Biden, Putin e il gioco delle parti
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Digitalizzazione e Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Digitalizzazione e Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
L'incontro a Ginevra

Biden, Putin e il gioco delle parti

Eleonora Tafuro Ambrosetti
15 giugno 2021

L'amministrazione Biden vuole lanciare un segnale di unità tra le democrazie del mondo (con gli USA a fare da leader del “mondo libero”), ma allo stesso tempo desidera un rapporto più stabile e prevedibile con la Russia per potersi dedicare ad altri temi ritenuti più prioritari, come il rapporto con la Cina o il cambiamento climatico. Il presidente russo Vladimir Putin vuole dimostrare che il suo paese è tornato ad essere una potenza mondiale e, come tale, non tollera interferenze esterne. Entrambi concordano che le relazioni bilaterali abbiano toccato il minimo storico. È questo lo sfondo per il primo vertice tra l’attuale presidente degli Stati Uniti e il suo omologo russo che si terrà domani a Ginevra. Un palcoscenico in cui i personaggi principali riprendono a interpretare i loro ruoli tradizionalmente antagonisti; un incontro in cui verranno ribaditi gli interessi e definite le linee rosse di entrambi e a cui non seguirà una conferenza stampa congiunta.

 

Tra attriti e spiragli di cooperazione

In un contesto simile, i pomi della discordia sembrano essere certamente più numerosi delle possibilità di cooperazione. Tra i temi più sensibili ci sono i diritti umani, che con Biden sono tornati al centro della politica estera statunitense con Bidene,USA e, in particolare, il giro di vite su opposizione politica e media in Russia. Biden ha chiesto apertamente la scarcerazione dell’oppositore politico Aleksei Navalnyavvisando che ci sarebbero conseguenze per il Cremlino se Navalny non dovesse uscire vivo dalla prigione.Il presidente americanoeinoltre ha incluso nella sua squadra fautori espliciti della promozione della democrazia o, addirittura, dei veri e propri falchi anti-russi – “Russia hawks” – come la Portavoce del Dipartimento di Stato Victoria Nuland. Segnali che vengono letti da diversi analisti come indicatori di un ritorno a un atteggiamento guidato dalla volontà di “impartire lezioni” - “lecturing” - alla Russia sulla democrazie. Ci si domanda se e in che modo Biden solleverà il tema dell'incarcerazione e l'avvelenamento di Navalny, ma anche quello della recente multa di 2,4 milioni di dollari a Radio Free Europe/Radio Liberty, finanziata dagli Stati Uniti, per non aver aderito ai rigidi requisiti di etichettatura richiesti ai gruppi designati come "agenti stranieri" dal Cremlino. C’è anche molta attesa per un possibile scambio di prigionieri. Le famiglie di Paul Whelan e Trevor Reed, due ex marines americani in carcere in Russia – per spionaggio, il primo, e per aggressione a pubblico ufficiale, il secondo –, stanno portando avanti una campagna mediatica per il loro rilascio. Si è vociferato che i due ex marine possano essere oggetto di uno scambio con due russi detenuti negli Stati Uniti – il trafficante d'armi Viktor Bout e contrabbandiere di droga Konstantin Yaroshenko – anche se il vice ministro degli Esteri Sergei Ryabkov ha negato l’esistenza di tali trattative.

Un altro tema in agenda è la questione dei recenti attacchi ransomware portati avanti da hacker russi ad aziende come la Colonial Pipeline. Il Cremlino, accusato di connivenza, ha costantemente negato qualsiasi coinvolgimento in attacchi informatici al governo, alle compagnie e alle istituzioni politiche degli Stati Uniti, ma in passato ha riconosciuto che il rischio di un confronto su larga scala in campo digitale rappresenta “una delle maggiori grandi sfide strategiche oggi”, proponendo di firmare un trattato con gli Stati Uniti per vietare gli attacchi informatici, un suggerimento allora ignorato dall'amministrazione Trump. Risolta, per ora, la questione urgente del controllo degli armamenti con il rinnovo quinquennale del trattato sulla riduzione delle armi nucleari New Start, gli USA considerano la cybersicurezza un tema critico.

Bielorussia e soprattutto Ucraina sono altri punti all’ordine del giorno. Come ha riferito il segretario stampa della Casa Bianca Jen Psaki, Biden discuterà durante il vertice dell'atterraggio forzato del volo Ryanair per mano del governo bielorusso e della detenzione dell’attivista d'opposizione Roman Protasevich. Biden ha sostenuto l’opposizione bielorussa fin dalla campagna elettorale condannando l’allora presidente Donald Trump, accusato di aver chiuso gli occhi di fronte alle violazioni dei diritti umani commesse dal regime di Aleksandr Lukashenko. Biden ha spesso ribadito anche l’appoggio all’Ucraina. Il presidente Volodymyr Zelensky ha tuttavia chiesto con forza una risposta chiara in merito a un piano d'azione per l'adesione alla NATO e un maggiore sostegno economico statunitense. Eppure, ci sono poche ragioni per aspettarsi qualche passo avanti verso la fine del regime di Lukashenko o della guerra in Ucraina, visti gli scarsi margini di negoziazione che vi sono in entrambi i casi.

 

Ciascuno la sua

A pochi giorni dall’incontro tra i due presidenti, un tribunale russo ha designato il movimento politico di Navalny come una rete estremista, mossa letta da molti come un messaggio agli Stati Uniti: gli affari interni russi non sono argomento di discussione. Dal canto suo, al summit G7 dell’11-13 giugno Biden ha ottenuto un communiqué chiaro e coeso che menziona le minacce autocratiche e le sfide economiche poste da Russia e Cina: un messaggio ai partner del G7 che enfatizza “il ritorno dell'America" in netto contrasto con l'agenda "America first" di Trump.

“Tu devi far la tua parte, com’io la mia. Il giuoco è questo. (…) Ciascuno la sua, fino all’ultimo” - diceva Leone a Guido nella commedia Il giuoco delle parti di Luigi Pirandello. Anche Washington e Mosca oggi sembrano determinati a giocare i propri ruoli tradizionali. Se ciò da un lato rende più palpabili divergenze e attriti, da un altro potrebbe rendere più percorribili le opzioni di una collaborazione pragmatica, fondata su una valutazione chiara delle red line reciproche. Senza eccessiva ambizione, il summit di Ginevra potrebbe avere anche un lieto fine: idealmente, la risoluzione dei problemi diplomatici che hanno ridotto all’osso i servizi consolari e rendono difficile l’interazione tra cittadini russi ed americani i quali, troppo spesso, vedono ridotto il loro ruolo a quello di mere comparse.

Ti potrebbero interessare anche:

Global Watch: Speciale Geoeconomia n.132
L’Ucraina e il virus della corruzione
Global Watch: Speciale Geoeconomia n.131
Dall’Ucraina a Davos: “Usate la vostra influenza”
Global Watch: Speciale Geoeconomia n.130
Stati Uniti: corvette e segreti

Tags

Russia USA Joe Biden Vladimir Putin
Versione stampabile

AUTORI

Eleonora Tafuro Ambrosetti
ISPI Research Fellow

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter Scopri ISPI su Telegram

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157