FOCUS - Infrastrutture in Africa: scommessa sul libero scambio
Il commercio intra-africano è frenato da criticità infrastrutturali e normative, ostacolando una più rapida crescita economica del continente. L'integrazione regionale data dall'African Continental Free Trade Area (AfCFTA) potrebbe essere la soluzione vincente per potenziare le infrastrutture e la logistica.
di Massimo Zaurrini, Direttore responsabile di Africa e Affari e InfoAfrica e Giovanni Carbone, ISPI e Università di Milano
COVID-19 - Senegal e Rwanda stanno vincendo sul virus
La pandemia di coronavirus in Africa, pur limitata nei numeri, ha conseguenze importanti sulle società e le economie del continente, e ha evidenziato le fragilità dei sistemi sanitari africani. In questo scenario, tuttavia, alcuni Stati si sono distinti per una eccellente capacità di risposta alla crisi. Hanno destato sorpresa e interesse i risultati di uno studio pubblicato da Foreign Policy in cui si indicava il Senegal – che conta attualmente meno di 16.000 casi di positività – come modello di successo nella lotta alla pandemia. Il Paese è stato collocato, infatti, al secondo posto nel Covid-19 Global Response Index di settembre, dietro alla sola Nuova Zelanda, in ragione dell’efficacia delle misure adottate dal governo di Macky Sall per far fronte all’emergenza. Alle origini dell'esperienza virtuosa di Dakar, l’adozione repentina di misure di contenimento – coprifuoco, restrizioni alla mobilità, chiusura dei confini – supportate da programmi economici di sostegno alle fasce più indigenti della popolazione, l’esperienza pregressa di contrasto all’epidemia di ebola, comportamenti esemplari da parte delle autorità, comunicazione efficiente, ottimizzazione delle strutture sanitarie – nonostante i limiti di un sistema sanitario caratterizzato dalla presenza di soli 7 medici ogni 100.000 abitanti – e applicazione rigorosa delle norme di isolamento e quarantena, e infine rapidità dei test (24 ore), fondamentale per limitare i rischi di diffusione del contagio. A giocare un ruolo importante, inoltre, la presenza nella capitale Dakar di un centro sanitario di eccellenza, l’Istituto Pasteur. Ma anche il Rwanda – con poco più di 5.000 casi – è stato elevato a esempio virtuoso di risposta alla pandemia dall’Organizzazione mondiale della sanità, che ha elogiato il lavoro delle autorità di Kigali nella prevenzione di un contagio su larga scala. Nel caso rwandese, il rafforzamento del sistema sanitario è stato supportato dall’utilizzo di tecnologie avanzate per il tracciamento del virus (a sua volta sostenuto da test effettuati su larga scala), il monitoraggio e la comunicazione capillare – anche attraverso l’utilizzo di droni e sistemi a intelligenza artificiale.
START UP - Le fintech africane fanno gola ai grandi
Cresce l’interesse delle grandi aziende per le fintech africane specializzate nel settore dei pagamenti digitali e del commercio online. Benché le popolazioni africane del continente abbiano sin qui usufruito dell’e-commerce per una quota limitata al 2% di quello mondiale, si tratta di un mercato in rapido sviluppo e con margini di crescita esponenziali. Il dinamismo delle start-up finanziarie tecnologiche in Africa si riflette, appunto, nelle iniziative di acquisizione da parte delle multinazionali del settore. Recente è il caso di Beyonic, fintech fondata dall’ingegnere informatico ugandese Luke Kyohere. Si tratta di un provider di servizi di pagamento digitali per piccole e medie imprese, attivoa in Ghana, Uganda, Tanzania, Kenya e Rwanda con copertura garantita per 26 diversi network di mobile money e partnership con oltre 20 istituti bancari. Lo sviluppo della fintech ha attirato le attenzioni di MFS Africa, colosso pan-africano dei sistemi di pagamento basato a Johannesburg e specializzato nel trasferimento di fondi tra piattaforme di mobile money diverse (e in diversi Ppaesi). MFS Africa ha acquisito la fintech di Kyohere nel giugno 2020. Analoga la traiettoria seguita dalla fintech nigeriana Paystack, lanciata a Lagos e attiva nel settore delle transazioni digitali, integrando servizi di pagamento in un sistema di transazioni online e offline tramite tecnologia API (application programming interface), con più di 60.000 utenti tra Nigeria, Ghana e Sudafrica. La multinazionale californiana Stripe, leader per i pagamenti digitali, ha acquisito Paystack per una cifra attorno ai 200 milioni di dollari, la più onerosa acquisizione di start-up in Nigeria. Obiettivo dell’azienda è costruire una rete globale di sistemi di pagamento basati su tecnologia API nelle diverse aree del mondo. Stripe dovrebbe assicurare alla fintech nigeriana una certa autonomia strategica e investimenti per lo sviluppo, come precisato dal CEO Shola Akinlade.
PERCHÉ AFRICA WATCH
Con Africa Watch ISPI offre alle imprese italiane interessate allo sviluppo dell’Africa subsahariana informazioni su prospettive e opportunità che emergono sulla scena economica, evidenziando nuovi trend e settori di forte attrazione.
IL PERSONAGGIO
CINEMA - Non solo Netflix: film africani on demand
Il cinema nel continente africano mostra sempre più un peso non solo culturale ma anche economico. Nollywood, l’industria cinematografica nigeriana, vanta una produzione numericamente superiore a quella statunitense e seconda soltanto a quella indiana, con ripercussioni positive in tutta la macro-regione. In generale, le produzioni cinematografiche africane hanno assunto, soprattutto negli ultimi anni, una risonanza importante fuori dall’Africa, ottenendo una crescente attenzione dai giganti della distribuzione mondiale. Netflix, colosso dello streaming, si è affacciato all’Africa già dal 2016, e da allora l’interesse per l’area è cresciuto esponenzialmente. Storie africane, create e sceneggiate da professionisti africani, trovano sempre più spazio tra i contenuti della piattaforma USA, e contribuiscono a veicolare una narrazione autentica, finalmente endogena del continente. Nelle ultime settimane, Netflix ha annunciato la produzione di una serie originale e di tre film nigeriani, accanto all’inaugurazione di una sezione del catalogo appositamente dedicata all’Africa. Il lancio della campagna “Made by Africans. Watched by the World” testimonia l’impegno culturale dell’azienda a sostegno dello storytelling africano e, al contempo, la capacità di adattarsi ai mercati locali anche attraverso offerte flessibili e mirate di abbonamento, adeguate a un pubblico che faccia prevalentemente uso di smartphone e disponga di risorse limitate. Le popolazioni africane, giovani e sempre più connesse, rappresentano un bacino di utenza potenziale enorme per i servizi di streaming: secondo stime recenti, nel 2019 l’Africa subsahariana costituiva il mercato televisivo in più rapida crescita al mondo. Ma Netflix non è l’unica azienda di streaming che guarda a queste opportunità investendo nelle produzioni africane. Se alcune tra le altre “grandi” piattaforme di subscription video-on-demand (SVOD), come Disney+ e Amazon Prime Video, sembrano pronte a seguirne le orme, la start-up americana AfroLandTV, fondata dall’attore e imprenditore zimbabwiano Michael Maponga, nasce precisamente con lo scopo di dare risonanza globale a storie, narrazioni e produzioni che originano dal continente
L'ACCOUNT TWITTER
Notizie, dati e analisi sull'emergenza COVID-19 e sul suo impatto negli stati africani
IL RAPPORTO
La World Bank sulle prospettive della nuova Area di libero scambio africana (AfCFTA)
IL DOSSIER
Covid-19 and Africa’s Recession: How Bad Can It Get?
Dossier ISPI: Gli effetti economici della pandemia in Africa
SUDAFRICA - Strategia Verde in quattro mosse
L’Africa australe è annoverata tra le aree del mondo dove gli effetti del cambiamento climatico, in termini di aumento delle temperature medie ed elevata variabilità dei livelli di precipitazione, si manifestano con maggiore forza, con conseguenze sulla frequenza di siccità prolungate, fenomeni metereologici estremi, crescente insicurezza alimentare. Lo scorso agosto il governo del Sudafrica ha approvato la Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (National Climate Change Adaptation Strategy), presentata nel novembre del 2019. Si tratta di un documento decennale dalla portata fondamentale, che dovrebbe consentire al paese di tracciare la strada da percorrere per il rispetto degli obblighi – e delle timeline – delineati dall’accordo di Parigi sul clima, riducendo al contempo le vulnerabilità sociali, economiche e ambientali sudafricane di fronte al climate change. Quattro gli obiettivi strategici enumerati all’interno della Strategia: costruire la resilienza climatica e la capacità di adattamento per rispondere ai rischi e alle vulnerabilità climatiche; integrare la risposta di adattamento al climate change nello sviluppo di obiettivi, politiche, pianificazione e implementazione; migliorare la comprensione dell’impatto del cambiamento climatico e la capacità di risposta a tale impatto; assicurare che le risorse finanziarie a disposizione consentano di implementare efficacemente le risposte al cambiamento climatico. Per il perseguimento efficace di tali obiettivi, il governo di Pretoria ha definito una serie di interventi strategici, dalla promozione di ricerca e sviluppo tecnologico all’introduzione di processi legislativi e di governance efficaci per adattare la pianificazione di sviluppo alle sfide del cambiamento climatico, fino alla predisposizione di meccanismi e risorse finanziarie necessarie a garantire la capacità di adattamento agli effetti del climate change. I principali settori in cui la risposta di adattamento al cambiamento climatico dovrà prodursi sono quello idrico, l’agricoltura, la silvicoltura, la biodiversità degli ecosistemi, gli insediamenti umani, ma importanti interventi saranno richiesti altresì nel settore energetico, in quello infrastrutturale, nel turismo e nella gestione di coste e oceani. La strategia, nella prospettiva sudafricana, offrirà un’occasione importante per trasformare la salute e l’economia del Paese, rafforzando il tessuto sociale e la competitività sui mercati globali.