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Artico: il grande gioco del secolo

Marzio Mian
10 settembre 2018

“Tutto ha un prezzo, soprattutto la libertà”, dice Vittus Qujaukitsoq, ministro delle Miniere del nuovo governo Inuit di Nuuk, la lillipuziana capitale della Groenlandia, la più grande isola del mondo abitata da 56 mila persone. Il prezzo di cui parla Vittus è molto alto, e sarà il tipping point della rapida trasformazione dell’Artico: si tratta del via libera allo sfruttamento delle miniere per fare cassa e finanziare la totale indipendenza, cioè uscire definitivamente e presto dal Regno di Danimarca, di cui la Groenlandia, nonostante i molti passi fatti sulla via dell’autodeterminazione, tuttora rappresenta il 98 per cento del territorio. Ma la decisione, prioritaria per il nuovo esecutivo, ha un’enorme componente simbolica nel momento in cui nella regione  – dove la Groenlandia occupa un ruolo strategico centrale sia per la posizione geografica che per le sue immense risorse – è in atto una corsa tra potenze (e tra corporation) per la conquista delle ricchezze e degli spazi ora sempre più accessibili a causa delle conseguenze del cambiamento climatico. Come è noto, l’Oceano Polare si sta rapidamente e ineluttabilmente sciogliendo perché il riscaldamento è doppio rispetto al resto del Pianeta. Un Nuovo Artico sta nascendo, si svela un’inedita, vasta area di globo piena d’opportunità cui la globalizzazione e gli uomini, da sempre pronti a inseguire nuove vie di sviluppo, non rinunciano.

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Cina governance
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AUTORI

Marzio Mian
Giornalista

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