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OBOR Watch / Lo stato
Azerbaigian: paese di primo piano
Augusto Massari
26 febbraio 2018

“Se avessimo avuto già oggi il Tap, non dovremmo dichiarare, come faremo oggi, un'emergenza sull'approvvigionamento”.

Sono proprio queste parole del Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda che ci fanno capire come il progetto TAP (Trans Adriatic Pipeline) abbia assunto un’importanza strategica per l’approvvigionamento energetico dell’Italia.

Partendo da questa premessa è possibile spiegare brevemente come l’Azerbaigian rappresenti un paese che sotto più aspetti possa rivelarsi di rilevanza prioritaria sia per i nostri approvvigionamenti energetici che per la stabilita geopolitica dell’area.

L’esplosione del terminal di Baumgarten in Austria, e la conseguente interruzione delle forniture del gas russo nella nostra rete, ha dimostrato lo scorso dicembre come l’Italia affronti dal punto di vista energetico un rischio tutt’altro che ipotetico.

L’Azerbaigian, in questo stato d’incertezza, potrebbe rappresentare con la sua stabilità macroeconomica e politica uno dei partner più solidi su cui fare affidamento per sopperire alle nostre debolezze strutturali.

Il discorso naturalmente può estendersi anche al petrolio, di cui l’Azerbaigian rappresenta il nostro fornitore di punta assieme all’Iraq. Grazie alla sua consistenza, che ricorda il greggio libico, il greggio azero si è rivelato essere un sostituto naturale una volta che Tripoli è entrata nella spirale della guerra civile.

Credo che sia di fondamentale importanza evidenziare anche l’importanza geopolitica che questo paese ha nei nostri confronti.  L’Arzerbaigian rappresenta un fattore di stabilità nel Caucaso e, come tale, i nostri interessi non possono che incontrarsi. In quanto paese secolare con una spiccata tendenza verso il multiculturalismo, l’Azerbaigian si erge a baluardo contro ogni tipo di estremismo transfrontaliero, sia di carattere sciita proveniente dall’Iran, che sunnita legato ai gruppi radicali operanti nella vicina repubblica russa del Daghestan.  Nei media e nella letteratura specializzata viene spesso omesso il fatto che circa mille foreign fighters azeri hanno preso parte nelle file del sedicente stato islamico. Una volta concluse le operazioni militari nel levante, è nell’interesse di Baku e anche nostro fare in modo che queste persone non possano tentare di destabilizzare un’area, come il Caucaso, cruciale per il nostro approvvigionamento energetico.

La volontà degli azeri in primis a collaborare con il paese Italia e con l’Unione Europea in generale ha spinto Baku a resistere nel prendere seriamente in considerazione qualsiasi progetto integrazionistico patrocinato da Mosca (l’iniziativa Euroasiatica).  Prendendo atto dell’interesse azero, l’Europa (sia a Bruxelles che a Strasburgo) giustamente guarda con molta attenzione alle vicende dell’Azerbaigian. 

L’Azerbaigian resta così un paese in transizione e come tale va capito e stimolato a migliorarsi in alcuni aspetti, continuando tuttavia a tenere sempre conto, apprezzandoli, i progressi sin qui registrati.

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Azerbaigian Cina Geoeconomia OBOR
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AUTORE

Augusto Massari
Ambasciatore d'Italia a Baku

Nella foto: il complesso delle Flame Towers a Baku

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