Nell’infinita telenovela dei dazi, si aggiunge un ulteriore capitolo, con un attore, quasi scomparso dai grandi teleschermi, che torna in scena aggiungendo materiale ad una storia che stava iniziando a perdere afflato.
L’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), principale organo multilaterale deputato alla gestione e la supervisione delle norme che regolano il commercio internazionale, batte infatti un colpo ed emana la tanto attesa decisione relativa alla controversia iniziata nel lontano 2004 sulle sovvenzioni europee ad Airbus.Una guerra iniziata quindici anni fa tra Boeing e Airbus a colpi di ricorsi presso l’OMC con accuse incrociate di sussidi pubblici illeciti.
In attesa di conoscere gli esiti di un'analoga sentenza nei confroti degli Stati Uniti per gli stessi illeciti contestati, la decisione arrivata il 2 ottobre afferma che gli aiuti di stato europei a favore di Airbus hanno falsato la concorrenza riducendo le vendite di aeromobili civili della statunitense Boeing ed ostacolandone le esportazioni verso i mercati dell'UE, Australia, Cina, Corea, Singapore e Emirati Arabi Uniti; viene indicato altresì in 7,5 miliardi di dollari il valore delle contromisure che gli USA possono richiedere nei confronti dell'Unione europea e di alcuni stati membri.
La pronuncia ora dovrà essere adottata dal Dispute Settlement Body dell’Organizzazione: un puro atto formale, tanto che l’United States Trade Representative (USTR) ha già reso nota la lista dei prodotti soggetti a dazi la cui entrata in vigore è prevista per il 18 ottobre.
Che dazi saranno applicati e a chi?
Nella lista stilata dall’USTR compaiono diversi beni. Gli aerei commerciali provenienti da Francia, Germania, Spagna e Inghilterra saranno soggetti ad un dazio ad valorem del 10%, mentre la maggior parte degli altri beni, che nulla hanno a che fare con il settore aeronautico, saranno soggetti ad un dazio del 25%. Tra questi, la lista americana fa una netta differenziazione in base ai paesi di provenienza. I prodotti tedeschi colpiti, ad esempio, riguardano soprattutto apparecchiature meccaniche e utensili industriali, mentre per quasi tutti gli altri paesi UE, ad essere colpiti sono soprattutto i prodotti agroalimentari.
Quali effetti per l’Italia?
Anche l’Italia, che non partecipa al consorzio Airbus, viene colpita nel settore agroalimentare con dazi ad valorem del 25% su una categoria piuttosto ristretta di prodotti. È proprio per la limitata estensione dei beni italiani presenti nella lista dell’USTR che gli effetti sulle nostre esportazioni saranno piuttosto limitati. Ad essere soggetti a dazi saranno circa 360 milioni di euro di esportazioni italiane del comparto agroalimentare, pari allo 0,8% del totale verso gli Stati Uniti.
In primo luogo, la lista risulta molto più “magra” rispetto a quelle stilate nel corso dell’estate dall’amministrazione americana: prima della sentenza dell'OMC gli Stati Uniti avevano infatti predisposto due liste (consultabili qui e qui), del valore totale di 25 miliardi di dollari di prodotti che sarebbero stati soggetti a dazi come contromisura unilaterale statunitense ai sussidi pubblici erogati a favore di Airbus. L’impatto per l’Italia in questo caso avrebbe coinvolto circa l' 11,7% dell'export verso gli USA, con una lista molto più lunga di beni dell’agroalimentare e non solo.
Ad essere interessati dalla nuova lista saranno invece soprattutto i prodotti caseari, colpiti da dazi su un valore di 260 milioni di euro, pari a circa lo 0,60% dell’export italiano verso gli USA. Oltre ai formaggi verranno colpite le esportazioni di 75 milioni di euro di superalcolici, 12 milioni circa di euro di insaccati, 430 mila euro di bevande e 8 milioni circa di frutta ed agrumi. Le arance...forse un monito all’Italia, che dell’export di questi agrumi verso la Cina aveva fatto un vanto tra gli accordi raggiunti durante la firma del memorandum di adesione del nostro paese alla Belt and Road Initiative.
Arance a parte, occorre precisare infine che l’attuale lista potrebbe paradossalmente favorire alcuni nostri settori. L’Italia è stata infatti risparmiata ad esempio dai dazi su olio d’oliva e vino, che hanno colpito invece Spagna e Francia, nostri diretti competitor in queste categorie specifiche di prodotti.
Un’apertura di credito (forse?) da parte del governo USA nei confronti dell’Italia?