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Se anche Al Zawahiri legge Robert Gilpin

Lunedì, 16 settembre, 2013 - 15:45
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Quando Ayman al Zawahiri, il successore di Bin Laden alla guida di al Qaeda, ha minacciato gli Stati Uniti di nuovi attacchi terroristici venerdì scorso, sono riemersi gli echi di un classico delle relazioni internazionali: “Guerra e mutamento nelle politica internazionale” di Robert Gilpin. Nel messaggio diffuso dal leader qaedista l’economia americana viene indicata come il principale obiettivo per gli islamisti. La nuova strategia di al Qaeda è quella di limitare le enormi spese per la sicurezza della potenza americana e dei suo alleati. L’economia è “il punto debole dell’America ed essa è traballante a causa di tutte le spese militari impegnate per la sicurezza” degli Stati Uniti, ha detto nel suo appello al Zawahiri. Quindi bisogna colpirli per continuare ad alimentare le loro paure e, di conseguenza, farli spendere in sicurezza.
Robert Gilpin, tra le altre cose, analizza la politica della potenza egemone sostenendo esattamente che il declino è in gran parte derivante dai pericoli di over-stretching. Nel momento in cui il costo marginale di un'ulteriore espansione internazionale eguaglia il beneficio marginale l'espansione si blocca, mentre i costi del mantenimento dello status quo crescono più velocemente della capacità economica di sostenere lo stesso. Le spese militari crescono ma non sono in grado di controbilanciare le sfide poste all’egemone. 
Più sfide, più spese, meno risorse, più velocità nel declino. Da un compound stile Abbottabad o da una grotta di Tora Bora, Al Zawahiri evidentemente ha tanto tempo per leggere. 

 

di Arturo Varvelli, ISPI Research Fellow

 

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