Pubblicato su ISPI (https://www.ispionline.it)

Home > Se la Scozia ora vuole l’indipendenza

Se la Scozia ora vuole l’indipendenza

Lunedì, 10 maggio, 2021 - 17:00
Dopo il voto

In Scozia vincono gli indipendentisti. Per la premier Nicola Sturgeon il referendum sull’indipendenza dal Regno Unito “non è questione di se ma di quando”.

 

La domanda da farsi sul referendum per l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito “non è se ma quando”: Nicolas Sturgeon, first minister scozzese, fresca di vittoria alle elezioni del 6 maggio scorso, va dritta al punto: anche se il suo partito, lo Scottish National Party (Snp), ha mancato di un soffio la maggioranza assoluta al parlamento di Holyrood, il referendum resta una priorità e si terrà quando la situazione sanitaria lo consentirà. E se da Londra il premier Boris Johnson dichiara che “qualsiasi tentativo di lacerare il paese sarebbe da considerarsi irresponsabile e spregiudicato”, Sturgeon rilancia sottolineando che “non esiste alcuna giustificazione democratica con cui si possa bloccare il diritto degli scozzesi di scegliere il proprio futuro”. A spoglio ormai ultimato, i risultati sono passati al setaccio da analisti e politologi e anche se si votava in tutto il Regno Unito, osservati ‘speciali’ sono quelli della Scozia: il loro esito, infatti, non determinerà solo la composizione del nuovo emiciclo di Edimburgo, ma i futuri equilibri dell’intera Gran Bretagna. Coscienti dell’importanza del voto, gli elettori scozzesi si sono recati in massa ai seggi: l’affluenza ha raggiunto il 64%, molto più alta delle precedenti tornate. Ma Sturgeon invita alla calma: “Faremo il referendum quando sarà il momento”. Sa di avere tempo e non vuole affrettarsi a organizzare un referendum che non può, in nessun modo, permettersi di perdere. 

 

Exploit dei verdi?

Il partito indipendentista Snp di Sturgeon ha stravinto le elezioni locali, ottenendo il quarto mandato di fila e il risultato più ampio nella storia del parlamento scozzese. Ma complice un complesso sistema elettorale proporzionale, pur avendo ottenuto quasi la metà dei voti complessivi l’Snp ha mancato per un solo seggio la maggioranza assoluta di 65 su 129, che gli avrebbe dato pieni poteri. Uno smacco, causato anche dal voto ‘tattico’ degli unionisti, a cui però Sturgeon potrebbe ovviare alleandosi con l’altro partito a favore dell’indipendenza, i Verdi, che con otto seggi realizzano il miglior risultato della loro storia. I Conservatori, vincitori in Inghilterra, a nord del Vallo di Adriano sono pur sempre il secondo partito (31 seggi), mentre i Laburisti, pur vincendo in Galles, hanno ottenuto un risultato deludente. Pur reggendo nelle grandi città, nel resto del paese appaiono in difficoltà, tallonati dai Verdi in costante crescita. Nel complesso, il voto degli elettori ha premiato il governo di Johnson che dopo la débacle iniziale si è dimostrato capace di gestire l'emergenza sanitaria e organizzare la campagna vaccinale.

La stampa scozzese, inoltre, dà ampio risalto al fatto che, per la prima volta nella storia scozzese due donne appartenenti a delle minoranze – Kaukab Stewart dell’Snp e Pam Gosal dei Conservatori – siano state elette al parlamento di Holyrood.  

Verso un nuovo referendum?

Nicola Sturgeon ha chiarito che l’Snp intende organizzare un referendum per la secessione entro il 2023. La premier vuole avere tempo di preparare il terreno, ed evitare delusioni come nel 2014, quando nel primo referendum il 55% degli scozzesi votò per restare nel Regno Unito. Oggi, a distanza di sette anni, l’insofferenza per la permanenza nel Regno Unito è stata acuita dal drammatico esito di Brexit contro cui, nel 2016, si era espresso ben il 62% degli scozzesi. Nel tentativo di evitare ‘strappi’ con Londra però, la first minister ha confermato che parteciperà al summit convocato dal primo ministro Boris Johnson sull'emergenza coronavirus. Dopo essersi congratulato con lei per il successo elettorale, infatti, il premier ha convocato a Londra un vertice delle quattro nazioni, con i leader di Galles, Scozia e Irlanda del Nord per “discutere le sfide condivise e come possiamo lavorare insieme per superarle nei prossimi mesi e anni”. Nella lettera, Johnson ha definito la campagna di vaccinazione “un esempio dei successi del ‘Team UK’ in azione”: i toni concilianti del premier – osserva il Washington Post – dimostrano che il risultato del voto ha sollevato preoccupazione a Downing Street.

 

Keep calm and…leave?

Per quanto barocco, il sistema proporzionale scozzese ha fatto il proprio dovere, attribuendo i seggi in parlamento in modo da rispecchiare la volontà popolare. E L’attuale composizione di Holyroad riflette la Scozia per ciò che è: un paese spaccato sulla questione dell’indipendenza da Londra e che in questo momento vuole che il governo regionale dia priorità alla ripresa economica, dopo le forti perdite causate dalla pandemia. Segnali che evidentemente Sturgeon ha saputo cogliere: nel fine settimana la first minister ha ribadito più volte che concentrerà tutta la sua attenzione sulla ripresa economica e a lavorare con Johnson per organizzare i prossimi colloqui sul clima delle Nazioni Unite, in programma a Glasgow. Per il referendum, ha poi aggiunto, “aspetteremo il momento giusto”.

Difficilmente però il percorso verso l’indipendenza della Scozia si concluderà in tempi brevi: Westminster ha l'ultima parola sulla concessione di un referendum e Johnson ha chiarito che rifiuterà di accettarne uno. La strategia dei conservatori è chiara: ostacolare il voto il più a lungo possibile e sperare che, col passare del tempo, le ferite della Brexit si rimarginino, riportando nel campo degli unionisti tutti coloro che oggi, in una nemesi storica, voterebbero ‘leave’. Johnson è preoccupato e fa bene: se la secessione della Scozia potrebbe rivelarsi un colpo fatale per il Regno di sua maestà, di certo lo sarebbe per il suo esecutivo. Come ha osservato tempo fa il ministro di Gabinetto Gove, “non molti governi sopravvivono alla frantumazione del proprio paese”.

 

Il commento

Di Antonio Villafranca, ISPI Director of Studies

“Gli effetti di Brexit iniziano a farsi sentire per Johnson. Il parlamento scozzese potrebbe esprimersi sul referendum già entro un anno, mettendosi in rotta di collisione con quello inglese. Johnson si gioca tutto con la ripresa post-Covid. Se questa sarà debole (e non inclusiva), le chances dell'indipendenza saranno alte. E altri guai potrebbero arrivare dal Galles e dall'Irlanda del Nord”.

 

* * *

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications)


URL Sorgente (modified on 24/06/2021 - 20:10): https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/se-la-scozia-ora-vuole-lindipendenza-30377