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Commentary

Brasile: l’ombra del terrorismo sui Giochi

27 luglio 2016

Lo scorso novembre, una settimana dopo gli attentati di Parigi, un presunto jihadista francese affiliato allo Stato islamico (Isis), Maxime Hauchard, pubblicava un tweet con il quale minacciava il Brasile: “Brazil, you are our next target”.

L'agenzia d’intelligence brasiliana Abin, dopo le necessarie verifiche, confermava l’autenticità dell’account, prendendo seriamente le minacce rivolte dall’Isis al paese che il prossimo agosto ospiterà le Olimpiadi a Rio de Janeiro.

Garantire uno svolgimento ottimale di grandi eventi sportivi è sempre una grande sfida per le autorità del paese ospitante che si trovano a dover affrontare una moltitudine di problematiche organizzative, ma anche legate alla pubblica sicurezza. Le Olimpiadi sono tradizionalmente un grande media event ed anche un soft target dal forte appeal per soggetti o gruppi legati alla galassia del terrorismo. Basti ricordare a tal proposito le Olimpiadi di Monaco del 1972, quando un commando di Settembre Nero assaltò gli alloggi e uccise 11 atleti israeliani.

MISURE PREVENTIVE ANTI-TERRORISMO - Pur considerando che la minaccia Isis è di scala globale, il Brasile  fino allo scorso novembre non era ancora stato oggetto di avvisaglie jihadiste tanto che solo recentemente il parlamento ha emanato una legislazione più specifica contro il terrorismo, tra l’altro molto criticata da alcune organizzazioni per i diritti umani, come la United Nations Human Rights (UNHR) e la Human Rights Watch (HRW), in quanto il nuovo dispositivo di legge non definisce in modo preciso il concetto di terrorismo, mettendo così a rischio i diritti fondamentali dei brasiliani e aprendo le porte a un utilizzo strumentale della legge contro persone che non hanno nulla a che fare con il terrorismo [1].

Le preoccupazioni delle autorità brasiliane sono collegate al rischio di una complessiva e graduale degenerazione delle manifestazioni di piazza, che potrebbero sfociare in estremismo politico violento, legato in parte a un disagio socio-economico interno. Le probabilità che ciò avvenga sono quindi forse maggiori rispetto a un potenziale attacco jihadista [2].

Tornando al problema terrorismo, i provvedimenti legislativi sono comunque soltanto una parte del complesso di misure prese in considerazione dalle autorità brasiliane. Per prima cosa, il numero di agenti dispiegati a protezione dei Giochi olimpici è stato portato a 85.000 unità, coinvolgendo personale del ministero della Difesa, della polizia militare e civile; il doppio rispetto al personale utilizzato alle Olimpiadi di Londra del 2012. E’ inoltre stato istituito un centro anti-terrorismo che si interfaccerà con centri di coordinamento della polizia, dell’esercito e dell’intelligence, che avranno a loro volta il compito di monitorare aree sensibili della città carioca, come Barra Tijuca, Maracanà, Copacabana e Deodoro.

Un aspetto essenziale è però quello legato alle attività preventive di intelligence, che implicano la condivisione di informazioni con gli apparati di intelligence esteri, il coordinamento con le agenzie a seguito delle proprie delegazioni sportive partecipanti ai Giochi, ma anche un lavoro di monitoraggio interno che prevede lo screening di potenziali “lupi solitari” che potrebbero cercare di attivarsi con azioni spettacolari. Del resto era stato lo stesso capo dei servizi di sicurezza brasiliani, Luiz Alberto Sallaberry, a spiegare come vi sia stato un aumento del numero di brasiliani sospettati di simpatizzare con l’ideologia dell’Isis.

Se dunque al momento non sembrano esserci elementi che possano far pensare a una rete estesa dell’Isis attiva nel reclutamento, con necessari appoggi logistici, su modello francese o belga, resta comunque il timore del cosiddetto “lone wolf jihadism”.

Non mancano però le critiche alle misure prese dalle autorità brasiliane, come quelle di Lloyd Belton, analista politico presso la S-RM Consultancy, secondo cui in Brasile ci sarebbe una tendenza a equiparare un miglioramento della sicurezza con un incremento del numero del personale, trascurando invece la parte predisposta all’intelligence, fondamentale ma cronicamente sotto-finanziata [3].

Anche Paulo Storani, esperto di pubblica sicurezza ed ex colonnello del Bope, le forze speciali della polizia di Rio de Janeiro, è critico nei confronti dell’incremento di agenti. Secondo Storani il Brasile non ha investito sufficientemente in tecnologia per la sicurezza, cercando di compensare con un maggior numero di personale, una strategia poco efficace dal suo punto di vista [4].

Non bisogna inoltre dimenticare la difficoltà nel monitorare i 14.700 km di confine che il Brasile condivide con Bolivia, Colombia, Guyana Francese, Guyana, Paraguay, Perù, Suriname, Uruguay e Venezuela, confini frequentemente utilizzati dai trafficanti per il traffico di armi e droga.

Nonostante gli allarmi e le minacce potenziali, il responsabile eventi del ministero della Giustizia, Andrei Rodrigues, sostiene invece che il Brasile è pronto per la sfida olimpica e che il forte utilizzo di personale addetto alla sicurezza ha già dimostrato la sua efficacia durante i Giochi panamericani del 2007.

Rodrigues ha inoltre illustrato come le autorità governative abbiano implementato un centro anti-terrorismo, in particolare per lo scambio di informazioni sia a livello domestico sia a livello internazionale, con le forze di polizia estere, evidenziando l’importanza della cooperazione tra paesi. Ci si aspetta dunque il massimo della sicurezza [5].

L’INFILTRAZIONE ISLAMISTA IN BRASILE - Il terrorismo di matrice islamista in Brasile risulta particolarmente legato alla famigerata “area dei tre confini”, che collega Brasile, Argentina e Paraguay [6]. Una zona ad alto tasso di immigrazione araba, iniziata negli anni Settanta-Ottanta, prevalentemente composta da libanesi e palestinesi e con una forte presenza di sciiti.

La città paraguayana di Ciudad del Este e quella brasiliana di Foz do Iguazu, sono particolarmente note per essere sedi di organizzazioni criminali dedite a traffici illeciti di ogni genere (prostituzione, armi, sostanze stupefacenti, merce contraffatta e rubata), come illustra un rapporto della Federal Research Division della Library of Congress degli Stati Uniti [7]. L’area dei tre confini è stata anche per lungo tempo base del terrorismo islamista legato a Hezbollah tanto che è proprio lì che sono stati preparati gli attentati all’ambasciata israeliana e alla sede della comunità ebraica di Buenos Aires del marzo 1994, coordinati dal noto terrorista Imad Mugnyeh, ucciso a Damasco nel febbraio 2008. Il medesimo rapporto riferiva inoltre della presenza, sempre nell’area, di alcune cellule qaidiste.

Oggi, nonostante l’area in questione resti comunque estremamente sensibile alle problematiche sopra esposte, in Brasile si affaccia anche un altro fenomeno che potrebbe diventare problematico nel breve e medio periodo e cioè l’infiltrazione dell’Islam radicale nelle favelas, favorito anche dall’alto tasso di povertà e dalle drammatiche condizioni di vita che fanno gola sia a predicatori itineranti sia a potenziali attivisti. Nelle favelas della zona di San Paolo sono state segnalate diverse musallat (sale di preghiera) gestite da convertiti, con un passato da musicisti o appassionati di rap e hip-hop, con una forte indole ideologica. Caratteristiche che fanno emergere un parallelo con diversi casi di ex rapper che si sono poi convertiti all’ideologia islamista radicale e si sono uniti all’Isis, come l’italiano di origine marocchina Anas el-Abboubi, il tedesco Denis Cuspert “Deso Dogg”, lo statunitense Douglas McAuthur McCain e il britannico Abdel-Majed Abdel Bary, giusto per citare alcuni casi [8]. Un fenomeno in consolidamento e che trova una sua logica secondo lo studioso Amil Khan. Infatti, sia il jihadismo sia il “gangsta rap”, pur partendo da motivazioni diverse promuovono un senso di risentimento verso la società, concentrandosi su vendetta e violenza come modus operandi per ristabilire un equilibrio” [9]. 

Nello specifico contesto delle favelas brasiliane, la retorica con la quale salafismo e jihadismo fanno proselitismo è molto importante perché mirano all’esclusione sociale, alla carenza educativa e alla povertà, prendendo come esempio la vita di Maometto. Un personaggio interno a uno dei gruppi rap-islamici di San Paolo spiega che la biografia di Maometto è segnata da esclusione sociale (come narrato dai racconti storici): orfano, analfabeta, tra i suoi primi convertiti vi erano schiavi e poveri. Molti abitanti delle favelas si identificano dunque con tale figura. Se la conversione al salafismo, chiaramente, non implica un passaggio automatico al jihadismo e all’estremismo violento, è però lecito valutare i rischi di una possibile eventualità, considerando tra l’altro che armi e munizioni sono facilmente reperibili nelle favelas.

UN FENOMENO IN EVOLUZIONE - Il capo dell’anti-terrorismo brasiliano, Luiz Alberto Sallaberry, ha recentemente affermato che la minaccia jihadista nei confronti delle Olimpiadi è altamente credibile e va presa sul serio anche in seguito ai drammatici attentati che hanno colpito l’Europa.

I Giochi sono dunque un bersaglio allettante per i jihadisti, anche se al momento non risultano rischi concreti, seppur alcuni segnali di allarme sono stati registrati:

- ll 29 giugno scorso veniva lanciata un’allerta in tutto il territorio brasiliano per un ex-detenuto di Guantanamo, Jihad Ahmad Deyab, siriano, fuggito dall’Uruguay ed entrato clandestinamente in Brasile, dove ha fatto perdere le proprie tracce. Deyab era stato estradato in Uruguay dalla prigione americana grazie ad un accordo tra i presidenti di Usa e Uruguay, Barack Obama e José Mujica. Il fatto che il jihadista siriano possa essere a piede libero in Brasile preoccupa seriamente le autorità di Brasilia.

- Il giuramento di fedeltà all’Isis da parte di un gruppo denominatosi “Ansar al-Khalifah Brazil” e un corrispettivo canale di contatto avviato su Telegram a fine maggio e con tanto di minacce alle Olimpiadi di Rio: “If French police couldn’t stop France attacks, then their training Brazil’s police will serve no use”. ("Se la polizia francese non è stata in grado di fermare gli attacchi in Francia, allora l’addestramento da loro fornito alla polizia brasiliana sarà inutile", come riportato da Site Intel) [10]. 

- Giovedì 21 luglio la polizia brasiliana ha dato il via all’operazione “Hashtag”, sgominando un network di dieci persone sparse in diversi stati del paese (Amazonas, Ceará, Paraíba, Goiás, Minas, Rio, São Paulo, Paraná, Rio Grande do Sul e Mato Grosso). I membri del gruppo erano in contatto tra loro via Whatsapp e Telegram, incitavano al jihad, si interessavano all’addestramento di armi ed erano in procinto di acquistare armi leggere.

- La costante presenza in rete di un personaggio che si presenta con il “nom de guerre” Ismail Abdul Jabbar al-Brazili, considerato il principale propagandista dell’Isis attivo verso l’audience di lingua portoghese. Il soggetto in questione gestisce diversi blog, un canale YouTube ed un profilo a suo nome è presente persino su Linkedin [11]. Al-Brazili sostiene di essere stato reclutato da Abu Khalid al-Amriki, un jihadista americano morto in Siria durante i combattimenti e giura di vendicarlo.

- Infiltrazioni di personaggi legati all’Islamismo radicale vengono segnalate in alcune favelas dell’area metropolitana di San Paolo del Brasile, in particolare nella favela di San Bernardo, dove sarebbero attivi alcuni brasiliani convertiti e in fase di proselitismo. Trattasi comunque di un fenomeno che va ben oltre l’evento olimpico e che va analizzato con una prospettiva a lungo termine in modo da prevenirne una pericolosa diffusione, con tutte le potenziali conseguenze in un contesto difficile come quello in questione. A breve termine il timore è che eventuali elementi radicalizzati possano avere accesso ad armi, facilmente reperibili nelle favelas, per poi mettere in atto attacchi durante i Giochi olimpici.

Le autorità locali hanno comunque implementato le misure di sicurezza necessarie per poter garantire il tranquillo svolgimento dell’evento, prendendo in seria considerazione sia eventuali problematiche legate all’estremismo politico violento di matrice interna sia quelle legate al jihadismo. Le forze di reazione rapida sono ben addestrate e pronte a fronteggiare eventuali minacce ed anche il lavoro di intelligence, almeno finora sembrerebbe adeguato. 

 

Giovanni Giacalone, ITSTIME – Italian Team for Security, Terroristic Issues & Managing Emergencies e ISPI Associate Research Fellow

 

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[1] Brazil: Counterterrorism Bill Endangers Basic Rights, “Human Rights Watch”, November 13, 2015, https://www.hrw.org/news/2015/11/13/brazil-counterterrorism-bill-endangers-basic-rights.

[2] T. Waldon, Everything Is Going Wrong In Brazil Ahead Of The Olympics, “Huffington Post”, May 23, 2016, http://www.huffingtonpost.com/entry/rio-olympics-2016-brazil-crises_us_573b53e7e4b0646cbeeb02c8. 

[3] D. Bowater, Brazil Says It Can Deal with Any Security Threat to the Olympics — Including Terrorism, “Vice News”, November 20, 2015, https://news.vice.com/article/brazil-says-it-can-deal-with-any-security-threat-to-the-olympics-including-terrorism.

[4] J. Tappin Coelho, Rio 2016: Security chief for Olympic Games quits as corruption concerns mount, “The Independent”, April 1, 2016, http://www.independent.co.uk/news/world/americas/rio-2016-security-chief-adilson-moreira-resignation-will-lead-to-fears-over-olympic-games-warns-a6964456.html.

[5] ‘Brazil is prepared,’ promises security chief for Rio 2016 Olympic and Paralympic Games, “Rio2016” official site, January 14, 2016, https://www.rio2016.com/en/news/brazil-is-prepared-promises-security-chief-for-rio-2016-olympic-and-paralympic-games. 

[6] Foz do Iguazu (Bra), Puerto Iguazu (Arg), Ciudad del Este (Par).

[7] A Global Review of Narcotics-Funded Terrorist and Other Extremist Groups, “Federal Research Division, Library of Congress”, May 2002.

[8]Notorious British militant rapper ‘on the run from ISIS’, “Al Arabiya English”, July 12, 2015, http://english.alarabiya.net/en/perspective/features/2015/07/12/Notorious-British-militant-rapper-on-the-run-from-ISIS-.html.

[9]A. Khan, Al Qaeda’s New Front: Jihadi Rap, “Politico”, August 31, 2014, http://www.politico.com/magazine/story/2014/08/al-qaedas-new-front-jihadi-rap-110481_Page2.html#.V1Ut9vmLTIW.

[10] "Ansar al-Khilafah Brazil" Pledges to IS Leader Baghdadi, Promotes IS, Site Intel Group, July 18, 2016, https://ent.siteintelgroup.com/Statements/ansar-al-khilafah-brazil-pledges-to-is-leader-baghdadi-promotes-is.html; ‘Brazil Caliphate’ Pledges Allegiance to ISIS Ahead of Rio Olympics, Heavy.com, July 18, 2016, http://heavy.com/news/2016/07/isis-islamic-state-portuguese-telegram-channel-amaq-news-nashir-rio-olympic-games-2016-brazil-terrorism-threat-ansar-al-khilafah-brazil-bayat-allegiance/.  

[11] Si vedano i seguenti link: https://ismailabduljabbaralbrazili.wordpress.com/; https://plus.google.com/108602906064840351695; https://www.youtube.com/channel/UCi6q9qiTcybfadnwkcuvLsQ; https://www.linkedin.com/in/ismail-abdul-jabbar-al-brazili-a3438b108


 

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