema alimentare globale.
Speciale Ucraina
Il commento di Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo di ISPI
Gli ultimi sviluppi
- Mosca offre ai cittadini di Mariupol, Zaporizhzhia e Kherson la possibilità di ottenere il passaporto russo con procedura accelerata. “Il decreto non è valido e non avrà conseguenze legali” secondo la missione diplomatica ucraina presso l'Ue.
- Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba accusa la Nato di “non fare letteralmente nulla” per far fronte all’aggressione russa.
- La Turchia sta negoziando con Russia e Ucraina per l'apertura di un corridoio navale attraverso il Bosforo per sbloccare l’export di grano fermo nei porti.
- Consigliere Kiev a Onu denuncia: “La Russia ha rapito almeno 230mila nostri bambini. È un crimine volto a distruggere la nostra nazione privandola delle sue giovani generazioni”.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications.