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Elezioni
Austria: vince Kurz, popolari in cerca di un alleato
Günther Pallaver
30 settembre 2019

Dopo una campagna elettorale abbastanza vuota di contenuti, il presidente federale austriaco Alexander van der Bellen ha annunciato il giorno delle elezioni di non voler esercitare alcuna pressione sulla formazione del governo. Con questa frase il capo dello stato ha già anticipato che la formazione di un esecutivo non sarà facile. In effetti, il risultato uscito dalle urne complica le intese per una coalizione.

Per il momento (il risultato ufficiale sarà confermato solo giovedì), tuttavia, ci sono alcune peculiarità da segnalare: mai prima d'ora un partito ha vinto un'elezione con un divario così grande rispetto al secondo classificato. Il partito popolare austriaco (ÖVP) è al 37,1% (+ 5,7%), i socialdemocratici (SPÖ) sono al 21,7% (- 5,1%). I Verdi con il 14,0% (+ 10,2) ed I liberali Neos con il 7,8% (+ 2,5%) hanno raggiunto i loro migliori risultati storici, la SPÖ il peggiore.

Nonostante la chiara vittoria elettorale della ÖVP, l'ex cancelliere Sebastian Kurz non può dichiararsi completamente soddisfatto. Anche se il suo partito è andato molto meglio del previsto, la FPÖ, il partito populista e di estrema destra, è andata molto peggio del previsto (16,1%/-9,9%). Kurz si riprende il premierato, ma ha perso il suo partner di coalizione preferito. La FPÖ nelle prime interviste a caldo ha annunciato che il risultato non costituisce certamente un mandato elettorale per entrare in un nuovo governo.

Va ricordato che la FPÖ era riuscita in modo elegante ad annacquare il discorso pubblico sullo scandalo "Ibiza", a causa del quale Kurz aveva posto fine alla coalizione ed a sua volta era stato poi sfiduciato da una maggioranza trasversale. Ad Ibiza, l'ex segretario politico della FPÖ, Heinz-Christian Strache, aveva segnalato a finte parenti di oligarchi russi  la sua disponibilità alla corruzione, a bypassare le regole di finanziamento dei partiti e ad intervenire nel settore dei media. Le registrazioni segrete dell'incontro sono state pubblicate la scorsa primavera.

Sebbene le nuove elezioni siano state indette a causa dello scandalo “Ibiza”, oltre il 60 per cento degli elettori ha dichiarato di non considerarlo una questione rilevante per la propria decisione di voto. Ma così come la campagna elettorale era iniziata, si è anche conclusa con un secondo scandalo scoppiato una settimana prima dello scrutinio, che ha scatenato la rabbia dell’elettorato verso la FPÖ e ha portato alla dolorosa sconfitta. È sempre Heinz Christian Strache il protagonista del secondo scandalo, accusato di aver condotto una vita di lusso a spese del partito e di averle coperte con documenti falsificati. La FPÖ, che da sempre si batte per “l’uomo comune”, è stata punita proprio dal suo elettorato “popolare”. Adesso Strache rischia di essere espulso dal partito, ma c’è anche il rischio di una spaccatura interna ai Freiheitlichen.        

Dopo questa tornata elettorale Kurz si confronta quindi con un serio problema. Solo pochi giorni prima delle elezioni aveva dichiarato di voler continuare la sua politica conservatrice di destra. Ma per far questo ha bisogno della FPÖ.

Con il ritiro della FPÖ come possibile partner di coalizione, annunciato per ora sull’onda del disastroso risultato elettorale, per Kurz si aprono due opzioni di coalizione. Assieme alla SPÖ, i popolari avrebbero una solida maggioranza parlamentare. L’ala sindacale del partito socialdemocratico sta spingendo fortemente verso la partecipazione al governo, osteggiata invece dalla segretaria Pamela Rendi-Wagner, che in tal caso dovrebbe lasciare il suo incarico.  Una riedizione della Grosse Koalition ÖVP-SPÖ verrebbe inoltre percepita negativamente dalla maggioranza della popolazione. Kurz rappresenta il nuovo ed il futuro, la grande coalizione il passato.

Rimangono i Verdi, esclusi dal parlamento nel 2017 e ora balzati al 14%. Vi sono notevoli differenze tra la politica conservatrice di destra dell'ÖVP e la politica liberal-sociale dei Verdi. Kurz ha annunciato l'intenzione di aprire colloqui con tutti i partiti. I Verdi non hanno respinto tale intenzione, ma hanno espresso tutte le loro riserve verso una coalizione con i popolari. Secondo gli ecosociali, i popolari dovrebbero cambiare radicalmente la propria politica e si dovrebbero affrontare questioni in nome di una svolta ecologica, lotta alla povertà e alla corruzione, nonché una nuova politica a favore dei rifugiati. Ma è proprio su questi temi che non c'è sintonia con Sebastian Kurz. 

Con i Verdi come potenziale partner di coalizione, Kurz si trova davanti ad un doppio dilemma. Ci sono le differenti posizioni politiche. Ma c’è di più. In un sondaggio pre-elettorale solo il 20% degli elettori della ÖVP ha dichiarato di preferire una coalizione con i Verdi, il 43% è orientato verso i Neos ed il 34% verso la FPÖ. Inoltre, la nuova ÖVP di Kurz si è talmente avvicinata all’orientamento della FPÖ che più del 60% degli elettori di questo partito ha dichiarato che voterebbe la ÖVP come seconda opzione. L'aumento di consensi della ÖVP di quasi il 6% è il risultato di questo travaso di voti dalla FPÖ verso la ÖVP. Una coalizione con i Verdi significherebbe per Kurz deludere una parte considerevole dei suoi elettori. Per questo motivo qualche esponente della ÖVP ha proposto il modello salisburghese, dove a livello regionale governa una coalizione a tre composta da ÖVP, Verdi e Neos.

Tuttavia, non è escluso che l'Austria venga governata per la prima volta da una coalizione conservatrice-ecologista. Politicamente, Kurz, il “postideologico”, è sempre stato spregiudicato. Alcuni politici influenti dell'ÖVP hanno già espresso la loro preferenza per questa alternativa di coalizione. L'ala cristiano-sociale della ÖVP ha sempre avuto riserve verso la coalizione con nazionalisti e populisti di destra. Inoltre, ÖVP e Verdi formano già governi di successo a livello regionale (3 Länder su 9), i cui presidenti, tutti della ÖVP, spingono per un’apertura verso i Verdi anche a livello federale.

Eserciterà il suo influsso in questa direzione, anche se in modo discreto e dietro le quinte, il Presidente della Repubblica. Non va dimenticato che Alexander van der Bellen, da sempre poco entusiasta della coalizione ÖVP-FPÖ, è stato il leader dei Verdi e si è espresso in modo inequivocabile sullo scandalo Ibiza. Avere un partito populista di destra al governo non solo ha danneggiato l'immagine dell'Austria, ma anche l’orientamento europeista del paese. Con i Verdi al governo, l'Austria farebbe una netta inversione di marcia e potrebbe rafforzare la nuova politica ecologica dell'UE. Kurz sarebbe il primo in Europa a formare una "Klimaschutz-Koalition", una coalizione per la tutela del clima.  

Tuttavia la distanza tra Ie due parti resta considerevole. Ciò potrebbe indurre Kurz, dopo negoziati falliti con i Verdi, a sostenere di essere costretto a stringere un nuovo patto con i sovranisti, ora molto più deboli. Dal canto suo, la FPÖ sosterrebbe di entrare nel governo per amor di patria, per bloccare l’afflusso di migranti che sarebbe, a suo dire, la conseguenza di una partecipazione governativa dei Verdi.

La scelta della coalizione potrebbe avere ripercussioni anche nelle relazioni tra Austria e Italia. Da alcuni anni sussiste una certa tensione tra Vienna e Roma, relativa alla proposta di concedere la cittadinanza austriaca ai sudtirolesi di lingua tedesca e ladina.

Una settimana prima delle elezioni, nell'ambito dell'estensione della legge sulla cittadinanza per i discendenti delle vittime naziste austriache, il parlamento austriaco ha approvato con i voti dei vecchi partner di coalizione ÖVP e FPÖ una risoluzione riguardo la doppia cittadinanza ai sudtirolesi. Al governo di transizione in carica è stato chiesto di avviare colloqui con l'Italia. La questione viene discussa già da diversi anni in modo controverso sia in Austria che in Alto Adige. Con i Verdi al governo il tema verrebbe molto probabilmente accantonato.

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EUROPA 2019

AUTORI

Günther Pallaver
Università di Innsbruck

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