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Commentary
Belt & Road: tanta energia sulla via di Pechino
Fabio Indeo
12 settembre 2019

La dimensione energetica costituisce una componente fondamentale per la realizzazione della Belt and Road Initiative. Nel documento “Vision and Actions on Energy Cooperation in Jointly Building Silk Road Economic Belt and 21st-Century Maritime Silk Road”[1] del 2017, infatti, la cooperazione energetica per promuovere la prosperità regionale, l'interconnettività delle infrastrutture energetiche di trasporto, lo sviluppo energetico sostenibile (con la riduzione dell'apporto del carbone e delle emissioni inquinanti) vengono elencati come principi chiave di questo grande progetto geo-economico. 

Considerati i fattori di vulnerabilità che connotano lo scenario energetico nazionale, il mantenimento di una condizione di sicurezza - un approvvigionamento di energia stabile, abbondante e relativamente a buon mercato - è diventato un obiettivo prioritario nella politica estera cinese. Infatti, l'elevata domanda interna di petrolio e gas naturale implica una marcata dipendenza dalle importazioni, in quanto la produzione interna non è sufficiente per supportare la crescita economica e industriale del gigante asiatico. Nel 2018 la Cina ha importato oltre 10 milioni di barili di petrolio al giorno (evidenziando una dipendenza dalle importazioni pari al 69%), volume destinato a crescere in quanto si prevede che entro il 2040 la dipendenza cinese dalle importazioni petrolifere raggiungerà l'80% (rendendo necessario importare 13 milioni di barili di petrolio al giorno) mentre l’import  di gas naturale sarebbe destinato a quadruplicarsi, raggiungendo i 280 miliardi di metri cubi (Gmc) all'anno.

La marcata dipendenza dalle rotte marittime d’approvvigionamento rappresenta un fattore di estrema vulnerabilità per la sicurezza energetica cinese, considerato che circa l’80% delle importazioni di gas naturale e petrolio avviene lungo rotte marittime, e il 75% di quelle petrolifere transita attraverso il chokepoint di Malacca (mentre il 50% di queste transita anche attraverso lo Stretto di Hormuz). 

La diversificazione delle rotte geografiche d'approvvigionamento e la sicurezza nelle Sea Lines of Communication (SLOC) diventano così obiettivi strategici all'interno della BRI. In particolare si tratta di privilegiare i corridoi terrestri attraverso la realizzazione di una rete infrastrutturale di oleodotti e gasdotti per bilanciare la dipendenza dai corridoi marittimi riducendo il transito attraverso lo stretto di Malacca. 

A sei anni dal lancio della BRI, la Cina ha realizzato con successo alcuni di questi progetti infrastrutturali, mentre altri restano ancora in cantiere per difficoltà geopolitiche e instabilità di alcune nazioni coinvolte, oltre a motivazioni economiche. Risulta interessante evidenziare che, sebbene i vari oleodotti e gasdotti realizzati (o in corso di realizzazione) siano etichettati come “progetti infrastrutturali BRI” - in quanto funzionali al raggiungimento degli obiettivi di questa iniziativa -, in realtà gran parte di queste infrastrutture sono state realizzate prima del 2013, anno di lancio della BRI stessa: il gasdotto Cina-Asia Centrale (2009), l'oleodotto sino-kazako (2009), l'oleodotto Siberia Orientale-Oceano Pacifico (2011). Rientra invece pienamente nei progetti energetici della Via della Seta l'investimento di oltre un miliardo di euro da parte del Silk Road Fund per una quota del 10% nel progetto Yamal LNG, con la costruzione di un terminal di liquefazione nel porto russo di Sabetta che esporta gnl verso i mercati cinesi (asiatici in generale) ed europei attraverso la rotta artica;  anche la quota del 10% della Chinese National Petroleum Company nel nuovo progetto Arctic LNG rientra concettualmente nella dimensione energetica della BRI. 

Questi sviluppi confermano quanto la cooperazione energetica con la Russia sia di fondamentale rilevanza per la strategia cinese di diversificazione delle rotte d'approvvigionamento. Attualmente la Russia è la principale fornitrice di petrolio per la Cina (oltre il 15% delle importazioni) attraverso oleodotti e petroliere: la prossimità geografica del fornitore russo contribuisce alla rilevanza strategica di questa cooperazione visto che gli oleodotti e i gasdotti in cantiere non dovranno transitare attraverso stati terzi, riducendo le minacce sulla sicurezza energetica nazionale legate a una potenziale interruzione delle forniture. Inoltre, con l'imminente entrata in funzione del gasdotto Power of Siberia (prevista per dicembre 2019-inizio 2020), la Cina beneficerà di 38 Gmc di gas naturale all'anno proveniente dalla Russia. 

Oltre alla partnership con Mosca, anche la cooperazione energetica tra la Cina e le repubbliche centroasiatiche risulta funzionale alla riduzione della dipendenza dalle rotte marittime d'approvvigionamento. L’oleodotto sino-kazako possiede una capacità di trasporto di 400 mila barili di petrolio al giorno che, sommati ai 600 mila della ESPO e ai 400 mila dell’oleodotto sino-birmano, consentono a Pechino di disporre di una quota crescente di importazioni petrolifere (circa il 15%) slegata dalla dipendenza dalle rotte marittime. Nel 2018 il gasdotto Cina-Asia Centrale ha convogliato in Cina 45 Gmc di gas naturale, ovvero la quasi totalità delle importazioni via terra e il 37% delle importazioni totali di gas. Il Turkmenistan riveste il ruolo di partner energetico strategico per la Cina, in quanto principale supplier di gas naturale (33 Gmc, mentre ne importa dall'Australia 32 Gmc sottoforma di gas naturale liquido)[2] ma anche Uzbekistan e Kazakhstan stanno incrementando le loro esportazioni attraverso questo gasdotto che raggiungerà la sua capacità massima di 85 Gmc/a entro il 2021. 

Parallelamente, altri progetti infrastrutturali strategici appaiono temporaneamente congelati, come il corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC) - uno dei progetti bandiera della Belt and Road Initiative - e il progetto di realizzare degli oleodotti per trasportare via terra (dal porto di Gwadar sull'Oceano Indiano sino allo Xinjiang) le importazioni provenienti dal Golfo Persico. La persistente instabilità della regione pachistana del Balucistan ha fortemente rallentato il piano di realizzare questa rotta alternativa che rafforzerebbe ulteriormente la strategia di diversificazione delle importazioni, in quanto concepita per convogliare giornalmente circa 840 mila barili di petrolio, quasi il 9% delle importazioni totali cinesi). 

Gli investimenti promossi dalla Cina per la realizzazione e l'interconnessione delle infrastrutture energetiche in ambito BRI stanno contribuendo a delineare uno scenario geopolitico di tipo nuovo, fondato su una proficua e reciproca cooperazione tra Pechino e i suoi principali suppliers. La partnership energetica con la Russia costituisce un tassello fondamentale della più ampia convergenza geopolitica e strategica tra Pechino e Mosca, con implicazioni evidenti sia sul piano regionale che globale. La rete di pipelines che attraversa l'Asia Centrale ha consentito a queste repubbliche di trovare nuovi mercati di esportazione, anche se permane il rischio di un eccessiva e non equilibrata dipendenza dai mercati cinesi. 

Nei prossimi anni, la Cina sarà chiamata ad individuare quei progetti infrastrutturali destinati a rafforzare efficacemente la sicurezza energetica nazionale, da finanziare come “progetti BRI”: in quest'ottica, il potenziamento del porto birmano di Sittwe e di quello pachistano di Gwadar come terminal di distribuzione energetica, lo sviluppo di progetti per la produzione di elettricità da rinnovabili (idroelettrico e solare) nella regione ASEAN e la realizzazione del Global Interconnection Project - al fine di implementare un’integrazione energetica regionale fondata sulla promozione e distribuzione di energia “pulita” - rappresentano le iniziative chiave sulle quali la Cina è intenzionata a puntare per legittimare le proprie ambizioni energetiche globali.

 

[1] National Energy Administration, Vision and Actions on Energy Cooperation in Jointly Building Silk Road Economic Belt and 21st-Century Maritime Silk Road

[2] BP, British Petroleum Statistical Review of World Energy 2019, pp. 40-41

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Cina Geoeconomia Energia
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AUTORI

Fabio Indeo
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