Nel 2013, il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha promesso un ritorno della crescita economica sostenibile, maggiori consumi interni e aziende che utilizzano denaro a basso costo per aumentare gli investimenti attraverso una serie di misure note come 'Abenomics'.
Tre frecce
La strategia economica, fiscale e finanziaria della ‘Abenomics’ consisteva nelle cosiddette ‘tre frecce’: 1. quantitative easing (QE) della banca centrale (BoJ), 2. Massiccio stimolo fiscale e 3. Riforme strutturali.Come è emerso, tuttavia, due di queste tre politiche – quantitative easing e stimolo fiscale – dopo aver avuto successo nel breve termine appaiono oggi sempre più insostenibili e troppo costose, con possibili danni ben più gravi nel lungo termine. L'unica freccia della ‘Abenomics’ in grado di poter creare ancora maggior valore rimane quella delle riforme strutturali. Molte delle riforme che Abe ha promesso devono però ancora essere implementate mentre ne rimarrebbero altre utili per il paese che però non sono ancora nell'agenda politica di Tokyo.
Successo limitato
Sebbene gli investimenti privati in Giappone siano aumentati negli ultimi anni, gli analisti sono concordi sul fatto che quelli aziendali dovrebbero essere molto più sostenuti, alla luce delle riforme fatte. Nonostante i profitti record delle società, negli ultimi sei anni, gli investimenti hanno registrato solo un aumento moderato ma l'aumento previsto dei salari giapponesi - una delle condizioni preliminari di una sana inflazione - non si è ancora materializzato. Tutto ciò ha determinato crescenti preoccupazioni relative alla sostenibilità delle riforme intraprese.
In primo luogo vi è il timore che la BoJ abbia ormai esaurito gli strumenti per stimolare l'economia con una banca centrale sempre più piena di Japanese Government Bonds (JGB). All'inizio del 2013, la BoJ deteneva circa il 10% del mercato complessivo di JGB, a maggio 2016 la quota di mercato era salita al 37%, mentre a fine 2018 questa quota aveva raggiunto quasi il 50%. Per quanto riguarda le politiche di stimolo fiscale invece, crescono le preoccupazioni sulla sostenibilità finanziaria di ulteriori pacchetti di stimolo. Il debito pubblico del Giappone ammonta già a circa il 250% del Pil e, cosa assai più grave, più il governo adotta pacchetti di incentivi, meno sarà in grado di controllare il debito pubblico.
Che fare?
Da tempo gli economisti hanno chiesto profonde riforme strutturali per il paese, sul fronte dell'offerta. Nel giugno 2014, Abe ha annunciato un pacchetto di riforme che includeva la liberalizzazione dell'agricoltura, tagli alle imposte sulle società e una revisione della regolamentazione dei settori dell'energia e della sanità. Altri annunci settembre 2015 comprendevano la promozione di settori strategici come i big data, l'intelligenza artificiale (AI), un programma per aumentare i tassi di natalità e l'abbassamento dei pagamenti delle pensioni di sicurezza sociale.
Finora, tuttavia, sono stati fatti solo piccoli passi come l’abbattimento delle imposte societarie ridotte dal 37 al 32% con prospettive di tagli al di sotto del 30%. Priorità: più donne e più immigrazioneL'aumento della partecipazione femminile al lavoro in Giappone è una parte importante delle riforme previste. Tuttavia, la presenza delle donne nel lavoro è già relativamente alta. Al 66,0% nel 2014, era già superiore al 62,8% della media OCSE , paragonabile a quella degli Stati Uniti (67,1%). Nel 2011 però il Sol Levante si è classificato al 98 ° posto nell'indice sull'uguaglianza di genere del World Economic Forum, peggiorando la propria posizione nel 2017 con il 111° posto, dopo Etiopia e Nepal.
Gli analisti sostengono in ogni caso che per aumentare l'offerta di lavoro, diventerà sempre più necessario aumentare l'età pensionabile dei lavoratori giapponesi e, soprattutto, aumentare l'immigrazione al fine di contrastare le ripercussioni del rapido invecchiamento della popolazione nipponica. In tal senso, nel settembre 2018 il governo di Tokyo ha annunciato un allentamento delle leggi sull'immigrazione che sono molto restrittive, con l’obiettivo di aumentare il numero di lavoratori stranieri. Preoccupato per la generale carenza di manodopera causata da una società che invecchia rapidamente, il governo si è impegnato a istituire uno status residenziale speciale per i lavoratori stranieri meno qualificati. In base a tale schema, questi lavoratori sarebbero in grado di lavorare e vivere in Giappone per un periodo di tempo limitato e senza le loro famiglie. Mentre il numero di stranieri lavoratori in Giappone è più che raddoppiato negli ultimi 10 anni, pari a 1,3 milioni (che rappresenta meno del 2% della forza lavoro totale del paese), il nuovo piano prevede di consentire a 500.000 lavoratori poco qualificati di lavorare temporaneamente nel paese entro il 2025.
Oltre ‘Abenomics’
Tra le politiche strutturali che più vengono invocate per aumentare la competitività del paese e liberare risorse per accrescere la domanda interna vi è anche il dossier delle deregolamentazioni. Molti economisti temono però che il governo non sarà in grado di affrontare il tema per timore di scontentare interessi di gruppi privilegiati con forti lobby, ad esempio gli agricoltori, i medici e i farmacisti. Finora, Abe ha evitato di toccare questi interessi, considerato anche che molti di questi gruppi sono elettori tradizionali del suo partito Partito Liberal-Democratico (Liberal-Democratic Party, LDP) e costituiscono importanti finanziatori della campagna elettorale. Nel tentativo di contrastare la mancanza di domanda, il governo potrebbe ridurre le tasse al consumo, espandere i programmi per aiutare le famiglie a basso e medio reddito, o investire di più in tecnologia ed istruzione - finanziando tutto ciò attraverso l’emissione di nuova moneta (incorrendo così in ulteriori debiti). Come spiegato sopra, tuttavia, la politica fiscale è seriamente limitata dai problemi di sostenibilità. Finora, il debito pubblico giapponese sembra sostenibile, ma l'invecchiamento della società avrà quasi inevitabilmente un impatto sulla sostenibilità dei debiti pubblici nei prossimi anni. Quando esattamente ciò accadrà rimane un quesito aperto.