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Trend to watch: la geopolitica dello sport

Mercoledì, 22 Dicembre, 2021 - 13:00
Il mondo che verrà 2022

Il 2022 inizierà e finirà con due grandi eventi sportivi a trazione geopolitica: le olimpiadi di Pechino e I mondiali in Qatar.

 

Il 2022 dovrebbe essere un anno memorabile per gli appassionati di sport, o comunque per chiunque si interessi al futuro della politica democratica. L'anno sarà rispettivamente aperto e chiuso da due importanti eventi sportivi internazionali: i Giochi Olimpici Invernali di Pechino a febbraio e il Campionato mondiale di calcio in Qatar a novembre e dicembre. Questi eventi saranno spettacolari non solo per l'aspetto agonistico, ma anche per la crescente commistione che si ravvisa tra il dibattito sulla geopolitica dell'autoritarismo e quello sulla geopolitica dello sport.

La geopolitica dello sport oggi può confondere le idee perché non rientra in categorie semplici come avveniva durante la Guerra Fredda, quando era facile immaginare che il campo comunista, capeggiato dai Sovietici, sfidasse il campo capitalista guidato dagli Stati Uniti in una sorta di guerra sportiva a caccia di medaglie e di riconoscimento politico. Naturalmente, la geopolitica della Guerra Fredda era molto più complicata di questa schematizzazione immaginaria; tuttavia, essa ha influenzato la percezione della rilevanza geopolitica dello sport di un gran numero di persone in tutto il mondo. La fine della Guerra Fredda, annunciata come una grande vittoria in Occidente, non ha comunque comportato la fine di questa concezione binaria della geopolitica. Anzi, ha lentamente lasciato il posto a quella che è ormai la visione dominante della geopolitica post-trionfalista, definita da una presunta competizione tra stati "democratici" e "autoritari". Sta di fatto che si immagina che l'autoritarismo sia ben compartimentato all'interno dei confini di uno stato autoritario e che la democrazia inizi non appena si valica il confine di uno stato democratico.

In realtà, nel mondo sportivo di oggi l'entità dei flussi tra paesi autoritari e paesi democratici è tale che questa visione territoriale della geopolitica non è di grande utilità. I flussi dello sport globalizzato collegano atleti, tifoserie, istituzioni sportive, organi di governo, media e finanziamenti attraverso i confini, con scarsa attenzione per la cartografia morale della democrazia e dell'autoritarismo che spesso si applica alla geopolitica nei media e nelle sfere politiche. Di conseguenza, anche se politici, giornalisti e appassionati di sport riconoscono prontamente la straordinaria portata di questi flussi, continuano a sentirsi notevolmente a proprio agio nell'immaginare un mondo imperniato su un semplice asse autoritario-democratico.

Alla luce degli eventi sportivi il cui svolgimento è previsto nel 2022, questa visione geopolitica di una mappa mondiale con una netta divisione tra stati autoritari e democratici sarà particolarmente difficile da sostenere. Basti pensare all'annuncio (dicembre 2021) del boicottaggio diplomatico  dei Giochi olimpici in Cina da parte del governo degli Stati Uniti, a cui si sono prontamente uniti Australia, Canada e Regno Unito. Per questi governi, si è trattato di una modalità di alto profilo per richiamare l'attenzione sulle violazioni dei diritti umani e sul genocidio in corso in Cina contro gli uiguri e altre minoranze musulmane, che contemporaneamente distoglie l'attenzione dalle modalità di basso profilo con cui dozzine di aziende occidentali, tra cui Coca-Cola e Nike, hanno ricavato profitti dal lavoro coatto delle minoranze internate. Nel guardare le Olimpiadi invernali, sarà importante monitorare in che misura si affronteranno frontalmente questi interrogativi cruciali sulla complicità occidentale nel trarre profitto dalle pratiche autoritarie in Cina, nel trascurarle o rafforzarle, oppure se i governi occidentali si accontenteranno di partecipare allo spettacolo dell'attenzione per i diritti umani mentre incoraggiano i loro atleti e le loro società a portare a casa l'oro.

Anche la Coppa del Mondo FIFA 2022 in Qatar presenta una serie di problematiche simili. Quando il paese ha vinto la gara per ospitare il Campionato mondiale, ha immediatamente iniziato la costruzione di nuovi stadi e nuovi hotel e la ristrutturazione dell'intera rete di trasporti, compresa la costruzione di un nuovo sistema ferroviario metropolitano a Doha. Da allora, i media occidentali hanno assistito a un flusso costante di rapporti sulle pratiche di lavoro abusive in Qatar, tra cui il recentissimo e impressionante rapporto del Guardian che afferma che 6.500 lavoratori migranti hanno trovato la morte nel massiccio boom edilizio del paese dal 2010. In Qatar, la questione dello sfruttamento dei lavoratori è molto più complessa di quanto lascino intendere i mezzi d'informazione tradizionali e i canali di informazione sportiva, anche perché è raro che sia il governo del Qatar a sfruttare direttamente i lavoratori; a sfruttarli sono loro concittadini che fungono da intermediari e che gestiscono i loro contratti in Qatar e in patria. A complicare ulteriormente la rappresentazione semplicistica dell'autoritarismo del Qatar, un numero impressionante di aziende occidentali ha guadagnato da contratti lucrosi in vista della Coppa del Mondo, a cominciare da società di consulenza come McKinsey o BCG a studi di architettura come Foster + Partners, passando per conglomerati tecnologici quali Siemens. Come anche nel caso della Cina, una delle questioni principali da tenere d'occhio per quanto riguarda la Coppa del Mondo sarà se le aziende con sede in Occidente continueranno a sfuggire a qualsiasi reprimenda seria per aver ottenuto vantaggi finanziari sulle spalle dei lavoratori sfruttati, oppure se i media e i politici occidentali si accontenteranno di risolvere il problema addossando la colpa ai governi.

Insieme ai principali eventi di importanza mondiale del 2022, si avrà sicuramente modo di assistere a discussioni più ampie su come i regimi autoritari utilizzino lo sport per esercitare una forma di "soft power" o per azioni di "sportswashing" finalizzate a modificare in senso positivo la loro immagine negativa in fatto di diritti. Da tempo i regimi autoritari utilizzano lo sport per promuovere un'immagine positiva di se stessi, ma "soft power" e "sportswashing" sono gli stereotipi preferiti dei commentatori di oggi che denunciano il ruolo crescente dei regimi autoritari e del denaro nello sport a livello mondiale. Quest'osservazione riguarda soprattutto i commenti occidentali sulla finanza sportiva dei paesi del Golfo da parte di osservatori indignati da ciò che considerano denaro "sporco" che affluisce dalla penisola arabica. Ciò è particolarmente evidente nel caso dell'Arabia Saudita, dove gli investimenti sportivi come l'acquisizione del Newcastle United da parte del Saudi Public Investment Fund sono descritti come una "manovra di soft power da parte dell'Arabia Saudita", mentre la decisione di ospitare la prima gara di Formula 1 del paese a Gedda o le azioni di lobbying sulle principali organizzazioni sportive statunitensi vengono attribuite a un presunto programma di sportswashing dei sauditi. Queste interpretazioni sono promosse da coloro che considerano lo sport un elemento chiave per avanzare richieste di democrazia, libertà e diritti umani così come vengono intesi in Occidente.

Tali appelli alla libertà e alla democrazia sono necessari e importanti, ovviamente, e il tema dello sport è efficace perché consente di raggiungere un vasto pubblico. Eppure, le "critiche" semplicistiche sul soft power e sullo sportswashing assolvono sempre le organizzazioni sportive, le società di media, i club, le tifoserie e i giocatori occidentali da qualsiasi tipo di complicità, imputando l'autoritarismo e le politiche antidemocratiche ai soli governi. A volte la FIFA o il CIO vengono messi alla gogna per la loro corruzione crassa e le loro pratiche autoritarie. Ma come mostrano le discussioni sul boicottaggio olimpico, l'intendere la geopolitica dello sport nell'ottica della concezione statale, secondo cui l'autoritarismo e la democrazia riguardano i territori e governi, non le persone e le istituzioni, significa che tra gli osservatori occidentali continua a prevalere un senso rassicurante di superiorità morale. Il 2022 smentirà finalmente l'idea altrettanto rassicurante che i confini territoriali separino la democrazia dall'autoritarismo? Gli eventi sportivi dell'anno potrebbero riservare qualche sorpresa.

 

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Autore: 

Natalie Koch

Natalie Koch
Associate Professor, Syracuse University

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