Dopo gli anni Novanta, con l’implosione dell’Unione Sovietica, l’Unione Europea (UE) ha iniziato a cercare nuove basi su cui impostare le relazioni con i paesi dello spazio post-sovietico. L’UE mirava a instaurare rapporti amichevoli e stabili non solo con la Russia, ma anche con gli altri paesi della regione. Questi stati, collocati sul confine esterno della UE, dovevano diventare i suoi alleati politici nelle questioni di sicurezza, in quelle energetiche, nella lotta al crimine organizzato, e successivamente anche nella lotta al terrorismo e al traffico di stupefacenti. A questo fine Bruxelles ha elaborato e promosso tra il 2003 e il 2004 la cosiddetta Politica Europea di Vicinato (PEV) che ha come obiettivo quello di guidare i paesi dell’area nella loro transizione verso il modello occidentale di democrazia ed economia di mercato. La PEV aspira perciò a creare un’area di stabilità, prosperità e democratizzazione nei sedici paesi del vicinato meridionale e orientale, offrendo loro una graduale integrazione economica, assistenza finanziaria e dialogo politico e chiedendo in cambio riforme strutturali dei loro sistemi politici ed economici.
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