Braccio di ferro su Kaliningrad | ISPI
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Executive Education
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Executive Education
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
Daily focus

Braccio di ferro su Kaliningrad

22 giugno 2022

Il blocco delle merci da e per Kaliningrad provoca l’ira di Mosca. Il nuovo fronte di tensione tra Russia e Nato fa temere una possibile estensione del conflitto ucraino.

 

Nell'Oblast di Kaliningrad, exclave russa incastonata in territorio Ue e Nato, la tensione è alle stelle. Il piccolo territorio teme di diventare la nuova linea del fronte nell’escalation – per ora solo verbale – che oppone Mosca ai paesi baltici. La crisi ha una data d’inizio precisa: il 18 giugno, da quando cioè il governo della Lituania, in linea con le indicazioni fornite dalla Commissione europea, ha vietato il transito sul proprio territorio di prodotti soggetti a sanzioni e scambiati tra Kaliningrad e il resto della Federazione Russa. Il blocco riguarda prodotti di vario genere: materie prime, cemento, carbone, componenti e prodotti tecnologici, ma anche vodka e caviale. Secondo il governatore Anton Alikhanov, circa metà delle merci in transito da e per Kaliningrad sarebbe sospesa, con l’unica eccezione di quelle trasportati via mare, soggette però a maggiori costi e difficoltà logistiche. Nel piccolo territorio, abitato da poco meno di mezzo milione di persone, la popolazione allarmata si è riversata in massa nei supermercati per fare scorte. Una situazione inaccettabile per Mosca: Nikolaj Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza russo, ha definito la situazione “una violazione internazionale” e promesso che la risposta della Russia avrà “un impatto grave e negativo sulla popolazione lituana”.

Un atto provocatorio?

La reazione del Cremlino alla decisione di Vilnius non si è fatta attendere: il Cremlino ha sottolineato che, qualora non venga ripristinato il transito delle merci tra la regione e il resto del territorio russo, “la Russia si riserva il diritto di agire in difesa degli interessi nazionali”. Per Mosca le misure adottate dalla Lituania sarebbero apertamente ostili e provocatorie oltre che "in violazione degli obblighi legali internazionali della Lituania, in primo luogo la dichiarazione congiunta del 2002 della Federazione Russa e dell'Unione Europea sul transito tra la regione di Kaliningrad e il resto del territorio russo”. Un’accusa a cui ha replicato a stretto giro il primo ministro lituano, Ingrida Šimonyte, secondo cui “è ironico sentir parlare di violazione di trattati internazionali da un paese che ha violato ogni singolo trattato internazionale”. “Non c’è alcun blocco di Kaliningrad – ha detto ancora la premier lituana – ribadendo che il transito delle persone e dei beni non sanzionati procede senza interruzioni”. Anche l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell ha respinto le minacce russe sottolineando che la Lituania non è “colpevole di nulla”. Secondo Borrell, Vilnius ha semplicemente applicato le modalità delle sanzioni adottate dall’Unione europea.

 

Occhi puntati sul Suwalki gap?

Le tensioni tra Vilnius e Mosca su Kaliningrad sono tanto più preoccupanti considerata la prossimità con un altro snodo geografico cruciale: il Suwalki gap, un corridoio lungo appena 100 km, al confine tra Polonia, Lituania e Bielorussia che è il punto più vulnerabile di tutto il territorio Nato, e quindi il luogo più pericoloso d'Europa. Se la Russia lo attaccasse e ne prendesse il controllo, infatti, lascerebbe la Lituania e le altre due repubbliche baltiche, Estonia e Lettonia, isolate e prive di collegamenti terrestri con il resto del blocco atlantico. Un’escalation preoccupante in quanto, a differenza dell’Ucraina, coinvolgerebbe direttamente un paese Nato, che come tale beneficia della clausola della difesa collettiva: la norma, contenuta nell’articolo 5 del Patto atlantico, sancisce che un’aggressione contro uno stato membro sia considerata un’aggressione contro tutti gli alleati, che si impegnano perciò a difendersi reciprocamente. Ieri, non a caso, Il portavoce del dipartimento di stato americano Ned Price ha dichiarato che gli Stati Uniti sono schierati saldamente al fianco della Lituania, aggiungendo che l'impegno sottoscritto dagli Stati Uniti nell'articolo 5 della Nato è “scolpito nella pietra”.

 

Russia e Nato a rischio collisione?

Annesso dalla Germania nel 1945, Kaliningrad è un territorio chiave per la marina militare russa che ha qui il quartier generale della sua flotta baltica e dove ha schierato missili balistici Iskander con capacità nucleare. Inoltre è l'unico porto russo sul Mar Baltico libero dai ghiacci tutto l’anno e la sua posizione strategica consente alle navi russe di evitare il periplo della penisola scandinava attraverso la rotta artica a cui sono invece costrette le imbarcazioni provenienti dal secondo porto russo, quello di San Pietroburgo. Eppure la crisi intorno a Kaliningrad non si capisce appieno se non si tiene conto dei recenti sviluppi politici e diplomatici nella regione. In particolare il fatto che alienandosi la storica neutralità di due vicini affacciati sul Baltico come Svezia e Finlandia, corsi ad abbracciare la Nato all’indomani dell’invasione dell’Ucraina, Mosca si sia messa da sola in un cul-de-sac. Come sottolinea l’Economist, non è detto che il controllo di Kaliningrad – un territorio isolato dal resto della Federazione russa – sia davvero un vantaggio strategico per Mosca. In caso di guerra, e se come richiesto Svezia e Finlandia diventassero membri Nato, potrebbe rivelarsi difficile per l’esercito russo rompere l’isolamento dell’exclave. Già oggi, al di là delle minacce, c’è poco che economicamente Mosca possa fare per colpire la Lituania: Vilnius ha già abbandonato le importazioni russe di energia, inclusi petrolio, gas naturale ed elettricità. “Siamo pronti e preparati per ogni forma di azione ostile dalla Russia”, ha affermato il presidente lituano Gitanas Naueda.

 

***

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications.

Ti potrebbero interessare anche:

Global Watch: Speciale Geoeconomia n.109
La complessa missione di Biden in Europa
Gas: sotto lo stesso tetto
L’UE e l’allargamento ai Balcani: tra promesse e ipocrisie
Giorgio Fruscione
Desk Balcani - ISPI
Podcast Globally: Da che parte sta l'India tra Russia e Occidente?
Strategia della tensione e price cap
Massimo Nicolazzi
ISPI e Università di Torino

Tags

Ucraina Crisi Russia Ucraina Europa Kaliningrad
Versione stampabile

Iscriviti alla Newsletter Daily Focus

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter Scopri ISPI su Telegram

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157