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Commentary

Bosnia, Albania, Kosovo: il jihad nei Balcani

20 ottobre 2014

Lo scorso 3 settembre la Sipa bosniaca (State Investigation and Protection Agency) ha dato il via all’operazione “Damasco” che ha portato all’arresto di sedici jihadisti tra cui Bilal Bosnic, predicatore radicale di fama internazionale.

Le operazioni hanno coinvolto diverse località della Bosnia-Erzegovina tra cui Sarajevo, Zenica, Buzim e Teslic. Secondo quanto dichiarato dalla portavoce della Sipa, Kristina Jozic, gli arrestati sono sospettati di aver reclutato, organizzato e finanziato il trasferimento di jihadisti verso la Siria e l’Iraq per combattere nelle file di gruppi terroristi quali l’Isis. Durante le perquisizioni sono state trovate armi, munizioni, attrezzature militari, tessere sim, computer e altre apparecchiature informatiche. La Sipa ha inoltre fatto sapere che alcuni degli arrestati erano da poco rientrati in Bosnia dopo aver combattuto in Siria nelle file dei jihadisti(1).  

La magistratura bosniaca ha prolungato di due mesi la detenzione di Bosnic e altri quattro individui (Avdulah Hasanović, Enes Mešić, Emin Hodžić, Adem Karamuja) e sta valutando ulteriori elementi che legano gli imputati all’incitamento alla guerra santa e al reclutamento. 

Gli inquirenti stanno inoltre raccogliendo prove che dovrebbero essere fornite dalle autorità italiane su alcuni sermoni di Bosnic, fatti in Italia, nel quale il predicatore esorterebbe i credenti a recarsi in Siria a combattere per l’Isis. La Slovenia deve invece fornire elementi per quanto riguarda il reclutamento e la partenza di due cittadini sloveni unitisi ai jihadisti in Siria; uno rientrato e l’altro ucciso in battaglia(2).  

In Italia, Bilal Bosnic era stato segnalato in diverse occasioni, in centri islamici a Pordenone, Bergamo, Cremona, Roma, Monteroni di Siena ed è sospettato di essere legato a una rete di reclutamento attiva nel nord-est che avrebbe arruolato diversi militanti tra cui Ismar Mesinovic e Munifer Karamaleski, entrambi partiti per la Siria dal bellunese alla fine del 2013. Pochi giorni prima dell’arresto, Bosnic era apparso in una foto scattata in Bosnia, assieme ad alcuni seguaci, davanti alla bandiera dell’Isis.

Nel frattempo anche in Albania e Kosovo la situazione è in movimento; tra settembre e inizio ottobre infatti le autorità di Pristina hanno arrestato una dozzina di imam ed esponenti islamisti tra cui Sefqet Krasniqi (imam della Grande Moschea di Pristina), Fouad Ramiqi (capo del movimento islamista Lisba), Enes Goga e Enis Rama (imam presso una moschea di Mitrovica).

Krasniqi, volto noto dell’Islam kosovaro, è sospettato anche lui come Bosnic di aver incitato e reclutato volontari per la jihad in Siria ma le autorità locali hanno fatto sapere che vi sarebbe anche un’accusa di riciclaggio(3). Altre operazioni condotte nel mese di agosto dalla polizia kosovara in ben sessante differenti luoghi hanno portato all’arresto di una quarantina di esponenti dell’Islam radicale tra ci un imam nella città di Gjilan(4)(5)(6).      

Altro contesto interessante è senza dubbio quello albanese; all’inizio di settembre infatti, il Ministro degli Esteri di Tirana, Ntitmir Bushati,  aveva affermato che in alcune zone del paese erano presenti individui addestrati a compiere atti di terrorismo(7).  

Fonti locali indicano come particolarmente problematici il distretto di Librazhdi e quello di Elbasan, dove sarebbero presenti numerosi nuclei salafiti e alcuni imam che cercano di radicalizzare i giovani. In certi casi i salafiti fornirebbero rifugio temporaneo a jihadisti provenienti dai paesi limitrofi che fanno scalo in Albania per poi imbarcarsi su voli per Istanbul con destinazione finale Siria. Un esempio è quello di Mentor Zejnulahu, jihadista kosovaro arrestato a inizio settembre in Albania mentre cercava di imbarcarsi per la Turchia.

L’Albania risulta poi essere punto di partenza anche per alcuni jihadisti europei che utilizzano l’Italia come luogo di transito. Sempre secondo fonti locali sarebbero due le vie battute: una via mare, su navi appartenenti a privati albanesi che attraccherebbero nel porto di Durazzo. L’altra via è quella aerea; i volontari partirebbero da aeroporti italiani secondari per raggiungere Tirana, ospiti di alcune famiglie salafite e dopo alcuni giorni di sosta, proseguirebbero per la Turchia. Indiscrezioni parlano inoltre di alcune piste di atterraggio costruite clandestinamente nella zona meridionale del paese per aerei privati ma risulta difficile al momento avere conferme al riguardo.

1. http://www.dirittodicritica.com/2014/09/04/jihad-ue-bosnic-bosnia-isis-53488/ 

2. http://www.vesti-online.com/Vesti/Ex-YU/438333/Bilal-Bosnic-slao-vehabije-da-ratuju-u-Siriji 

3. http://friendsofkosovo.com/2014/10/03/kosovo-takes-steps-against-islamic-extremism/ 

4. http://www.rferl.org/content/kosovo-arrests-terrorism-recruiting/26589932.html 

5. http://top-channel.tv/new/lajme/english/artikull.php?id=12709&ref=ml#.VEOe-vmsWkE 

6. http://www.dailystar.com.lb/News/Middle-East/2014/Sep-17/270990-kosovo-arrests-15-over-promoting-radical-islam.ashx 

7. http://www.thetoc.gr/eng/news/article/jihadists-are-training-in-albania 

Giovanni Giacalone, GMA Islamic Studies, sociologo AIS sezione religione, ricercatore presso la European Foundation for Democracy

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