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Commentary
Brasile: Nuovi attori in una crisi senza fine
Lorenzo Cerimele
05 febbraio 2021

Il primo febbraio sono state rinnovate le cariche di presidente della Câmara dos Deputados e del Senado Federal brasiliani andate a due candidati appoggiati dal presidente Jair Bolsonaro: Rodrigo Pacheco al Senato e, in particolar modo, Athur Lira alla Camera. La vittoria di quest’ultimo, trattandosi della terza carica dello Stato dopo Bolsonaro e il vicepresidente Mourão, ha scongiurato il tentativo dell’emergere di una personalità che avrebbe potuto aprire una procedura di messa in stato d’accusa per l’inquilino del Planalto.

 

Le dinamiche della politica brasiliana

Questo è uno dei motivi principali per cui il posto è estremamente controverso - ora più che mai, in mezzo a discussioni su un'eventuale apertura del processo di impeachment contro il Presidente Bolsonaro. In questi due anni di governo, infatti, sono state presentate più di 60 richieste di impeachment, e spetta al Presidente della Camera la «decisione monocratica» se portarle avanti o meno. Per questo, l’attuale presidente e la maggioranza che supporta le azioni del governo – il c.d. Centrão – hanno trovato la quadra attorno a questi due candidati con il fine di mettere un argine agli atti a favore dell'allontanamento di Bolsonaro, promossi non solo dai movimenti di sinistra ma appoggiati recentemente anche da alcune componenti moderate e della società civile, e, con la promessa di dare impulso a nuove riforme, alla recente caduta negli indici di popolarità da parte del presidente.

Oltre ad aver allontanato il pericolo di apertura della messa in stato d’accusa – che non comporterebbe comunque la possibilità di fare la stessa fine di Collor de Mello e Dilma Rousseff mancando in questo caso l’appoggio parlamentare – è da registrare un cambiamento radicale della posizione di Bolsonaro nei confronti del Congresso. L’interesse e l’attenzione dati dal presidente alla vita delle due Camere conferma la regola brasiliana del «presidenzialismo multipartitico», ossia dell’allineamento politico tra Esecutivo e Legislativo, che chiarisce i motivi per cui, analizzando proprio il caso di scontro tra Bolsonaro e l’ex-presidente della Camera Maia, solo attraverso l’armonia tra queste due istituzioni si possa garantire la governabilità del gigante sudamericano. Per quanto concerne Bolsonaro, invece, la vittoria di Lira e Pacheco con l’evidenza di solide maggioranze in entrambe le Camere non può più rimandare le tanto attese riforme «impedite da Maia» e attuare rapidamente quelle misure «urgenti come non mai» con l’obiettivo di far fronte all’allarmante situazione economica venutasi a creare a causa dell’epidemia.

 

L’impatto della pandemia

 Il Brasile è, infatti, uno degli Stati più colpiti dall’epidemia con una media di circa 50 mila casi al giorno negli ultimi dieci giorni (con una media intorno ai mille decessi giornalieri) e un bilancio totale di 9,28 milioni di casi rilevati e 226 mila decessi. Il ruolo del governo nell'acquisizione di test, vaccini e forniture per combattere il Covid-19, aggravato al principio di gennaio dalla crisi sanitaria di Manaus in Amazzonia, ha portato alla ripresa dell'ondata in favore dell’impeachment.

In effetti, lo scenario terrificante sviluppatosi da inizio gennaio nella città di Manaus ha fatto registrare il collasso del sistema sanitario locale, così come confermato anche dal ministro della Sanità brasiliano, Eduardo Pazuello. Nelle scorse settimane, infatti, la città amazzonica, quasi isolata per via di terra fatta eccezione per il collegamento stradale con la Repubblica Bolivariana del Venezuela da cui stanno affluendo aiuti, ha segnalato di aver terminato l’ossigeno per ventilare i pazienti affetti da Covid-19 e chiesto urgentemente un ponte aereo per far fronte a quella che sembra essere una variante ancor più aggressiva rispetto a quella che ha colpito finora il Brasile.

A questo fa eco la preoccupazione espressa dal vicepresidente brasiliano, generale Hamilton Mourão, il quale ha ricordato come questa sia già la seconda variante sviluppatasi nel Paese lusofono e che, dato anche il precedente registrato proprio a Manaus tra aprile e maggio 2020 quando scarseggiavano addirittura le bare per seppellire le vittime, «non è stato possibile prevedere la situazione a Manaus e il governo fa quel che può e con i mezzi a sua disposizione, contando anche che Manaus è la città più popolosa situata in una zona dove si può giungere solo attraverso via fluviale o via aerea. Dunque, qualsiasi manovra logistica per aumentare la quantità di approvvigionamento richiede mezzi».

Nel frattempo il Tribunale Supremo Federale (STF) del Brasile ha autorizzato, dietro richiesta del procuratore generale Augusto Aras una inchiesta contro il ministro della Salute Pazuello per il caso scottante di Manaus. Il ministro Pazuello, infatti, non ha convinto, nella sua lunga difesa di duecento pagine, il procuratore Aras che, al contrario, ha rilevato diverse falle nella gestione della crisi pandemica in Amazzonia come, ad esempio, il clamoroso ritardo nella gestione degli ospedali della zona in cui «il ministro ha deciso di inviare rappresentanti del Ministero della Salute il 3 gennaio, ossia una settimana dopo essere stato messo al corrente della situazione disastrosa». Oltre a ciò, gli viene contestata la sua raccomandazione per l’impiego di 120 mila dosi di idrossiclorochina senza indicare quali documenti tecnici sono serviti come base «per il suo utilizzo, facendo eco alla mancanza di prove e di consenso scientifico sull'efficacia di questo farmaco per il trattamento di pazienti infetti da SARS-CoV-2».

La richiesta del Ministério Público affinché il Supremo Tribunal Federal apra una indagine nei confronti del ministro Pazuello è la prima azione legale verso un componente del Governo. Ciò ha spinto il presidente Bolsonaro a mettere da parte i suoi toni bellicosi nei confronti degli avversari politici, i quali chiedevano una maggiore rapidità nell’attuazione del piano nazionale di immunizzazione, e che vedono il 53% dell’opinione pubblica essere d’accordo con l’apertura di una procedura di messa in stato d’accusa. Bolsonaro, infatti, dopo aver passato mesi a mettere in discussione l’efficacia dei vaccini, ha cambiato il suo discorso e ha affermato che «l’immunità è importante affinché l’economia non smetta di funzionare». Inoltre, di particolare importanza è stato il cambio della posizione del presidente nei confronti della Cina passando dalla sinofobia di ottobre, quando vietò al ministro Pazuello di acquistare il «vaccino cinese», agli elogi – rubando la scena al governatore dello Stato di San Paolo Doria – verso la «sensibilità del governo cinese» per aver sostenuto attivamente la produzione del Coronavac, il vaccino realizzato dalla Sinovac in collaborazione con l’istituto Butantan di San Paolo. 

 

La lotta contro la recessione

Parallelamente al piano di vaccinazione, l’altra sfida cruciale per il presidente Bolsonaro è stata (e sarà) come fronteggiare gli effetti dell’epidemia sulla più grande economia latino-americana e di uno dei Paesi del G-20. Il Brasile, secondo i dati del FMI, ha chiuso il 2020, come la gran parte degli Stati del mondo, con un crollo del Pil di circa il 5,8% con una previsione di rimbalzo di circa il 3,6% nell’anno in corso. Per mitigare lo shock sull’economia, Brasilia ha richiesto una swap facility alla Fed con una linea di credito fino a 60 miliardi di dollari, con il fine di aumentare le riserve in dollari, e il Banco Central do Brasil ha abbassato il tasso ufficiale (SELIC) di 2,25%, portandolo al minimo storico del 2% con la conseguente riduzione dei tassi di interesse per facilitare una maggiore immissione di liquidità nel sistema, attraverso una Special Temporary Liquidity Line (LTEL), a sostegno della produzione e del consumo in uno scenario come quello pandemico attuale.

Date queste misure monetarie, il governo Bolsonaro sin dalla fine di marzo ha annunciato una serie di misure fiscali di circa 584 miliardi di Reais  (90,58 miliardi di euro) e corrispondenti a quasi il 12% del Pil. Il 20 marzo il Congresso ha dichiarato lo stato di «calamità pubblica», revocando l'obbligo del governo di rispettare l'obiettivo di saldo primario nel 2020 per soddisfare esigenze di spesa eccezionali in vista degli effetti che la pandemia avrebbe avuto sull’economia. Le misure di emergenza sono state incluse in un bilancio separato, definito «bilancio di guerra», non vincolato dalle disposizioni della legge brasiliana sulla responsabilità fiscale. Le misure fiscali, molte delle quali dovranno essere rinnovate per quest’anno, includono l'espansione della spesa sanitaria, il sostegno temporaneo al reddito delle famiglie vulnerabili come i trasferimenti di denaro a lavoratori informali a basso reddito. Queste le misure: anticipato il pagamento delle tredicesime ai pensionati, implementata l’espansione del programma Bolsa Familia per i ceti sociali più deboli con l'inclusione di oltre 1 milione di beneficiari in più e avviati i pagamenti anticipati dei bonus salariali ai lavoratori a basso reddito.

Inoltre, forte dell’appoggio della nuova politica monetaria, è stato aumentato il sostegno all'occupazione con il parallelo appoggio del governo federale alle imprese e alle famiglie, favorendo linee di credito ammontanti a circa il 4,5% del Pil a copertura del loro fabbisogno di cassa. In particolare, molte micro e piccole imprese, più di 500 mila, sono ricorse al programma da più di 3 miliardi di dollari del Pronampe: una serie di misure in favore delle micro e piccole aziende vittime della crisi, con l’obiettivo di facilitarle nell’accesso al credito con copertura, grazie alle guarentigie del governo federale, fino all’85% delle garanzie sui prestiti.

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AUTORI

Lorenzo Cerimele
Università del Molise

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