La nuova commissione europea di Ursula Von der Leyen fatica a vedere la luce. Avrebbe dovuto insediarsi il 1 novembre ma non ce l’ha fatta e l’appuntamento è slittato al 1 dicembre. Ieri, dopo intoppi vari, l’ennesimo colpo di scena: il Parlamento ha ‘rinviato’ l’ungherese Olivér Várhelyi, candidato al portafoglio dell’Allargamento. Várhelyi – considerato troppo vicino al premier Viktor Orbán – non ha convinto i deputati della commissione Affari esteri, che hanno chiesto di rivedere il candidato perché risponda in dettaglio a una serie di domande relative all’incarico che dovrà ricoprire. Una specie di rimando a settembre, per intenderci. Ma c’è un altro fatto che rischia di allungare i tempi: è notizia di queste ore che Bruxelles ha aperto una procedura di infrazione contro il Regno Unito, per la mancata indicazione di un proprio candidato per il posto di commissario europeo.
Aut aut alla Regno Unito?
In base al Trattato sull’Unione Europea ogni Stato membro ha il dovere di indicare un candidato un commissario, ma il governo britannico non ha presentato alcun nome perché era convinto di non far più parte dell’UE. Il rinvio della Brexit, prevista il 31 ottobre e rinviata al 31 gennaio, ha sparigliato le carte. Il governo di Boris Johnson si trova quindi, fintanto che il Regno Unito resta nell’Unione, a dover esprimere un candidato. Il problema – spiegano da oltre Manica – è una legge britannica che vieta di fare proposte o nomine nelle istituzioni internazionali nel periodo pre-elettorale e nel Regno Unito le elezioni sono previste il 12 dicembre. Niente da fare, ribattono da Bruxelles: la Commissione deve entrare in funzione il prima possibile e il Regno Unito avrà tempo fino al 22 novembre per dare spiegazioni “per aver violato gli obblighi previsti dal trattato UE”.
Corsa contro il tempo?
Dopo le polemiche per la bocciatura di Sylvie Goulard, passa invece il commissario designato dalla Francia per la delega al Mercato Interno, Thierry Breton, e quella rumena per la delega ai Trasporti, Adina Valean. Entrambi hanno ricevuto l’ok dei deputati e dovranno quindi passare l’ultimo esame alla plenaria di Strasburgo, che sarà chiamata a votare la composizione della nuova Commissione nella sua interezza.
A von der Leyen mancano ancora due commissari per poter chiedere al Parlamento UE un voto di fiducia entro il 27 novembre, in tempo utile per insediare la nuova Commissione il 1 dicembre. Non proprio poco. Soprattutto considerato che è la seconda volta che il commissario designato dall’Ungheria non supera l’esame. Il primo era stato Laszlo Trocsanyi, bocciato il 30 settembre.
Ursula presidente debole?
Ma c’è dell’altro: lo scontro politico sottotraccia (ma nemmeno tanto) che lacera le istituzioni europee. Ad aprire le ostilità, lo scorso mese di luglio, era stato il presidente francese Emmanuel Macron mettendo in discussione la regola dello Spitzenkandidat, utilizzato per le nomine nel 2014 e fortemente auspicato dal Parlamento.
Il metodo prevede che il Consiglio europeo scelga come Presidente della Commissione il candidato di punta del gruppo politico che ottiene la maggioranza relativa alle elezioni europee. A dover essere scelto in maniera quasi automatica sarebbe stato dunque Manfred Weber, Spitzenkandidat dei popolari. Ma i liberali e Macron in particolare, alla fine hanno vinto la partita ottenendo maggior voce in capitolo sulla nomina. La “vendetta” del Parlamento – era la voce circolata a Bruxelles – si era consumata a stretto giro, con la bocciatura della prima candidata francese Goulard, indicata da Macron.
Questa era la settimana che doveva permettere alla Commissione von der Leyen di uscire dallo stallo, dopo la fiducia per appena nove voti concessa dall’Europarlamento nel luglio scorso e la bocciatura dei candidati commissari di Francia, Ungheria e Romania in ottobre. Ma il tempo stringe. Ad oggi Ursula von der Leyen non ha ancora una squadra completa e si appoggia su una maggioranza parlamentare fragile. La sua commissione mostra tutte le sue debolezze ancor prima di partire
IL COMMENTO
di Antonio Villafranca, Coordinatore della ricerca ISPI e Co-Head, Osservatorio Europa e Governance Globale
“Le priorità politiche di Ursula von der Leyen toccano temi cruciali per il futuro dell’UE con ambizione e uno sguardo di lungo periodo: ambiente, digitale, lotta alle disuguaglianze, democrazia, multilateralismo, valori europei.
Sulla carta, una grande agenda di riforme. Rimane da vedere se la Commissione sarà abbastanza forte per mantenere le proprie promesse nel fuoco incrociato tra Paesi membri, partiti del Parlamento Ue, ambizioni e tensioni tra i leader europei”.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)