Stati Uniti, Regno Unito e Australia lanciano “Aukus”, un partenariato di sicurezza per l’Indo-Pacifico, ma il vero obiettivo è contenere la minaccia cinese.
Stati Uniti, Regno Unito e Australia hanno annunciato la nascita di Aukus, un partenariato strategico-militare per la sicurezza nell’Indo-Pacifico che prevede una stretta collaborazione in settori come la cybersicurezza e l’intelligenza artificiale e la condivisione di tecnologie di difesa navali. La novità più importante riguarda il fatto che Stati Uniti e Regno Unito forniranno all’Australia la tecnologia necessaria per costruire sottomarini a propulsione nucleare, un’arma di deterrenza di cui finora - come osserva Sam Roggeveen, analista strategico per il Lowy Institute - erano in possesso solo Stati Uniti, Russia, Francia, Regno Unito, Cina e India. L’accordo è stato annunciato ieri durante una conferenza stampa congiunta del presidente USA Joe Biden, il primo ministro britannico Boris Johnson e il premier australiano Scott Morrison. L’obiettivo – evidente ma non dichiarato – della nuova partnership, è il contenimento della Cina nella regione. Grazie ai sottomarini nucleari, infatti, la marina australiana sarebbe in grado di operare nel Mar cinese meridionale, al centro di numerose dispute territoriali tra Pechino e paesi vicini, tra cui Giappone e Taiwan, entrambi partner americani. Ma se quella che qualcuno ha definito la maggior alleanza strategico-militare dai tempi della Seconda guerra mondiale costituisce un indubbio passo avanti nel riposizionamento statunitense verso il ‘pivot asiatico’, le reazioni dall’Europa non sono altrettanto entusiaste. Ci si interroga sull’impatto che la nuova alleanza avrà sulla Nato e su un’alleanza transatlantica che gli alleati europei percepiscono come sempre meno al centro delle attenzioni di Washington. “Si tratta di investire nella nostra più grande fonte di forza, le nostre alleanze, e aggiornarle per affrontare meglio le minacce di oggi e di domani”, ha detto Biden dalla East Room, affiancato da due schermi che mostravano in collegamento i leader britannico e australiano. “Si tratta di collegare gli alleati e i partner dell’America in modi nuovi”.
Una ‘pugnalata alle spalle’?
C’è un paese europeo che più di altri ha accolto molto male l’annuncio della nascita di Aukus. Si tratta della Francia, per cui il patto significa la cancellazione di un contratto precedentemente firmato con l’Australia per la fornitura a Canberra di 12 sottomarini militari, per un valore di 65 miliardi di dollari. “La decisione che abbiamo preso di non continuare con i sottomarini della classe Attack e di intraprendere un'altra strada non è un cambiamento di idea, è un cambiamento di necessità”, ha spiegato Morrison. Una “pugnalata alle spalle” l’ha stigmatizzata, senza giri di parole, il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian. Un’irritazione evidente e che non è stata placata dai toni concilianti di Joe Biden, che ha assicurato di voler “lavorare a stretto contatto con la Francia”, qualificata come “partner chiave” degli Stati Uniti. In un comunicato congiunto con la ministra della Difesa Florence Parly, Le Drian ha anche criticato gli Stati Uniti per aver escluso gli alleati europei dal patto militare, in un modo che “non fa che rafforzare la necessità di sollevare forte e chiaro la questione dell'autonomia strategica europea. Non c'è altro modo credibile per difendere i nostri interessi e valori nel mondo, compreso l'Indo-Pacifico”.
La ‘febbre dei sottomarini’?
Non si è fatta attendere neanche la dura presa di posizione di Pechino, che tramite il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian ha accusato i tre paesi di “giochi geopolitici” e di una mentalità “da Guerra fredda fuori tempo massimo, e a somma zero” e ha aggiunto che l’iniziativa scatenerà una ‘febbre dei sottomarini’, colpendo al cuore “gli sforzi di non proliferazione a livello internazionale”. Secondo il Financial Times, Biden non avrebbe informato il presidente cinese Xi Jinping dell’accordo a tre durante la telefonata che i due leader hanno avuto lunedì scorso. L’annuncio è giunto una settimana prima del vertice che gli Stati Uniti terranno, per la prima volta in presenza, con i leader di India, Giappone e Australia, del cosiddetto formato Quad, altra partnership creata nel 2007 e rivitalizzata nel 2017 per contrastare l’ascesa della Cina in campo militare. Il gruppo non era mai stato realmente attivato fino a quest'estate quando, superate diffidenze e rivalità reciproche, i quattro paesi avevano convenuto che era giunta l'ora di un vertice di alto livello. Positivo, come ci si poteva aspettare, il giudizio sull’alleanza da parte di Taiwan e del Giappone: “Siamo molto lieti che il Regno Unito sia tornato a rivolgere ancora gli occhi alla regione del Pacifico” ha commentato Taro Kono, in lizza per succedere al premier dimissionario Yoshihide Suga. “È estremamente importante per il Giappone lavorare a stretto contatto con questi tre paesi.” In pochi anni Pechino ha costruito la flotta militare più grande del mondo, con 360 navi da guerra contro le 260 degli Stati Uniti a fine 2020.
Ue: ‘non informata’?
“L’Ue non era stata informata dell’alleanza tra Usa, Regno Unito e Australia. Siamo in contatto con i partner per saperne di più e ne dobbiamo discutere con gli stati membri dell’Ue per capirne le implicazioni”. La prima reazione, a caldo, dell’Unione Europea, è affidata al portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna Peter Stano, e trasmette perfettamente la sensazione di spaesamento che circola nelle cancellerie europee. L’annuncio dell’alleanza Aukus arriva come un fulmine a ciel sereno proprio nel giorno in cui è attesa la pubblicazione della strategia Ue sull'Indo-Pacifico. Tra le conseguenze che porta con sé c’è quella di complicare le relazioni transatlantiche. Con l’imminente uscita di scena della cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron resta un peso massimo della politica europea, e il colpo subito oggi rafforzerà senz’altro la spinta della Francia per una difesa comune europea. Come annunciato ieri dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, proprio durante il semestre di presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea, con cui si aprirà il 2022, si svolgerà un summit sulla difesa europea. Se tra le due sponde dell’Atlantico le incomprensioni aumentano, alla fine a guadagnarci potrebbe essere proprio Pechino.
Il commento
Di Axel Berkofsky, Co-Head ISPI Asia Center
“La Cina che occupa illegalmente e costruisce basi militari su isole contese nel Mar cinese meridionale, minacciando militarmente Taiwan intromettendosi sempre più frequentemente nelle acque territoriali controllate dal Giappone nel Mar cinese orientale non poteva evitare conseguenze per sempre.
Aukus mira a contenere la Cina militarmente, e il Ministero degli Affari Esteri cinese può lamentarsi di una "mentalità da Guerra Fredda" e di "giochi geopolitici": ma le politiche espansionistiche della Cina sul suolo asiatico non potrebbero rendere più facile ai tre paesi democratici, che la pensano allo stesso modo, di fare squadra e contrastare il ‘bullo’ cinese”.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)