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#FridaysForFuture

Cambiamento climatico: il futuro dell’Europa è nell’economia circolare

Agostino Inguscio
15 marzo 2019

La scorsa estate Greta Thunberg, allora quindicenne, saltò un giorno di scuola e si sedette di fronte al parlamento svedese con un cartello che leggeva “skolstrejk för klimatet” (sciopero scolastico per il clima). Un anno dopo il suo cartello è stato tradotto in decine di lingue e le dimostrazioni si sono diffuse in più di 70 paesi. Oggi migliaia di studenti, in Italia, in Europa e nel mondo salteranno le loro lezioni per domandare ai loro governi azioni sempre più efficaci su questo argomento cruciale. Le manifestazioni di questo venerdì potrebbero essere ricordate come una delle più ampie proteste contro il cambiamento climatico di sempre.

“Perché dovrebbe importarmene delle generazioni future? Cosa hanno fatto loro per me?”. Questa Battuta del grande Groucho Marx, citata da Enrico Giovannini nel suo L’Utopia Sostenibile mette in luce chiaramente quali siano le difficoltà di agire con determinazione sui temi della sostenibilità del cambiamento climatico. 

L’attuale mobilitazione è in qualche modo una risposta alla domanda retorica di Groucho Marx. E' un appello alla solidarietà tra generazioni. Sono proprio le generazioni più giovani che chiedono azioni più incisive e urgenti ai propri governi sul tema dei cambiamenti climatici. È altrettanto cruciale ricordare che le richieste delle nuove generazioni sono condivise da una grande maggioranza dei cittadini europei. Secondo i più recenti sondaggi (Eurobarometro, novembre 2018), il 93% degli europei crede che il cambiamento climatico sia un prodotto delle attività umane è l’85% e d’accordo a che la lotta contro il cambiamento climatico possa generare crescita economica sostenibile e nuovi posti di lavoro in Europa. Queste azioni e aspirazioni incoraggiano l’azione dell’Unione Europea ancor più verso il cammino di uno sviluppo sostenibile, nelle sue diverse dimensioni, ambientale certamente, ma anche sociale ed economica. 

Queste sfide e questi temi superano ampiamente i confini delle nazioni e delle discipline. Si tratta di un esempio di come affrontare certe questioni richieda una pluralità di azioni a livello locale, accompagnate da una strategia globale. L’Unione Europea ci permette di affrontare queste problematiche a livello sistemico e ad avere un ruolo di guida negli sforzi per combattere il cambiamento climatico a livello globale, e portare avanti un’ambiziosa agenda della sostenibilità. Come quando nel 2015 l’Europa ebbe un ruolo chiave per l’adozione di Agenda 2030 e la definizione dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, universalmente condivisi, oggi l’Unione Europea può continuare a promuovere un cambio di paradigma nei sistemi di produzione e consumo, e più ancora di convivenza solidare e sostenibile. Questa ambizione è testimoniata da alcune recenti iniziative: l’adozione lo scorso novembre da parte della Commissione Europea di una propria visione strategica per un’economia prospera, competitiva e climate neutral entro il 2050 “A Clean Planet for all : A European strategic long-term vision for a prosperous, modern, competitive and climate neutral economy” e con la pubblicazione a gennaio del documento di riflessione "Verso un’Europa sostenibile entro il 2030”, che mira a definire un percorso verso l’attuazione di obbiettivi dello sviluppo sostenibile a livello europeo entro il 2030. 

In questi documenti programmatici lo sviluppo di una bioeconomia sostenibile e circolare è indicato come un volano fondamentale dello sforzo europeo per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e per lo sviluppo di una crescita che non escluda le popolazioni europee che risiedono in aree rurali e costiere. 

La bioeconomia si applica a tutti i settori e i sistemi che producono o dipendono da risorse biologiche. Per questo motivo mette in relazione gli ecosistemi terresti e marini, tutti i settori produttivi che usano e producono risorse biologiche, e tutti i settori economici ed industriali che utilizzano prodotti e processi biologici per produrre cibo, prodotti bio-based, energia e servizi. Perché la bioeconomia possa avere successo e possa dare il proprio contributo allo sviluppo sostenibile del continente, è essenziale che essa abbia i concetti di sostenibilità di circolarità al proprio centro. Solo così la bioeconomia potrà contribuire al rinnovamento delle nostre industrie alla modernizzazione dei nostri sistemi di produzione primaria e alla protezione dell’ambiente. 

Il contributo della ricerca e dell’innovazione europea per rendere la nostra bioeconomia sostenibile è essenziale in un mondo dalle risorse biologiche limitate e dagli ecosistemi minacciati, per nutrire la popolazione mondiale e garantirle accesso ad acqua ed energia pulita. La bioeconomia, tra le altre cose, permette di convertire rifiuti organici in risorse, sviluppare carburante dalle alghe e trasformare scarti industriali in fertilizzanti organici. È cruciale considerare come lo sviluppo di una bioeconomia circolare e sostenibile permetta di raggiungere vasti obbiettivi di sviluppo sostenibile da un punto di vista ambientale ed economico, permettendo al tempo stesso ai produttori primari di non essere esclusi dai margini di produttività che si potranno ricavare da questa transizione.

Per accelerare lo sviluppo della bioeconomia europea e rinforzarne gli aspetti di sostenibilità, lo scorso ottobre, la Commissione Europea ha adottato una nuova strategia per una bioeconomia sostenibile e circolare “A sustainable bioeconomy for Europe: Strenghtening the connection between economy, society and the environment”. Lo scopo della Strategia è quello di migliorare e aumentare l’utilizzo sostenibile di materiali rinnovabili e di sviluppare il contributo della bioeconomia agli obbiettivi di sviluppo sostenibile dell’Unione Europea. 

Se consideriamo che, ad oggi, circa l’8% della forza lavoro nell’Unione Europea lavora nei settori della bioeconomia, è facile immaginare come un suo sviluppo sostenibile possa contribuire a quello che è uno degli obbiettivi principali dell’azione dell’Unione: la creazione di nuovi posti di lavoro. In particolare in zone costiere e rurali, lo sviluppo di una bioeconomia sostenibile mira a una maggiore partecipazione dei produttori primari alle possibilità economiche aperte dai crescenti investimenti in ricerca e innovazione nel settore. 

Il partenariato pubblico-privato di €3.7 miliardi tra l’Unione Europea e il consorzio delle industrie bio-based ha puntato alla costruzione di nuove catene di valore aggiunto basate proprio sullo sviluppo della raccolta e della produzione sostenibile di biomassa. Il progetto “Ecolactifilm” ha supportato la compagnia francese Lactips nello sviluppo di un materiale plastico biodegradabile a partire dall’utilizzo dei prodotti side-stream della produzione lattiera. Questo può essere un esempio di come i benefici economici di un’economia sostenibile basata su innovazioni nel settore della bioeconomia possano includere i settori della produzione primaria, un aspetto cruciale di un modello di crescita sostenibile basato sull’inclusione. Si stima che la crescita dell’occupazione possa raggiungere un milione di nuovi posto di lavoro nelle industrie di prodotti bio-based. Un settore la cui dinamicità è dimostrata dallo sviluppo recente di una vasta rete di piccole imprese in forte crescita. 

Come accennato, una bioeconomia sostenibile è essenziale per raggiungere i nostri obbiettivi in termini di cambiamento climatico. Per esempio, nel settore delle costruzioni l’utilizzo del legno offre grandi benefici ambientali e opportunità economiche. Studi recenti dimostrano come in media l’utilizzo di una tonnellata di legname al posto di una tonnellata di cemento porti a une riduzione nelle emissioni di più di due tonnellate di diossido di carbonio durante l’intero ciclo di vita dell’edificio. Recentemente, a Jesolo è stata annunciata la costruzione della “Cross Lam Tower” che sarà tra i più grandi grattacieli realizzati per la maggior parte in legno in Europa. Questo moderno intervento di bioedilizia punta ad offrire un risparmio energetico nell’ordine del 45-50 per cento. 

Basti pensare che oggi un terzo del cibo prodotto viene sprecato, ovvero più di un miliardo di tonnellate. Ad esempio, nel settore dell’allevamento, l’innovazione tecnologica permette di trasformare alcuni tipi di rifiuti alimentari in mangime per animali in modo sicuro. Le Nazioni Unite hanno stimato che questo tipo di innovazioni utilizzate su vasta scala potrebbe portare a liberare una superficie agricola – al momento utilizzata per la produzione di mangimi – sufficiente per nutrire tre miliardi di abitanti. Questo tipo di innovazioni sarà essenziale se consideriamo come la necessità di rendere sostenibile il nostro modo di consumare e produrre sia resa più urgente da una pressione demografica sempre crescente. 

La nuova strategia vuole rendere la bioeconomia il pilastro rinnovabile dell’economia circolare. Basti pensare come la città di Amsterdam abbia stimato che un miglioramento della raccolta separata di residui organici possa generare 150 milioni di euro in valore aggiunto – per esempio tramite il loro utilizzo per la produzione di bio-plastiche – e portare ad un risparmio di 600.000 tonnellate di diossido di carbonio per anno.

Per contribuire a questi obbiettivi la strategia propone un piano di azione e investimenti su tre pilastri: lo sviluppo del settore bio-based; lo sviluppo a livello locale dei benefici della bioeconomia e il radicamento delle attività della bioeconomia nei confini ecologici del pianeta. 

Le azioni volte allo sviluppo e alla crescita del mercato per prodotti bio-based includono strumenti finanziari, come la piattaforma di investimento tematica sull’economia circolare, volti a diminuire il rischio degli investitori privati in progetti basati su innovazioni bio-based, e lo sviluppo di strumenti, tra cui standard e chiare etichette, che mirano ad aumentare la confidenza dei consumatori e a chiarire l’impatto ambientale di ogni prodotto. 

Per permettere che tutte le aree dell’Unione abbiano accesso al potenziale di una bioeconomia sostenibile e possano goderne i benefici, la recente strategia ha lanciato una piattaforma per assistere stati membri e regioni nello sviluppo e di strategie per la bioeconomia a livello locale. Al tempo stesso i fondi strutturali europei potranno supportare l’implementazione di queste strategie. 

La motivazione alla base di queste azioni è la convinzione che lo sviluppo di una bioeconomia sostenibile sia una delle risposte alle sfide ambientali che il nostro pianeta si trova ad affrontare. Per questo motivo la strategia prevede che la Commissione Europea sviluppi un sistema di monitoraggio europeo, coerente a livello internazionale, per monitorare l’impatto ambientale delle attività connesse alla bioeconomia e per monitorare lo stato di ecosistemi degradati come i suoli a rischio per effetti del cambiamento climatico. 

Certamente, queste azioni sono solamente un inizio e le manifestazioni di oggi ci ricordano che, oggi più che mai, le nuove generazioni sono consapevoli del pericolo e domandano azioni rapide ed efficace da parte delle nostre istituzioni.

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cambiamento climatico europa e governance globale ambiente Europa
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AUTORI

Agostino Inguscio
Policy Officer, DG Research and Innovation, European Commission

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