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Rome MED Dialogues 2020
Alzare lo sguardo per non vedere solo un “mare di guai”
Paolo Magri
25 novembre 2020

Anche nel Mediterraneo il Covid agirà come il “grande acceleratore” di dinamiche, crepe e tensioni già in atto? Anche in questo caso sarà più “letale” con paesi e regioni affette da “patologie pregresse”? Renderà il mare nostrum quel “mare di guai“ che molti già vedono da anni?

Sono alcuni degli interrogativi ai quali cercherà di dare risposta la sesta edizione di ROME Med, al via per dieci giorni da domani in formato interamente virtuale. Due certezze e una speranza.

La prima: ad oggi il virus ha colpito la regione in misura decisamente più lieve che altrove. Con una popolazione di poco inferiore all’Europa, i contagi e i decessi sono stati meno di un quinto che nella sponda nord del Mediterraneo.

La seconda certezza: in un mondo concentrato sulle ferite domestiche della pandemia, si è ulteriormente ridotta l’attenzione politica e mediatica sulle tante crisi della regione. Crisi che la pandemia, pur lieve dal punto di vista sanitario, sta pesantemente accentuando e accelerando.

L’emergenza Covid ha blindato i confini dei paesi interrompendo flussi di turisti e rimesse; ha creato ulteriore disoccupazione, in paesi dove il 30% dei giovani già non aveva lavoro; ha rafforzato regimi, in paesi dove già i regimi erano troppo forti; impone più Stato, più digitalizzazione e più debito a paesi dove lo Stato è cronicamente debole, la digitalizzazione minima e il debito già troppo alto; sta rendendo ancor più difficile la già difficile tenuta economica della Turchia sovraesposta in operazioni militari; ancor più delicata la già complicata transizione politica ed economica in Arabia Saudita; ancor più incerto il già incerto futuro dei “riformisti“ in Iran; più cupa la già cupa traiettoria del Libano. Tutto ciò mentre poco o nulla è cambiato per i conflitti in corso: quelli militari (Siria, Yemen, Libia), quelli di potenza (Iran e Arabia Saudita), quello storico fra Israele e Palestina.

Poco spazio per l’ottimismo, per quella “positive agenda” da sempre aspirazione dichiarata di Rome Med? In un quadro certamente più complesso e offuscato da nubi ulteriori, Med terrà accesa anche quest’anno la luce del dialogo e del confronto, cercando di cogliere i timidi segnali positivi della società civile, dei giovani, delle donne; i piccoli passi avanti in Siria, Libia e nel rapporto fra Israele e il Golfo; le attese nei confronti della nuova amministrazione Usa o per un’Europa che aspira ad essere più geopolitica.

La speranza? Che una maggior consapevolezza e attenzione, nonostante le pressanti emergenze domestiche, ci siano di aiuto quando la tempesta Covid sarà passata e riprenderemo ad alzare lo sguardo attorno a noi: sul mare nostrum che, seppur con realismo, non ci rassegniamo a vedere come un “mare di guai”.

 

Una versione di questo articolo è apparsa sulla versione cartacea del Corriere della Sera il 25 novembre 2020.

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AUTORI

Paolo Magri
Vice Presidente Esecutivo ISPI

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