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Sostenibilità

Agenda 2030: il freno della pandemia

Laura Cavalli
|
Giulia Lizzi
06 novembre 2020

A ridosso della cosiddetta Decade of Action (SDG Summit, New York 2019), il programma che prevede azioni urgenti e accelerate per affrontare le più grandi sfide dei giorni nostri, la strada verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile è tutt’altro che spianata. I 17 Sustainable Development Goals (SDGs), adottati nel 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, rappresentano il primo caso nella storia dell’umanità di un accordo globale, mirato a creare un futuro in cui nessuno venga lasciato indietro (“no one is left behind”). 

Nonostante a livello internazionale lo sforzo dei governi nell’integrare gli SDGs nelle loro politiche non sia da negare, come afferma il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, i conflitti armati, la crisi climatica, la violenza di genere e le persistenti e crescenti disuguaglianze rappresentano ancora un limite sostanziale alla transizione auspicata dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Stando ai dati dell’UN Development Programme, diversi Stati si stanno distinguendo per le proprie scelte sostenibili: dai tentativi di raggiungere un modello di sviluppo a emissioni zero agli sforzi per sradicare la povertà, fino alla volontà di creare comunità di ricerca per raggiungere gli SDGs. Nonostante tale dedizione, l’attuale pandemia Covid-19, dapprima nelle vesti di emergenza sanitaria e presto trasformatasi in crisi umana e/o umanitaria e socio-economica di altrettanta portata, da una parte rallenta qualsivoglia progresso verso gli SDGs, dall’altra evidenzia ancor più la necessità e l’urgenza di un cambio di paradigma radicale e globale.

 

Agenda 2030 internazionale, nazionale e locale

Nel cammino verso la sostenibilità risulta fondamentale dotarsi di strumenti in grado di descrivere lo stato dell’arte dei nostri Paesi e delle nostre comunità, nonché i risultati individuali e collettivi in termini di raggiungimento dei target UN. Importante fonte per capire dove siamo nel percorso verso la sostenibilità – nella piena consapevolezza di dove vogliamo arrivare – è il Sustainable Development Report contenente l’SDG Index and Dashboard, che analizza lo stato di avanzamento dei Paesi ONU verso la realizzazione dell’Agenda 2030. Se il documento più recente evidenzia un sostanziale progresso globale nel raggiungimento degli SDGs – si parla della situazione pre-pandemia Covid-19 – fermo restando che tale miglioramento sia differente da Goal a Goal e da regione a regione, moltissime rimangono le criticità su cui far convergere responsabilità e conseguenti azioni. Nel ranking proposto nel Rapporto, su 166 Paesi totali l’Italia si posiziona al trentesimo posto, con nessun Obiettivo ad oggi completamente raggiunto, ma con netti miglioramenti in diversi Goal. 

 

 

Fonte: Sustainable Development Report 2020 (Country profile, Italy)

 

A livello nazionale è l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) a confermare la presenza dei numerosi ostacoli che il nostro Paese è chiamato a superare nel percorso verso la realizzazione dell’Agenda 2030 – in aumento anche e soprattutto a causa della pandemia in corso e della(e) crisi da essa generata(e). Nove su 17 SDGs, stando al suo più recente Rapporto, hanno registrato un peggioramento, mentre per la maggior parte dei 21 target con scadenza al 2020 l’Italia appare lontana dai valori di riferimento. L’auspicio dell’Alleanza, che più volte emerge nel corso dell’analisi, è quello di intraprendere una transizione che, forte delle risorse nazionali ed europee, sia in grado di affrontare le principali sfide che affliggono il nostro Paese: dalla crisi occupazionale, alla resilienza climatica, fino alla difesa della biodiversità. 

Per quanto riguarda le risorse elargite dall’Unione Europea, queste rispecchiano interamente un orientamento a favore del raggiungimento dell’Agenda, esplicitato attraverso politiche sociali ed economiche interamente fondate sui pilastri dello sviluppo sostenibile. Da parte di un’Europa che fin dal 2016 ha illustrato il suo approccio strategico per l’attuazione degli Obiettivi, il Green Deal (UE, 2019) ha da ultimo rappresentato un piano per rendere sostenibile la crescita dell’Unione attraverso l’utilizzo di un’economia pulita e circolare per ripristinare la biodiversità e ridurre l’inquinamento. Il tutto, nel quadro del raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, in linea con gli impegni internazionali intrapresi a partire dall’Accordo di Parigi (a tal proposito, si consiglia la lettura del Report Roadmap to 2050: A Manual for Nations to Decarbonize by Mid-Century, SDSN&FEEM). Ancor più recente è poi il Recovery Fund(UE, 2020), che ha vincolato l’utilizzo delle risorse all’adozione di piani economici che contribuiscano alla “transizione ambientale, alla resilienza e sostenibilità ambientale, alla transizione digitale, all’innovazione e alla sostenibilità”.

 

L’impatto atteso della pandemia sugli SDGs

È indubbio come la pandemia Covid-19 stia determinando un netto rallentamento (per molti aspetti arretramento) nel cammino verso l’attuazione dell’Agenda 2030. L’analisi del Fondo Monetario Internazionale (FMI), che nel World Economic Outlook ha stimato una riduzione del 4,9% del Pil mondiale del 2020 e una lenta ripresa di +5,4% nel 2021, non lascia spazio a dubbi in merito alle conseguenze che l’attuale crisi avrà ovunque.

Per cercare di comprendere come e quanto il Covid-19 influisce e influirà nel percorso italiano verso la sostenibilità, la Fondazione Eni Enrico Mattei ha recentemente pubblicato il Rapporto Covid-19 & SDGs: la pandemia impatta i target degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile? Una riflessione qualitativa, dal quale è emerso come i Goal più impattati dall’emergenza siano l’1, “Povertà zero”, il 4, “Istruzione di qualità”, e primo fra tutti il Goal 8, “Lavoro dignitoso e crescita economica”. Questo, a riprova di come la pandemia non abbia avuto ricadute solo dal punto di vista sanitario (il Goal 3 non risulta infatti tra i più colpiti), ma anche e soprattutto negli ambiti economico e sociale. 

 

Fonte: Fondazione Eni Enrico Mattei

 

Esiste però, in questo momento così drammatico, l’opportunità di “fare un passo indietro”, riflettere appunto su dove siamo e dove vogliamo arrivare, programmando la risalita verso la realizzazione di uno sviluppo sostenibile. Solo in un’ottica di sostenibilità integrata sarebbe possibile generare una nuova coesione sociale in grado di costruire società più eque e inclusive (Goal 1, Goal 2, Goal 5, Goal 10); promuovere la solidarietà e la collaborazione tra singoli individui e tra nazioni (Goal 16, Goal 17); valorizzare l’utilità della tecnologia e le sue potenzialità (Goal 9); riconoscere il ruolo dell’istruzione (Goal 4), così come della ricerca e della scienza; allocare risorse per la lotta al cambiamento climatico (Goal 13) e per la salvaguardia degli ecosistemi (Goal 14, Goal 15), indispensabile per la prevenzione di eventuali future catastrofi (ambientali e conseguentemente anche sociali ed economiche). 

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AUTORI

Laura Cavalli
Fondazione Eni Enrico Mattei, UN SDSN Italia
Giulia Lizzi
Fondazione Eni Enrico Mattei

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