Trade-Watch: globalizzazione 4.0, termometro del libero scambio

FOCUS - Scambi contagiati, coordinamento obbligatorio
Secondo la World Trade Organization, nel 2020 il commercio mondiale dovrebbe contrarsi tra il 13 e il 32%. Quali gli effetti di tale crollo? Quali le differenze rispetto alla crisi finanziaria del 2008? Perchè è necessario che gli Stati non chiudano le frontiere in questo momento delicato?
di Lucia Tajoli, ISPI
IDEE - Globalizzazione, punto e a capo?
La parola più usata (e abusata) del millennio, la definiscono alcuni. E così, anche in queste settimane abbiamo visto nascere un altro dibattito sulla globalizzazione: il coronavirus ne decreterà la fine? Non sembra essere dell’idea Emmanuel Macron, che nell’intervista al Financial Times racconta di come questa crisi sia un’opportunità per rilanciare anche i rapporti tra gli Stati. Thierry Breton, suo connazionale e commissario europeo non la pensa così e anzi dice che siamo andati “troppo lontani” nel processo di globalizzazione. Interessante posizione di alcuni pensatori asiatici facenti capo a Kishore Mahbubani è invece quella secondo cui la globalizzazione sarà sempre più sinocentrica. Infine Stephen Walt, uno dei più importanti pensatori occidentali racconta un futuro che sarà meno “iperglobalizzato” di quello odierno. Insomma, tante opinioni diverse ma con un fil rouge che le accompagna: la globalizzazione post-coronavirus sarà diversa da quella che abbiamo vissuto fino a oggi.
PERCHÉ TRADE WATCH
Con Trade Watch ISPI offre alle imprese uno strumento per seguire gli sviluppi del commercio internazionale, con focus e analisi dedicati alla globalizzazione e al suo evolversi, con particolare attenzione per gli scambi europei e per le strategie del Sistema Italia.
IL DATO
INVESTIMENTI - Strumenti europei contro i takeovers
Il Covid-19 e le sue conseguenze sull’economia hanno messo ancora più a nudo una delle grandi debolezze del sistema europeo: la mancanza di uno screening degli investimenti esteri efficace e utilizzabile. Per fortuna, grazie anche al lavoro del nuovo Commissario al commercio, che viene da anni di lavoro sul settore agricolo (uno dei più protetti), nelle ultime settimane a Bruxelles sono state approvate delle linee guida che indicano ai paesi membri come comportarsi in caso di manovre aggressive da parte di società straniere. Ovviamente, questa brusca (e felice) accelerazione arriva a seguito delle considerazioni fatte sulla base degli scenari macroeconomici sulla regione:
un’economia in picchiata comporterà purtroppo anche la svalutazione di aziende ritenute chiave per il sistema europeo, che quindi potrebbero divenire più vulnerabili a takeover ostili. Non siamo i soli: anche il Giappone ha appena annunciato che si doterà di un sistema più rigido di investment screening.
IL SITO
Un portale di assistenza alle imprese per orientarsi nelle barriere al commercio ai tempi del coronavirus.
L'APPUNTAMENTO
Breakfast Briefing ISPI
Commercio mondiale: l'export ci salverà?
online 11 maggio, ore 8.30
Lucia Tajoli Alessandro Terzulli
SETTORI - Vincitori e vinti causa pandemia
Quali settori hanno già sofferto? Secondo una ricerca pubblicata da McKinsey, i settori più in difficoltà a livello globale, già in questi mesi, a causa della diffusione del virus sono stati l’industria del turismo, i voli commerciali, l’Oil & Gas, le assicurazioni e l’automotive. A livello europeo, si registra una forte preoccupazione in particolare per l’industria del turismo, perché non sembra poter riprendere nemmeno quando la fase di lockdown sarà terminata. Numerosi sono infatti ancora i dubbi sulle modalità di ripresa di un settore chiave per molti paesi europei, in particolare quelli più colpiti dalla crisi.
E quali ne hanno beneficiato? Il settore della grande distribuzione è tra i pochi settori che, in questo periodo di crisi, hanno registrato un aumento considerevole di clienti. Le catene di supermercato europee, e anche quelle nazionali, negli scorsi anni minacciate dall’arrivo di piattaforme e-commerce sempre più efficienti e competitive, sono invece tra i settori che, negli scorsi mesi, hanno visto aumentare considerevolmente i ricavi oltreché il numero di lavoratori. Anche le piattaforme collaborative, gli strumenti di comunicazione digitali e i maggiori player dell’entertainment sono tra i “vincitori” se di vincitori si può parlare, di questi mesi di lockdown.