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Commentary

Brasile: una svolta necessaria

24 ottobre 2014

Era dai tempi della prima elezione presidenziale post dittatura, quella del 1989 tra Lula e Collor, che i brasiliani non assistevano a una campagna elettorale polarizzata e con tanti attacchi “ad personam” come in quella di quest’anno. Cosa ci sia dietro sono anche differenti strategie di marketing ma, al di là della tattica comunicazionale, è certo che a seconda di chi vincerà il ballottaggio del 26 ottobre - il candidato del Psdb Aécio Neves o la presidente uscente Dilma Rousseff del Pt – ci troveremo di fronte a un Brasile molto diverso dal 1° gennaio 2015 in poi. 

Cerchiamo di capire quali sarebbero queste principali differenze – in politica interna, sociale, estera, ambientale, ecc. – sempre se alle promesse della campagna elettorale dei due seguiranno poi i fatti. 

Per quanto concerne la Pubblica Amministrazione (Pa), se eletto, Aécio ha già detto di volere ridurre di circa la metà gli attuali 39 ministeri – un record a livello mondiale - e di tagliare un terzo degli incarichi distribuiti durante i 12 anni di presidenze del Pt (Lula 2003-10 e Dilma 2010-14). 

La Rousseff dal canto suo lancerà il cosiddetto “Governo Digitale”, per aumentare la trasparenza e il controllo tramite Internet da parte della società di come vengono usate le risorse pubbliche, ovvero le tasse dei cittadini. 

Sulla “democrazia”, – ovvero il modo con cui il popolo “gestirà” il potere - se riconfermata per altri quattro anni, Dilma ha promesso in primis un plebiscito per fare una “riforma politica” che vuole ridurre il numero dei partiti (oggi uno sproposito, il che favorisce la corruzione parlamentare e la compravendita di voti), e poi la creazione di un sistema nazionale di “partecipazione popolare”, mentre Aécio punta a farla finita con la possibilità di rielezione per i presidenti e vuole limitare il finanziamento pubblico delle future campagne elettorali. 

In Brasile lo scorso anno sono state uccise 56mila persone, pari a quasi il 12% di tutti gli omicidi registrati a livello planetario e, dunque, la sicurezza riveste un ruolo importante o, almeno, dovrebbe. Se vincerà la Rousseff introdurrà un sistema di controllo integrato che coinvolgerà tutte le forze di sicurezza (Polizia civile, Polizia militare e Polizia Federale), con un ruolo forte dell’Unione. Aécio trasformerà il Ministero della Giustizia nel Ministero della Giustizia e della Sicurezza Pubblica oltre a lanciare un piano nazionale per cercare di risolvere il grave problema.

In merito ai servizi al cittadino-contribuente Dilma propone l’adesione degli Stati (l’equivalente delle nostre regioni, il Brasile è un’Unione federale) ai programmi “Brasile Sicuro” e “Crack, vincere si può”, l’espansione di “Luce per Tutti” a 137mila abitazioni oggi ancora “al buio” e l’universalizzazione del sistema fognario che oggi raggiunge solo il 60% delle scuole pubbliche nel paese. Néves in campagna elettorale ha assicurato che nessuno dei programmi sociali introdotti da Dilma e Lula – compresi il Borsa Famiglia e il progetto di case popolari “Mia Casa Mia Vita” – saranno mantenuti e, anzi, diventeranno tramite legge “programmi di Stato” (oggi lo sono solo “di Governo”).

Notevoli le differenze in politica estera. 

Se vincerà la Rousseff assisteremo a un ulteriore rafforzamento nei rapporti tra Brasile e Mondo Arabo, Cina e Africa, mentre per quanto concerne le organizzazioni regionali la priorità sarà data all’Unasur (l’Unione delle Nazioni Sudamericane), alla Celac (Comunità degli Stati latinoamericani e dei Caraibi) e al Mercosur. 

Con Neves alla presidenza saranno invece flessibilizzate le regole all’interno del Mercosur perché così poi il Brasile possa stipulare accordi commerciali con altri paesi, ponendo fine all’isolamento degli ultimi anni. 

Aécio ha tra le sue priorità un accordo di libero scambio con l’Argentina e formulerà proposte di patti commerciali con Stati Uniti, paesi asiatici e Unione europea che, invece, non sono non solo prioritari ma neanche desiderabili per la politica estera di Dilma che punta sulla cosiddetta “cooperazione Sud-Sud” più che sull’Occidente.

Un tema fondamentale - non solo per il Brasile ma per il mondo - è quello dell’Amazzonia e, dunque, dell’ambiente. 

Se sarà la Rousseff a vincere, come sembrano lasciare intendere gli ultimi sondaggi, seppur per un margine ridotto, verrà modernizzato il processo delle licenze ambientali, sarà accelerata l’implementazione del Registro Ambientale Rurale (Car l’acronimo in portoghese), e il paese s’impegnerà nelle negoziazioni internazionali sui cambiamenti climatici. 

Aécio, avendo ricevuto l’appoggio di Marina Silva al secondo turno, dovrà suo malgrado tenerne conto in caso di sua vittoria e, dunque, avrà come priorità la demarcazione delle terre indigene e l’effettiva implementazione delle cosiddette “Unità di Conservazione”. 

Sull’educazione e la salute pubblica, infine, chiunque dei due vinca, se le promesse saranno mantenute assisteremo a un vero e proprio “boom” di finanziamenti e investimenti.

Paolo Manzo, corrispondente dal Brasile per la rivista Europa
 
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