FOCUS - The New Scrable for Africa? Sì, ma non è nuovo
Il settimanale The Economist, all’inizio di marzo, ha dedicato all’Africa un’importante copertina che ritrae la sagoma del continente sulla quale campeggia il titolo “The new scramble for Africa”. Il riferimento è all’espressione coniata per la spartizione coloniale del continente operata dagli europei a fine Ottocento. Il periodico inglese ha ragione nel sottolineare l’attenzione di governi e imprese americani, europei, asiatici e medio-orientali nei confronti di quest’area, della sua crescente rilevanza e del potenziale che offre, ma prende un abbaglio nella scelta del titolo. Lo “scramble” non è “new”, e quindi neppure “news”.
di Giovanni Carbone, ISPI
PREVISIONI SACE - Infrastrutture subsahariane: mancano regole per investire
Gli impegni di investimento destinati allo sviluppo delle infrastrutture in Africa nel 2017 sono stati pari a circa 81,6 miliardi di dollari, in crescita del 22% rispetto al 2016. Si tratta del miglior risultato dal 2010 grazie all’aumento del contributo cinese ma anche di quello dei governi africani. Persiste tuttavia un financing gap legato non tanto alla mancanza di opportunità di investimento e di fondi quanto piuttosto alle difficoltà legate soprattutto alla mancanza un quadro regolatorio e legislativo chiaro e trasparente che consenta di sfruttare il potenziale degli investimenti.
di Tiziano Spataro, Ufficio Studi SACE
INFRASTRUTTURE - Etiopia e Kenya alleate per mega progetto d'area
In occasione del Kenya-Ethiopia Trade and Investment Forum tenutosi ad Addis Abeba dall’1 al 2 marzo 2019, il primo ministro etiope Abiy Ahmed e il presidente keniano Uhuru Kenyatta hanno rinnovato il loro impegno nei confronti degli investimenti comuni per il mega progetto infrastrutturale regionale Lamu Port-Sud Sudan-Etiopia Transport Corridor (Lapsset). Annunciato dieci anni fa ma lanciato ufficialmente nel marzo 2012, il programma LAPSSET fa parte della Kenya Vision 2030 ed è il più grande e ambizioso piano infrastrutturale dell'Africa orientale. Questo consiste in sette progetti infrastrutturali chiave: un nuovo porto di 32 moli a Lamu (Kenya); autostrade e linee ferroviarie interregionali e una serie di oleodotti che collegheranno il Kenya con l’Etiopia e il Sud Sudan; 3 aeroporti internazionali in Kenya; il potenziamento della diga lungo il fiume Tana e la costruzione di una zona economica esclusiva nella regione di confine di Moyale tra Kenya ed Etiopia.
PERCHE' AFRICA WATCH
Con Africa Watch ISPI offre alle imprese italiane interessate allo sviluppo dell’Africa subsahariana informazioni su prospettive e opportunità che emergono sulla scena economica, evidenziando nuovi trend e settori di forte attrazione.
IL DATO
GLOBAL CITY - Lagos: la città più grande e dinamica del Sahara
Con i suoi 21 milioni di abitanti, Lagos è una delle più grandi megalopoli al mondo ma anche una delle città più dinamiche del continente africano. Da quando il governo federale è stato trasferito ad Abuja, nel 1991, l'economia della ex capitale della Nigeria è decollata tanto da rappresentare, secondo stime ufficiali, oltre un terzo del Pil di tutta la nazione, con un reddito nominale pro capite superiore al doppio della media nigeriana. La città è il centro della maggior parte dell'industria manifatturiera del paese e sede di un'industria bancaria panafricana, nonché di una fiorente scena musicale, di moda e cinematografica che si riverbera in tutto il continente. Più recentemente, Lagos è diventata anche un centro tecnologico che rivaleggia con la cosiddetta Silicon Savannahdi Nairobi. In particolare, la maggior parte delle start-up tecnologiche si concentrano nel distretto di Yaba, dove il governo statale ha installato una rete a banda larga veloce.
Il successo di Lagos si accompagna però ad enormi sfide legate al sovraffollamento e alle grandi sperequazioni sociali. Secondo un rapporto della Banca Mondiale del 2016, due persone su tre in città vivono in baraccopoli. Entro il 2050, Lagos sarà il terzo agglomerato urbano più grande del mondo, dopo Tokyo e New Delhi, con oltre 30 milioni di abitanti. Una sfida che nei prossimi anni richiederà investimenti sostanziali in infrastrutture da parte del governo.
TECNOLOGIA - In Rwanda i primi smartphone Made in Africa
Il Rwanda sarà il primo paese africano a produrre smartphone interamente made in Africa. Il nuovo impianto produttivo la cui istituzione è stato il frutto di un accordo tra il governo ugandese e la Mara Corporation darà lavoro a quasi 20.000 ugandesi e inizierà a produrre entro aprile 2019 i primi smartphone specificatamente disegnati per soddisfare la domanda del mercato locale. Come ambiziosamente annunciato dallo stesso fondatore della Mara Corporation, Ashih Thakkar l’obiettivo è quello di rendere i Mara Phones l’equivalente di Huawei o Xiaomi per la Cina. I telefoni Mara saranno tra i primi dispositivi ad utilizzare Android Oreo, un sistema operativo ottimizzato per applicazioni come YouTube Go, Facebook Lite e Twitter Lite appositamente ideate per il mercato africano. Tra i piani della Mara Corporation vi è anche quello di stabilire in Sudafrica un secondo impianto produttivo, mentre nel lungo periodo l’intenzione è quella di produrre telefoni competitivi anche per mercati più maturi, incluso quello europeo. La Mara Corporation è un gruppo africano con sede a Kigali, in Rwanda, che ha iniziato da una piccola azienda IT arrivando in poco tempo ad impiegare oltre 14.000 persone in 26 paesi africani, in settori che spaziano dalla tecnologia ai servizi finanziari e all'energia.
L’INTERVISTA
Tre consigli per aver successo nel mercato africano secondo il CEO di Coca-Cola Africa Alexander Cummings intervistato da McKinsey.
IL PERSONAGGIO
E' il presidente della Nigeria, il paese più popoloso del continente, riconfermato per un secondo mandato nelle elezioni del febbraio 2019.
INNOVAZIONE - Blockchain per tracciare il viaggio del caffè
Un'azienda ugandese, la Carico Coffee Connoisseur, ha iniziato ad utilizzare la blockchain per certificare le spedizioni di caffè e andare così incontro alla crescente domanda di maggiori informazioni da parte dei consumatori. Questi ultimi saranno infatti in grado di tracciare interamente l’origine del prodotto, compreso il tipo di chicco, l'anno di raccolta e l'esatta azienda agricola in cui è avvenuta la coltivazione, attraverso un sito o scansionando direttamente il codice QR sulla confezione. L’Uganda è il secondo produttore di caffè in Africa dopo l’Etiopia e produce alcuni dei grani di più alta qualità del continente. Coltiva prevalentemente la varietà “robusta”che cresce principalmente nelle zone centro-meridionali, attorno alla capitale Kampala, ma la sua limitata capacità di lavorazione interna fa sì che il paese esporti quasi tutti i suoi grani in forma grezza. L’uso della blockchain – ha spiegato l'amministratore delegato della Carico Coffee Connoisseur, Mwambu Wanendeya – consentirà di aumentare i redditi per le cooperative di agricoltori che coltivano il caffè, poiché i consumatori sono solitamente disposti a pagare di più per prodotti rispetto ai quali è possibile tracciare in modo preciso la provenienza.